Si è concluso a Torino il convegno scientifico Poli Covid 22, nonostante tutto. Resterà il primo convegno esclusivamente scientifico, ad ampio spettro, sulla Pandemia, ma il più discusso dell’anno. Ne abbiamo parlato con il professor Marco Cosentino, medico-chirurgo, Ordinario di Farmacologia all’Università degli Studi dell’ Insubria, tra i componenti del Comitato scientifico, che ha condotto in porto il progetto.
Professore si aspettava questo colpo di scena a pochi giorni dall’inizio delle quattro giornate previste per l’evento?
Sinceramente no. Il progetto era partito seguendo tutte le modalità formali, come si addice ai congressi scientifici: un comitato ed un progetto condiviso. Anche i nomi dei relatori, la maggior parte, erano stati selezionati dall’Istituto Superiore di Sanità e valutati con tutti i componenti, anche da quelli che poi hanno fatto un passo indietro, all’ultimo momento, causando a catena il ritiro del patrocinio del Politecnico di Torino.
Qual è la sua riflessione, da accademico?
Aver negato la cornice accademico-istituzionale in questo modo è stato un fatto inedito, non mi era mai accaduto prima nella mia lunga esperienza universitaria. Di per sé potrebbe essere oggetto dell’analisi di un comitato etico e di un dibattito sulla integrità e l’etica della scienza e della conoscenza, soprattutto in questi tre anni di pandemia.
Venendo ora alle giornate di confronto, Poli Covid 22, che comunque avete deciso di portare avanti, in uno spazio privato, a Torino, quali i punti cruciali su cui lei può anticiparci le sue conclusioni, o meglio, il punto della situazione?
Sui vaccini siamo giunti a comprendere con chiarezza quanto sia stata nebulosa la conoscenza sui prodotti proposti. Le proprietà farmacologiche e tossicologiche, infatti, sono state solo in apparenza sicure, ma utilizzate, su di un’ ampia popolazione nella inconsapevolezza degli effetti.
Alcuni avvocati stanno chiedendo che vengano sospesi , lei cosa ne pensa?
Io non sono estremista, non dico che sono tossici né mortali. Ritengo abbiano dato un contributo, ma non dovevano essere imposti con l’obbligo.
Dovevano essere somministrati ai “fragili”?
I fragili paradossalmente sono quelli in cui questi vaccini funzionano di meno. Anche perché noi non abbiamo evidenze su questa popolazione nella sperimentazione. Lo scrivono le case farmaceutiche: questi prodotti sono stati testati solo su alcuni target, i sani.
Allora, sulla sicurezza cosa può dirci?
Difficile valutarla per le malattie oncologiche o le donne in gravidanza. I numeri di questi target, per un lavoro su scala globale, sono troppo piccoli. Bastava leggere meglio le schede tecniche.
Proteggono almeno dalla malattia grave e dal decesso?
Non abbiamo dimostrato negli studi preclinici neanche questo, senza contare che i ricercatori che lavorano per le case che producono i farmaci potrebbero avere qualche conflitto di interesse. Anche il concetto di “immunità di gregge”, con questi elementi di conoscenza, è fuorviante.
Quindi un grande bluff?
No, non dico questo. Non vanno buttati via, ma funzionano poco, per poco tempo e siamo lontani da un profilo di sicurezza. Non vanno imposti, anche se non invoco l’immediato ritiro. Gli effetti avversi segnalati fino ad oggi all’AIFA sono di certo ancora sottostimati. Lo studio di farmacovigilanza attiva non si può fare così. Ciò che abbiamo chiaramente compreso è che dopo le terze dosi abbiamo un incremento di miocarditi.
Eppure i vaccini a rMNA sono stati definiti farmaci tecnologici, molto progrediti?
Certo, dal punto di vista farmaceutico, dell’industria, possiamo ben dirlo, ma affermare che si possono fare tante dosi, non significa che si devono fare, né, che sul piano clinico si possano fare. Il meccanismo d’azione va studiato più a lungo, come gli effetti avversi. Oggi sappiamo che questi farmaci ad rMNA vengono trasmessi attraverso il latte materno, ma prima di dire che il vaccinato li può veicolare al non vaccinato, come ho sentito affermare in alcuni articoli di stampa, occorrono studi, che ancora non ci sono.
In conclusione, cosa farebbe lei, se potesse?
Io non ho il potere di decidere nulla, ma posso solo esortare le istituzioni ed auspicare di lavorare di più sulla sicurezza. In ogni caso le riflessioni scientifiche dei tanti studiosi intervenuti al Poli Covid 22, anche stranieri, come John Ioannidis e Peter Doshi, che hanno ragionato su un numero cospicuo di dati, saranno pubblicate sulla pagina creata ad hoc www.libera-scelta.it/policovid22. La conoscenza necessita di un autentico confronto privo di pregiudizi, ma nel rispetto di un codice etico. Ne abbiamo davvero molto bisogno.