Signor Tenente di Giorgio Faletti venne cantata a Sanremo nel 1994. Fu la sua prima apparizione pubblica come cantautore. Fino a quel momento era conosciuto come comico, attore, scrittore, cabarettista. A Sanremo si classificò al secondo posto. Un successo. Quando Giorgio Faletti cantò Signor Tenente nel 1994 molti non erano ancora nati e altri non c’erano già più. Quanti ne sono mancati per le cause ricordate da Giorgio Faletti? Tanti, troppi.
Signor Tenente di Giorgio Faletti può essere considerato un inno alla vita. “Forse possiamo cambiarla ma è l’unica che c’è. Questa vita di stracci e sorrisi e di mezze parole…”. Siamo tutti aggrappati ad un attimo, ad un filo di vita. Tutti ad inseguirci nel sole, nel vento, ma perché? Non sappiamo nemmeno per andare dove. Per cosa poi? Una canzone nata da una strage e poi da un’altra. Il riferimento di Faletti è chiaro: le stragi di Capaci (23 maggio 1992) e via D’Amelio (19 luglio 1992). Ma non finì lì. Il 14 maggio 1993 a Roma in via Fauro l’esplosione di un’autobomba. Il 24 maggio 1993 a Firenze un’esplosione distrusse la Torre dei Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili. Morti, feriti e danni ingenti. Ancora non finì lì. Nella notte tra il 27 e 28 luglio 1993 a Milano una bomba esplose in Via Palestro e due a Roma davanti San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro. Morti, feriti e danni ingenti.
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Alla fine del febbraio del 1994, durante il quarantaquattresimo Festival di Sanremo ecco allora il brano di Faletti. Signor Tenente è una denuncia riferita alle difficili condizioni lavorative delle forze dell’ordine italiane ed in particolare dell’Arma dei Carabinieri. Uomini e donne italiani difensori della nostra sicurezza, persone che lavorano dentro divise strette, derisi da uno squallido umorismo da barzellette e “…stanchi di sopportare quel che succede in questo paese…”. Faletti fa parlare un militare che, durante il turno di servizio parla con il suo Comandante e dice che “…c’è una cosa qui nella gola, una che proprio non ci va giù… se chi ci ammazza prende di più di quel che prende la brava gente…”. Per lavorare nelle forze dell’ordine a vent’anni serve tanto coraggio e spesso si devono fare i conti con il coraggio peggiore, “il coraggio della paura”. Quello che annebbia la mente e non permette di ragionare. Quello che rischia di farci ammazzare.
Il pezzo di Faletti ebbe un grande impatto mediatico e di interesse sociale, seguito dagli esperti e apprezzato dal pubblico. Fu una canzone diversa, obbligò a riflettere, costrinse ad interpretare il messaggio e a capire il significato profondo del testo. Faletti si spense a Torino nel 2014 a soli 63 anni. Nel 2015, a memoria dello strepitoso lavoro di Giorgio Faletti, al chilometro 41 della Statale 10 vicino a Villafranca d’Asti, venne posata una targa in memoria del cantautore. Quello fu il tratto di strada a cui l’artista si ispirò nella scrittura della canzone e la sua citazione si ritrova nel componimento artistico. “Andare a caccia di ricordi non è mai un bell’affare. Quelli belli non li puoi più catturare e quelli brutti non li puoi uccidere” cit. Giorgio Faletti, frasicelebri.it
Giorgio Faletti Signor Tenente, testo della canzone:
Forse possiamo cambiarla ma è l’unica che c’è
Questa vita di stracci e sorrisi e di mezze parole
Forse cent’anni o duecento è un attimo che va
Fosse di un attimo appena sarebbe con me
Tutti vestiti di vento a inseguirci nel sole
Tutti aggrappati ad un filo e non sappiamo dove
Minchia signor tenente
Che siamo usciti dalla centrale
Ed in costante contatto radio
Abbiamo preso la provinciale
Ed al chilometro 41
Presso la casa cantoniera
Nascosto bene la nostra auto
C’asse vedesse che non c’era
E abbiam montato l’autovelox
E fatto multe senza pietà
A chi passava sopra i 50
Fossero pure i 50 d’età
E preso uno senza patente
Minchia signor tenente
Faceva un caldo che se bruciava
La provinciale sembrava un forno
C’era l’asfalto che tremolava
E che sbiadiva tutto lo sfondo
Ed è così, tutti sudati
Che abbiam saputo di quel fattaccio
Di quei ragazzi morti ammazzati
Gettati in aria come uno straccio
Caduti a terra come persone
Che han fatto a pezzi con l’esplosivo
Che se non serve per cose buone
Può diventare così cattivo che dopo
Quasi non resta niente
Minchia signor tenente
E siamo qui con queste divise
Che tante volte ci vanno strette
Specie da quando sono derise
Da un umorismo di barzellette
E siamo stanchi di sopportare
Quel che succede in questo paese
Dove ci tocca farci ammazzare
Per poco più d’un milione al mese
E c’è una cosa qui nella gola
Una che proprio non ci va giù
E farla scendere è una parola
Se chi ci ammazza prende di più
Di quel che prende la brava gente
Minchia signor tenente
Lo so che parlo col comandante
Ma quanto tempo dovrà passare
Per star seduto su una volante
La voce in radio ci fa tremare
Che di coraggio ne abbiamo tanto
Ma qui diventa sempre più dura
Quando ci tocca di fare i conti
Con il coraggio della paura
E questo è quel che succede adesso
Che poi se c’è una chiamata urgente se prende su
E ci si va lo stesso
E scusi tanto se non è niente
Minchia signor tenente
Per cui se pensa che c’ho vent’anni
Credo che proprio non mi dà torto
Se riesce a mettersi nei miei panni
Magari non mi farà rapporto
E glielo dico sinceramente
Minchia signor tenente
Giorgio Faletti, Signor Tenente
Foto di copertina: Giorgio Faletti 2009 – Wikipedia