Daniela Caputo, candidata alle regionali per il Partito Democratico a sostegno di Pierfrancesco Majorino Presidente, nella circoscrizione di Milano, è un avvocato di Paderno Dugnano, grosso comune dell’Hinterland meneghino, che da sempre si batte per le questioni dei diritti civili, la lotta alle mafie, il lavoro, l’ambiente, i trasporti e la sanità. Al secondo mandato nel consiglio comunale del suo Comune e capogruppo Pd di maggioranza, da un anno è consigliera di Città Metropolitana dove ricopre l’incarico di Presidente della terza commissione mobilità, infrastrutture, sport, scuola, ambiente e pianificazione territoriale. Le abbiamo rivolto alcune domande in merito alla sua idea di regione.
Parliamo di imprese e PMI. Qual è la sua idea per la Regione Lombardia.
Per ciò che riguarda le imprese, vorrei si potesse dare maggiore attenzione alle PMI che sono imbrigliate dalla burocrazia, che è la stessa della grande impresa/industria e che crea grandi difficoltà in termini di tempo e competenze. Mentre le grandi imprese hanno uffici dedicati a svolgere tutto il numero esorbitante di incombenze burocratiche quelle delle PMI non hanno stesse possibilità. Questo crea disparità di opportunità. Dobbiamo dare più attenzione ai bandi e ai sostegni che non siano “elemosina” ma siano reali opportunità di investimento per rilanciare e sviluppare le PMI. Ricordo che in Lombardia il 63% dell’occupazione è costituita proprio da queste realtà. Bisogna puntare alla formazione iniziale e continua sia dei lavoratori ma anche degli imprenditori che devono avere le possibilità di rimanere sul mercato. Transizione ecologica, energetica e digitale sono i punti da tenere presenti per far fare il salto di qualità alle nostre realtà territoriali che non possono essere lasciate sole.
Altro argomento scottante, i trasporti.
Sulla questione trasporti sarò breve: riorganizzazione di Trenord perché non possiamo avere un trasporto pubblico ferroviario lombardo che abbia un servizio obsoleto, sempre in ritardo quando va bene o corse soppresse. Più sicurezza sui convogli e più moderni, cosicché i pendolari non vivano il trauma quotidiano nelle ore di punta di essere su un carro bestiame. Puntualità deve essere il l’imperativo categorico.
E ancora, sull’ambiente.
Ambiente, iniziamo a parlarne perché in questi anni non ne ho sentito parlare. La sfida è la transizione ecologica attraverso l’utilizzo delle energie rinnovabili dando finalmente impulso ai decreti attuativi delle comunità energetiche, per una autoproduzione che ci faccia diventare non più schiavi di altri che speculano. Inoltre, ambiente significa anche dare più fondi ai comuni lombardi per rendere efficienti gli immobili di proprietà della Pubblica Amministrazione. Per esempio, nel mio comune, Paderno Dugnano, abbiamo voluto il Paesc per ridefinire le modalità di costruzione, manutenzione, ecc… per evitare le enormi dispersioni di CO2.
E sulla promozione culturale cosa mi dice?
In merito alla cultura vivo con sdegno il fatto che non ci sia visione sul modo con il quale potremmo “vivere”, arte, spettacolo, musica, letteratura, musei e tanto altro ancora. Regione Lombardia nel 2022 ha tagliato i fondi ai Teatri, ecco direi che questa è pura ignoranza! Gli spettacoli non sono mere rappresentazioni ma sono il momento finale di grande operosità e spesso appagamento dell’animo al quale si è giunti con un lavoro di decine e decine di laboratori dietro le quinte. Dimezzare i fondi vuol dire dimezzare anche le commesse di chi lavora dietro ai palcoscenici.
Infine, una domanda su un suo cavallo di battaglia, l’antimafia.
In merito al durissimo lavoro di lotta alle mafie c’è da fare ancora tanto, non può essere tutto demandato solo agli addetti ai lavori, ma abbiamo necessità che il tema venga analizzato anche in Regione. Partiamo dalle relazioni semestrali della DNA e DDA e cerchiamo di attenzionare i campanelli d’allarme e i fattori sensibili che ci danno un’evidenza di un problema. Ritornando alle imprese, siamo una delle regioni dove le mafie attecchiscono con piacere nelle nostre società. Ecco, qui dobbiamo tornare a incidere e dare possibilità alle società buone di non finire nelle maglie di chi ha soldi liquidi da investire. La lotta alla mafia non deve essere un cappello sotto il quale sventolare il vessillo della legalità ma deve trovare progettualità concrete e processi culturali in ogni scuola di ogni grado. Sin da bambini possiamo impegnare risorse per dare le informazioni necessarie agli uomini e alle donne di domani. Per non tralasciare il fatto che dobbiamo rendere più concreto il riuso sociale dei beni confiscati e rendere sicuramente più snello e accessibile, aiutando i comuni, e questo deve essere il compito di una regione con lo stanziamento di fondi dedicati, di acquisire e riutilizzare i beni confiscati alle mafie, offrendo un messaggio forte e deciso a intere comunità in funzione di successo della legalità sul malaffare.