Per alcuni un dispiacere, per altri una gioia ma, come ogni cosa che ha un inizio, poi ha una fine. La 68° edizione della Champions League è arrivata al suo atto finale.
Si giocherà ad Istanbul, Turchia, e per la seconda volta a far da cornice ci sarà lo “Stadio Olimpico Ataturk”: un impianto da 75.000 posti a sedere, caratteristica che lo rende lo stadio più capiente della Turchia. Costruito nel 1998 e inaugurato soltanto nel 2002, nasce con l’obiettivo di ospitare un’edizione dei giochi olimpici. Ha poi ottenuto dalla UEFA la certificazione di stadio a 4 stelle per le sue moderne infrastrutture.
Oltre alle qualità tecniche dell’impianto, esso viene ricordato daglli italiani, e in particolar modo dai tifosi milanisti, con dispiacere perché nella notte del 25 Maggio 2005 in quello stadio il Liverpool ha battuto il Milan ai rigori dopo essere andato all’intervallo sotto di 3 gol. “Il miracolo di Istanbul” è considerato una delle rimonte più sensazionali nella storia del calcio europeo.
Ma come staranno vivendo questo momento i giocatori e gli allenatori di queste due compagini? Cosa pensano l’uno dell’altra?
Bene, facciamocelo raccontare proprio da loro, iniziando dal Manchester City che sarà la squadra “di casa” a Istanbul.
Per 15 anni il Manchester City ha avuto ambizioni superiori a tutte le altre. Da quando lo sceicco Mansur ha acquistato il club, l’obiettivo è la Champions League. Ma fino ad ora sono zero i successi, sempre ostacolata da élite europee che conoscevano bene il palcoscenico.
“L’Inter non è in finale per caso, hanno appena vinto la Coppa Nazionale e sanno come vincere i trofei, hanno un allenatore con esperienza e sono un gruppo giovane ed entusiasta.” Così esordisce il capitano Ilkay Gundogan di origine turche ma nato in Germania, alla domanda postagli sull’Inter.
Questo invece il pensiero di Pep Guardiola a 360 gradi su questa competizione, sullo sport e sulla finale: ‘’Nella vita e nello sport bisogna provarci: lo sport è questo, se ci provi non fallisci mai. Bisogna essere ambiziosi ma non avidi. Noi ci crediamo e abbiamo la squadra per farlo. Abbiamo la mentalità giusta, siamo pronti. Quella notte sicuramente saremo nervosi, ma è giusto che sia così perché non si può giocare una finale senza avere la sensazione di vivere qualcosa di irripetibile. Per diventare un gran club, dobbiamo per forza vincere la Champions League, è una cosa che non si può evitare. Faremo una grande partita e vinceremo la finale.’’
Internazionale Milano: ad un passo dal sogno!
Dopo 13 anni l’Inter si ritrova a giocare un’altra finale della Coppa dei Campioni.
Il 10 giugno i neroazzurri avranno la possibilità di alzare per la quarta volta nella loro storia questo ambito trofeo.
Ma per arrivare a questo bisogna superare l’ostacolo Manchester City che, come nei migliori videogiochi, prende la parte del “mostro finale”: superare l’ultima missione per regalare e regalarsi un’altra notte da incorniciare.
Così Simone Inzaghi descrive gli sfidanti:’’Più li vedi giocare e più capisci perché stanno ottenendo questi risultati. Sono una squadra completa, fisica, tecnica che sa giocare molto bene a calcio. É difficile trovare in loro un punto debole, ma tutti ne abbiamo uno.’’
Queste invece sono le parole che dedica alla sua squadra e al percorso fatto insieme: “É stato un percorso costruito su grinta, resilienza e una spolverata di magia. É stato un cammino lungo e difficile e del tutto inaspettato, ma è una finale conquistata con pieno merito. Nessuno avrebbe mai scommesso su di noi dopo i primi sorteggi dei gironi, ma siamo qui e questo è grazie a noi e alla vicinanza dei nostri tifosi.”
Per uno dei calciatori dell’Inter, questa finale è sentita in modo particolare perché si disputerà a casa sua, davanti ai suoi connazionali. Stiamo parlando del suo playmaker: Hakan Calhanoglu, giocatore di origine turca, al secondo anno in questa squadra dopo le quattro stagioni passate in rossonero.
Lui dice: “vorrei diventare il primo giocatore turco ad alzare al cielo questa fantastica coppa’’. Poi continua dicendo: “Siamo l’Inter, abbiamo tanta voglia di fare una grandissima finale, siamo consapevoli della forza dell’avversario ed è per questo che deve essere rispettato e non sottovalutato.”
Intanto il calciatore Federico Dimarco, fattore chiave della retroguardia dell’Inter, alla Pinetina (Centro Sportivo Inter) prende consigli da una icona di questo sport, colui che ha guidato nel lontano 2010 l’Inter al successo, ossia l’ex capitano e ora dirigente sportivo del club Javier Zanetti.
L’argentino cerca di trasmettere sicurezza ai suoi giocatori, insegnando loro il rispetto per l’avversario, insegnando loro a giocare con tranquillità, concentrazione e con personalità questa finale.
“La paura è un sentimento che non può essere contemplato in questa partita. Si deve avere paura degli assassini, delle persone cattive, non dei giocatori. Tanti hanno la mia età, qualcuno più giovane, qualcuno più grande e parlare di paura è sbagliato, bisogna solo avere tanto coraggio e rispetto”. Così conclude Alessandro Bastoni, difensore dell’Inter, alla domanda se ha paura di incontrare questa squadra.
Bene Signori, mettiamoci comodi e viviamoci tutte le emozioni che questo sport e questa competizione hanno da offrirci.
Chi alzerà la coppa? Vincerà l’ossessione o il sogno?