“Trio Amadei: Armonia Familiare e Eccellenza Musicale”
Il Trio Amadei, formato dai fratelli Liliana (violino), Antonio (violoncello) e Marco (pianoforte) di Parma, incarna una straordinaria sintonia musicale, affinata fin dall’infanzia grazie alla madre pianista. Vincitori di prestigiosi concorsi internazionali, hanno collaborato con importanti maestri e si sono esibiti in celebri festival e sale da concerto, tra cui l’Auditorium Parco della Musica di Roma e la Philharmonie di Berlino. Invitati dal M° Claudio Abbado, hanno impressionato per la freschezza interpretativa e la profondità espressiva, lodate dalla critica internazionale.

NDP ha avuto il piacere di intervistarli.
1. Iniziamo con la vostra storia: tre fratelli uniti dalla musica e dall’amore per l’arte. Com’è stato crescere insieme, immersi nella musica sin da piccoli, e come ha influenzato il vostro rapporto personale e artistico?
Crescere insieme con la musica, grazie anche a nostra madre pianista, ci ha dato l’energia di squadra che ci ha tenuto uniti fino ad ora, mantenendoci sempre aperta la vena della creatività naturale dei bambini.
2.Avete suonato nelle sale più prestigiose d’Europa, dall’Auditorium Parco della Musica di Roma alla Kammermusiksaal di Berlino. Qual è stata l’emozione più forte che avete provato calcando questi palcoscenici e, tra tutti, ce n’è uno che vi è rimasto particolarmente nel cuore?
Difficile classificare le diverse emozioni che ci rimanda il pubblico, diciamo che nel tempo alcune rimangono ancora impresse, come quando, negli anni 90, abbiamo suonato al Teatro Comunale di Ferrara, sala del Ridotto, e appena dopo la fine del secondo tempo impetuoso Trio n.2 di Dimitri Schostacovic, che allude per noi a una guerra in azione, è ridondato in sala un suono di “sospiri di distensione” dal pubblico, che ci ha fatto sentire come da tre, fossimo diventati in 200 a parlare. Oppure proprio quando alla Kammermusiksaal di Berlino, tutto il pubblico, che riempiva la sala. è rimasto in silenzio per circa mezzo minuto dopo l’ultimo nostro accordo in pianissimo, quasi imbarazzante, per poi scoppiare in un vero e proprio boato di applausi…fortunatamente come ricordo abbiamo una registrazione dal vivo eccellente. Spesso riscontriamo nel pubblico tedesco la passione per la musica e la voglia di lasciarsi trasportare.
3.Siete stati invitati personalmente dal maestro Claudio Abbado a Berlino, un riconoscimento straordinario. Cosa ha significato per voi questo incontro e in che modo vi ha influenzato come musicisti?
Claudio Abbado è per noi un “padre musicale”, la strada che ha aperto nel mondo con la musica, soprattutto a livello umanitario, è la stessa strada che sentiamo in sintonia, la sua stima e fiducia per noi, ci ha dato una grande mano e forza per proseguire.

4.Vi siete esibiti in festival prestigiosi come il Rheingau Musik Festival e il Festival di Ravenna. Cosa rende così speciale l’atmosfera di un festival di musica da camera, e come vi preparate per esibizioni in contesti così unici?
La preparazione per un nostro concerto è sempre impegnativa in ugual modo nonostante i contesti differenti, riteniamo sia importante che il tempo impregni di vita la carica della nostra esibizione. Questo è anche il motivo per cui non amiamo fare concerti differenti ravvicinati. Un Festival che si dedica alla Musica da Camera, è un Festival che mira ad un coinvolgimento più stretto, più intimo e più efficace del pubblico, e questo dona sicuramente il risultato di un’atmosfera magica, particolare e speciale.
5.Avete collaborato con artisti di mondi diversi come Vinicio Capossela, Cristiano De André e Markus Stockhausen. Com’è riuscito il Trio Amadei a spaziare tra generi musicali così vari mantenendo la vostra identità artistica?
La nostra identità artistica fondamentalmente è basata sulla qualità e umanità ed è bello spaziare tra i generi e scoprire che sia presente in diversi mondi e generi musicali. Pensiamo tra l’altro che poter abbracciare musica di vari generi con queste priorità sia molto arricchente, per tutte le creazioni. L’abbiamo capito a posteriori, componendo la musica della colonna sonora di “Le Disavventure di Pinocchio”, grande spettacolo teatro-musicale per famiglie…ci è sembrato di entrare nelle vesti di un gran compositore, lavorare a tre teste con la stessa serietà, e uscire, senza nessuna porta o preparazione, come passare da una casa all’altra senza chiavi, attraversando il muro…
6.Il vostro progetto con Markus Stockhausen, con esecuzioni come il “Quatuor pour la fin du temps” di Messiaen, affronta temi profondi come il tempo e l’introspezione. Cosa vi ha ispirato a esplorare queste dimensioni musicali così spirituali e astratte?
Il fascino del tempo, l’introspezione, la spiritualità e l’astrazione, sono ingredienti fondamentali che creano magia tramite la musica, sono temi da esplorare in tutta la musica, magari in Messiaen può sembrare più esplicito, come per la spiritualità in Bach, l’introspezione nel romanticismo, l’astrazione dell’espressionismo… La musica senza questi ingredienti non sarebbe magica

