Intervista esclusiva
Le note progressive dei The Pineapple Thief finalmente sbarcano in Italia: una tappa imprescindibile per gli amanti del genere. Con annuncio ufficiale, il gruppo britannico ha reso noto il loro prossimo tour europeo, un percorso atteso da molti ma che, finalmente, vedrà una data italiana all’Alcatraz di Milano giovedì 7 marzo 2024. Gli appassionati della band possono già prenotare il loro biglietto su Ticketone e Ticketmaster.
L’esperienza sonora offerta dai The Pineapple Thief è unica e coinvolgente, tanto da aver creato un seguito di fan appassionati e numerosi. La loro musica è un incantevole mix di melodie avvolgenti, arrangiamenti complessi e testi profondi, un viaggio nei meandri dell’animo umano, esplorando temi come l’introspezione, le relazioni umane e la mutevolezza della vita stessa. La loro dedizione alla sperimentazione sonora ha plasmato una discografia che si estende su oltre due decadi, con opere come “Dissolution” e “Versions of the Truth” che testimoniano l’evoluzione costante del loro sound.
Le loro incredibili performance dal vivo sono ormai un marchio di fabbrica. Bruce Soord alla voce e alla chitarra, Jon Sykes al basso, Steve Kitch alle tastiere e Gavin Harrison alla batteria portano il pubblico in un viaggio affascinante attraverso il loro repertorio musicale. Ogni concerto è una dimostrazione di maestria musicale e della capacità di creare un’esperienza live che tocca le corde dell’anima.
The Pineapple Thief tornano con il nuovo album “ It Leads To This” , in uscita il 9 febbraio per Kscope, “The frost “è il loro primo singolo. National Daily Press ha avuto il piacere di intervistarli.
1) Come definireste il vostro stile musicale e quali sono gli elementi distintivi dei The Pineapple Thief?
È rock ma con parecchi ingredienti aggiunti. A volte è difficile entrare in sintonia con gli altri. La chiave per me è connettersi con l’ascoltatore: accade quando si suona dal vivo, è una sensazione bellissima. Ma significa che devi riuscire a combinare esattamente parole e melodia al posto giusto.
2) Quali sono state le principali influenze musicali per la band?
Sono cresciuto amando il rock progressivo, il nostro tastierista ama la musica elettronica, Jon al basso è cresciuto con band come i Chili Peppers e Gavin, beh, ha suonato con artisti in praticamente ogni genere! Quindi è davvero un mix musicale.
3) Potreste descrivere l’evoluzione musicale della band dal debutto ad oggi?
Ci sono state tre epoche. L’epoca numero 1 (1999-2003) ero da solo a pubblicare l’album in studio. L’epoca numero 2 (2003-2015) è iniziata quando abbiamo cominciato ad avere successo, siamo passati a un’etichetta più grande e ho formato una “band” così potevamo fare tour. L’epoca numero 3 (la più importante) è iniziata quando Gavin si è unito nel 2016 e ha raggiunto un pubblico molto più vasto crescendo enormemente come band dal vivo.
4) Gavin Harrison, noto per il suo lavoro con Porcupine Tree e King Crimson, ha dato un contributo significativo alla vostra musica come batterista. In che modo ha influenzato il vostro sound?
Innanzitutto, prima di Gavin, la batteria era lì in modo tradizionale occidentale “pop”, principalmente per mantenere il “ritmo di base”. Quando Gavin è entrato a far parte della band, la batteria è diventata uno strumento chiave e le parti di batteria sono state “scritte” (piuttosto che mantenere un ritmo). E naturalmente, come band, abbiamo dovuto alzare il nostro livello. Gavin ha standard molto alti, essendo un professionista sin dall’età di sedici anni.
5) Potete parlare delle tematiche affrontate nei vostri album “Dissolution” e “Versions of the Truth” e di come queste influenzano la vostra musica?
In generale, i temi sono “basati sull’osserbazione”. “Dissolution” parla di quando le cose nel mondo hanno cominciato a sgretolarsi. “Versions of the Truth “, di quando le cose hanno cominciato davvero a diventare spaventose e strane. E l’ultimo album, beh, si domanda, com’ è avvenuto tutto questo?
6) Come avete sviluppato l’idea per l’album “It takes to this” e quali sono le vostre principali fonti di ispirazione?
