Un essere umano non apprende semplicemente in modo spontaneo attraverso le esperienze che fa con i suoi cinque sensi come affermava Piaget. Al contrario, come affermava tempo fa Reuven Feuerstein e oggi le neuroscienze, l’apprendimento avviene prima di tutto attraverso delle persone che ci vogliono bene e che ci fanno imparare.
Feuerstein ha delineato la teoria dell’Apprendimento Mediato secondo la quale il ruolo del Mediatore (colui che propone gli stimoli al Mediato e li rende oggetto di apprendimento) è centrale nell’apprendimento.
E’ il mediatore che pianifica, organizza, gestisce gli stimoli da proporre al mediato, determina quante ripetizioni di uno stimolo sono necessarie affinchè uno stimolo diventi parte integrante dell’esperienza del mediato e sappia poi riutilizzare da solo l’esperienza dello stimolo fatta.
Certamente impariamo anche da soli nella vita, ma soprattutto da piccoli il ruolo del mediatore è fondamentale per generare quelle aperture all’apprendimento che poi restano per tutta la vita.
Un genitore curioso, che si pone domande sull’ambiente che lo circonda e le condivide con il proprio figlio, cerca risposte facendo esperimenti, stabilendo relazioni, apprendendo in un gruppo, è un genitore che lascia una traccia indelebile nella vita del figlio, una modalità unica di apprendimento e di ricerca delle informazioni.
Fondamentale per Feuerstein è anche offrire al proprio figlio un ambiente da lui definito “modificante” ovvero ricco di stimoli, di persone che credono nelle abilità del bambino di imparare e generare nuove informazioni da condividere.
Questo ambiente prevede continuamente stimoli nuovi, originali, di relazioni con persone diverse, dove gli adattamenti sono alla base della modificabilità cognitiva. Nella novità delle esperienze ci dobbiamo adattare e questo mantiene viva l’elasticità mentale.
Le persone rigide vedono sempre poche prospettive per la gestione delle situazioni che si trovano a vivere, le persone mentalmente elastiche, apprendono di più e hanno un pensiero poliedrico, che sa contemplare diversi punti di vista.
E’ l’elasticità mentale che garantisce i migliori apprendimenti perché rimette continuamente in discussione il proprio punto di vista, la propria capacità di essere in empatia, modi diversi di guardare la realtà.
La capacità poi di soluzione dei problemi dipende molto dall’elasticità di pensiero. Chi è pessimista ha molte limitazioni cognitive, chi è ottimista ricerca sempre come uscire dai problemi e scopre più spesso soluzioni inaspettate.
Fondamentale quindi per crescere bene, con una buona salute cognitiva sono le persone che ci circondano e quanto queste investano in una buona qualità e quantità di stimoli da proporre per l’apprendimento. In questo gli adulti hanno una grande responsabilità. Chi delega a dispositivi tecnologici o baby sitter o altri sostitutivi del genitore l’apprendimento e la gestione del tempo del proprio figlio, perde pericolosamente di vista ciò che serve davvero per generare competenze, conoscenze ed elasticità mentale nei figli.
Per saperne di più: www.sviluppocognitivo.it