Il Prof. Reuven Feuerstein, psicologo israeliano deceduto nel 2014 ha ideato un metodo pedagogico che verso la fine degli anni ’80 ha trovato l’interesse di un gruppo insegnanti italiani che, alla ricerca di nuovi metodi di stimolazione dell’apprendimento per i loro studenti, hanno raggiunto il Professore a Gerusalemme e si sono formati al suo metodo.
Con schede carta-matita hanno iniziato in Italia a stimolare l’intelligenza dei loro studenti cogliendo frutti interessanti di maggiore autonomia ed efficienza nello studio e nello svolgimento di consegne. L’attenzione e la motivazione erano finalmente presenti nelle classi dove il metodo veniva applicato con regolarità (due-tre volte a settimana) e la parziale rinuncia alle attività curriculari scolastiche pagava in termini di miglioramento delle abilità cognitive degli alunni.
Così questi insegnanti cominciarono a fare formazione ad altri insegnanti portando il metodo Feuerstein ad avere una certa celebrità nella scuola italiana prima e nei centri di riabilitazione cognitiva successivamente.
Il metodo Feuerstein da Torino dove aprirono i primi centri dedicati, si diffuse in tutta Italia, in particolare nel nord e nel centro della penisola.
A Gerusalemme intanto numerose famiglie dagli anni ‘90 in poi iniziarono a raggiungere il Centro del Prof. Feuerstein con i loro bambini con disabilità cognitiva e il Prof. Feuerstein e la sua équipe lavoravano con i bambini e i ragazzi quotidianamente con trattamenti intensivi di alcune settimane o mesi. Le famiglie tornavano poi nel loro Paese d’origine con un programma di riabilitazione cognitiva da portare avanti con suggerimenti unici nel loro genere.
Il metodo si è diffuso molto nel mondo in termini di applicazione e formazione di operatori che lo implementano.
Le schede carta-matita che contengono vere e proprie stimolazioni cognitive di tipo metacognitivo (ovvero ragionamento consapevole sui processi che servono per agire sugli stimoli ricevuti) hanno la capacità di modificare le abitudini cognitive errate di una persona. Utilizzate almeno tre volte alla settimana in individuale o in gruppo, rigenerano l’approccio al compito, alle situazioni, educando il soggetto ad un funzionamento cognitivo adeguato. Lo svolgimento di una scheda punta a creare un’introspezione nella persona di come si approccia ad uno stimolo, come vi risponde, quali strategie di problem-solving adotta.
Le attività di training possono essere svolte in presenza o online ma affinché abbiano efficacia di modificabilità cognitiva, è indispensabile la frequenza raccomandata dal Professore per un lungo periodo di tempo (alcuni mesi almeno tre volte a settimana).
Accompagnare uno studente nelle attività scolastiche con un training metacognitivo Feuerstein, ha già dato evidenze di recupero dell’efficienza, dell’ autostima, della consapevolezza di ciò che è meglio fare di fronte ad un compito semplice o complesso. L’insegnamento del soliloquio interiore attraverso le schede, facilita la capacità decisionale del soggetto con il corretto approccio strategico per la soluzione di un compito. Motiva allo studio, solidifica la visione di sé come soggetto attivo nell’approccio alle consegne, costruisce il giusto comportamento di pianificazione eliminando l’impulsività.
Uno studente che recupera la consapevolezza delle sue abilità cognitive grazie a questo metodo acquista piena consapevolezza della sua personalità e anche laddove ha dei limiti, li sa valorizzare come opportunità per andare oltre essi sperimentando sfida e resilienza. Da ciò ne deriva soddisfazione e miglioramento delle performances scolastiche, integrazione sociale perché il metodo sviluppa anche un modo di approcciarsi agli altri funzionale, controllato e proattivo attraverso la discussione delle schede con il trainer ed eventualmente con il gruppo dei pari. Tutta la famiglia dello studente può recuperare serenità e beneficio per il benessere che l’assiduo svolgimento del programma può portare.
Per saperne di più: Il metodo Feuerstein
Foto copertina: Reuven Feuerstein con i soldati con sindrome di Down israeliani, 1997