“Apparvero loro lingue come di fuoco. Che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”. (Atti, 2,1-4)
Mentre celebriamo la Pentecoste, in questa giornata, rifletto su come questa ricorrenza possa trasformarsi in una occasione di confronto e riflessione. Sul dialogo e sull’importanza dello stesso. Nel mondo delle iperconnessioni, emergono complessità e divisioni e la ricorrenza odierna ci ricorda che la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli di Gesù genera dialogo e fa comunità. Nutre la condivisione.
Penso a come la tecnologia ci abbia uniti in modi che non avremmo mai immaginato, ma allo stesso tempo ci abbia anche resi più soli e disconnessi. La Pentecoste ci spinge a cercare una connessione più profonda, una connessione che vada oltre le schermate e la ricerca affannosa, spasmodica dell’approvazione effimera dei social
network.
Le crisi che investono il mondo ci devono unire. Per affrontarle serve condivisione.
I cambiamenti climatici che minacciano la Terra in modo globale ci devono indurre a riflettere sulla responsabilità che abbiamo
verso il creato e ci invitano a impegnarci per la sostenibilità e la giustizia ambientale. È un invito a essere custodi della creazione e a pensare alle generazioni future.
In un mondo in cui l’incertezza e l’ansia sembrano dominare, la Pentecoste ci ricorda che non siamo soli. Lo Spirito Santo può offrirci la forza e la saggezza per superare le difficoltà e trovare un senso più profondo nella nostra vita.
(In foto la Pentecoste di Tiziano 1545-1546, il dipinto è custodito nella Basilica di Santa Maria della Salute a Venezia)