Il prefetto di Bologna, su sollecitazione di alcuni esponenti delle destre locali, ha vietato agli organizzatori del Partito Democratico di esporre simboli e vessilli alla ormai tradizionale Festa dell’Unità nazionale che inizierà il 25 agosto prossimo e si concluderà il 18 settembre, a una settimana dalle elezioni politiche.
Come sempre, nel nostro Paese, sembra di vivere in un film surreale perché, a ben vedere, se da un lato ci sono insistenti richiami al rispetto di leggi e Costituzione, dall’altro, e per puro e banale calcolo elettorale, le stesse risultano, come consuetudine, disattese. Che cosa intendiamo? Il doveroso richiamo in particolare alla Carta Costituzionale sarebbe utile ogni qualvolta ne fossero disattesi i principi fondanti come ad esempio i diritti alla salute, al lavoro, alla solidarietà politica, economica e sociale, alla pari dignità sociale, all’uguaglianza, all’inclusione e potremmo continuare all’infinito anche se la nostra bella legge di articoli ne conta “solo” 139. Invece, si richiamano indirettamente la Carta e leggi associate, per far valere una norma che ormai conosciamo con il nome di par condicio.
Mi spiego. Non che nella Costituzione italiana ci sia un articolo riferito a questo ma che lo si faccia intendere in termini più generali si. Bene, allora, è necessario far presente a chi sventola impropriamente la legge fondamentale dello Stato che sarebbe necessario farlo per ben altri motivi, elettorali sicuramente, legati magari a temi e proposte utili e costruttive per il bene comune dei cittadini. Questa non vuole essere assolutamente una difesa di una parte politica, bensì un mero chiarimento di cronaca. Nel senso che se alziamo lo sguardo in questa torrida estate italiana, nelle nostre città a ogni angolo o palo dell’illuminazione pubblica, vediamo vele e manifesti elettorali con improbabili slogan dal sapore arcaico e “spirituale” con richiami più o meno espliciti a santi e madonne, mentre ad altri è vietato esporre il proprio simbolo all’interno della propria festa celebrativa. Mha!!!
Questa è l’Italia, come dicevamo e laddove gli spazi preposti sono a pagamento, ancorché pubblici, ogni cosa è possibile. In una delle campagne elettorali che probabilmente sarà ricordata come la più insignificante e banale della storia repubblicana, con formazioni politiche che si presentano ai cittadini con una totale assenza di programmazione e progettualità per la gestione della cosa pubblica, questo ci tocca. Perché, in molti se non tutti i concorrenti alla competizione elettorale confidano e sperano nel cosiddetto “popolo bue” che crede a storielle preconfezionate ad arte che il 25 settembre prossimo entrerà nella cabina elettorale e voterà nella maniera giusta.