Abbiamo iniziato a scrivere quando è scoppiata la pandemia. Ricordo di essere sceso nel mio studio e di essere rimasto colpito da quanto fosse silenzioso tutto. Nessuno stava lavorando, quasi nessuna macchina per strada. La città in cui vivo aveva perso il suo “ronzio”. E non c’era una sola scia di vapore nel cielo azzurro. Quindi, tutto un po’ strano, ma ottimo per scrivere canzoni. Ho cominciato a scrivere “Put it Right” proprio lì. Dopo di che, il tema dell’album si è sviluppato da solo. Com’è successo tutto questo? Era stata colpa nostra? È colpa nostra ciò che è accaduto?
7) Questo album sembra essere un connubio di forze contrastanti e di diverse influenze. Come descrivereste il vostro sound in It Leads To This e quali emozioni volete che trasmetta ai vostri ascoltatori?
È sicuramente più hard come suono, ma è venuto fuori abbastanza naturalmente. Il fatto che siamo in quattro a contribuire, a cambiare le cose, è fantastico. Non so mai dove porterà le cose Gavin ed è spesso davvero sorprendente. Per quanto riguarda come la gente si sentirà ascoltandolo, posso solo dire quali emozioni evoca in me, è una sorta di rimpianto latente per tutte le cose che ho fatto male e un’esortazione a cercare di rimediare finché c’è ancora tempo.
8) “The Frost” è stato scelto come primo estratto. Potete condividere qualcosa riguardo al processo di creazione di questo brano e perché lo avete scelto come singolo iniziale?
Ricordo di aver iniziato a scrivere il brano in una giornata davvero gelida, ha avuto un titolo di lavoro “Very Frost” per anni. Quindi dicevamo sempre “Sai quella parte in “Very Frost” facciamo così…”. Non ci è voluto molto perché il nome alla fine rimanesse! L’abbiamo cambiato in “The Frost” perché è comunque un nome pertinente e riflette da dove è venuta la canzone. È stato bello suonare qualcosa di più hard, con la mia chitarra elettrica a sei corde baritona. Dà all’intero suono un bordo basso e sinistro. La scala baritona è molto usata nel progressive metal, specialmente con tutte le chitarre a 7 e 8 corde attualmente in giro. Ma ciò che mi piace di questa canzone è che siamo scesi a quel registro ma in un modo rock, non metallico.
9) Avete girato il video di “The Frost” in Islanda. Qual è stato il significato dietro la scelta di questa location e quale messaggio volevate trasmettere attraverso il video?
Jeremy George di Blacktide ha prodotto e girato il video e gli ho detto “interpreta la canzone come desideri”. Ci sono molti temi legati all’oceano nei testi, così come fragilità e amore. L’Islanda sembrava il posto perfetto per riassumere tutto ciò. Mi piace quanto il video sia aperto a interpretazioni.
10) Riguardo ai testi dell’album, sembra esserci una forte connessione con concetti di introspezione e osservazione del mondo circostante. Come conciliate questi temi complessi con la vostra musica?
Sì, esattamente così. Osservo il mondo dispiegarsi con una miscela di orrore e calore. Orrore per ciò che sta accadendo all’umanità, al pianeta, alle guerre, alla polarizzazione. Ma calore nel vedere ancora gentilezza umana ovunque, ogni giorno. Sensazioni particolarmente vivide se penso al mondo che i miei figli erediteranno. Le emozioni forti sono sempre buone per scrivere canzoni sincere. Non riesco a immaginare di farlo in un altro modo, non riesco a immaginare di salire sul palco e cantare senza le emozioni che provengono dall’anima più profonda.
11) Quali sono i vostri piani futuri e cosa possiamo aspettarci dalla band nei prossimi mesi?
Oltre al nuovo album, saremo di nuovo in viaggio, iniziando con un tour europeo che partirà dal Regno Unito il 20 febbraio e ovviamente suoneremo a Milano il 7 marzo. E si spera che arrivino altri spettacoli.
Guarda il video di “THE FROST”
Tracklist “It Leads To This”:
- Put It Right [05:30]
- Rubicon [04:37]
- It Leads To This [04:43]
- The Frost [05:40]
- All That’s Left [04:26]
- Now it’s yours [05:59]
- Every trace of us [04:30]
- To forget [05:20]