7.Avete riportato alla luce opere inedite di autori contemporanei di Verdi, grazie alla vostra ricerca nella Biblioteca Palatina. Quanto è stato emozionante per voi questo viaggio nella musica del passato, e quali sorprese avete scoperto nei manoscritti?
Un viaggio nel passato. Scoprire come la musica da camera fiorisse a Parma durante gli anni della Duchessa Maria Luigia e soprattutto il suo manifestarsi come elemento fondamentale di ricchezza benessere e “coccola” …come un massaggio termale, per piccoli nuclei e ambienti conviviali, motivo di incontro e scambio comunitario. Entrare nell’emozione della riscoperta di inediti seppelliti da varie fatalità, per esempio dalla notorietà di altri contemporanei, così come probabilmente è successo per Antonio Vivaldi, rimesso in luce solo a metà del novecento. Per esempio in questa occasione, abbiamo riscoperto la musica inedita del parmigiano Alfonso Savi.
8.Nel vostro concerto “Notturno dell’Amistade” avete unito la musica classica a quella di Fabrizio De André. Come si è sviluppato questo progetto e qual è, secondo voi, il messaggio più forte che emerge dal dialogo tra questi due mondi musicali?
“Notturno De l’Amistade, dalla musica classica a Fabrizio De Andrè”
Tutto è scaturito in seguito all’incontro tra Dori Ghezzi e Claudio Abbado, il quale ci ha poi chiesto di incaricarci per seguire questa idea. Noi quindi abbiamo portato avanti il progetto insieme alla Fondazione De André e a Markus Stockhausen, con l’idea di proseguire e creare un ipotetico ultimo Album di Fabrizio, senza Fabrizio in persona ma mantenendo la sua essenza. Un ultimo “album” mirato alla contaminazione tra le sue canzoni, la musica classica, e quella di diversi popoli e tradizioni. Un ultimo album/concerto sempre in divenire …che non si chiuderà mai!
Il messaggio più forte è ovviamente quello naturale ed umanitario, che si può dedurre dal titolo e che accomuna il messaggio dell’opera di De Andrè con l’operato di Claudio Abbado tramite la musica classica.

9.Il vostro incontro con il jazz, grazie alla collaborazione con Helga Plankensteiner, ha dato vita al progetto “Classic Mit Jazz”. Come è nato questo dialogo tra il rigore della musica classica e la libertà del jazz, e quali emozioni volete trasmettere al pubblico con questa contaminazione?
Hai detto bene, “rigore” e “libertà”, termini che per noi in qualche modo accomunano questi due generi. La musica classica ha il suo “originale” nell’interprete più che nel manoscritto, e ha bisogno della libertà di interpretazione per uscire dal proprio rigore ed essere viva, mentre il jazz ha bisogno di seguire un rigore per esprimere la propria libertà, così abbiamo pensato di unirci tra nuclei creativi, Amadei e Plankensteiner, per far vivere l’opera d’arte con i suoi contenuti originali tramite l’interpretazione emotiva, e nello stesso tempo aprirla all’interpretazione e contaminazione armonica e melodica. Quindi il dialogo avverrà tra le due interpretazioni, per trasmettere al pubblico l’emozione di una doppia vita del brano classico.
10.Dopo tanti successi, progetti e collaborazioni, cosa bolle in pentola per il futuro del Trio Amadei? Ci sono nuovi orizzonti artistici che vorreste esplorare o sogni che ancora attendono di essere realizzati?
Quest’anno stiamo gettando le prime basi per fondare un’Accademia di Musica e Arte per bimbi e grandi in Val Ceno, provincia di Parma. Però, siccome ormai abbiamo realizzato molti progetti interessanti, il nostro sogno sarebbe che qualcuno potesse prendersi cura della diffusione di tutti questi progetti già pronti, dai concerti di musica da camera a Le Disavventure di Pinocchio, al Notturno De’ l’Amistade al Bestiario d’Amore a La Musica a Corte di Maria Luigia, fino al corrente progetto dell’Accademia per bimbi e grandi. Avendo tre teste in buona sintonia, della stessa famiglia, la nostra creatività è sempre molto attiva e sempre minore ormai è lo spazio e il tempo per poter promuovere i vari progetti, ci piacerebbe quindi trovare una buona agenzia, un gruppo operativo, un mecenate con passione e affinità per il tipo di progetti che presentiamo, che possa capirne l’entità ed il valore non solo economico, che ci aiuti a favorirne la divulgazione.