Le origini
Le origini della Ignis, uno dei principali marchi italiani di elettrodomestici, risalgono al 1943 quando Guido Borghi aprì una ditta di impianti elettrici a Comerio in provincia di Varese. Negli anni successivi passò alla produzione di fornelli elettrici da cucina, depositò il suo primo brevetto e acquistò da un artigiano milanese l’evocativo marchio “Ignis”(fuoco in latino).
Nel 1946 nacquero ufficialmente le Officine Elettrodomestiche Ignis Guido Borghi e Figli. Nel 1949 in seguito alla crisi energetica, la Ignis cominciò a produrre cucine a gas.
Sempre nel 1949 i Borghi aprirono a Napoli uno stabilimento per rifornire le concessionarie di vendita nel Mezzogiorno. Nel 1954 aprirono un altro stabilimento a Cassinetta di Biandronno per la produzione di frigoriferi.
Gli anni del miracolo economico
Ignis divenne il secondo produttore italiano di elettrodomestici con una quota di mercato del 38%, ma soprattutto fu una delle aziende simbolo del “miracolo economico” che realizzava il sogno di benessere delle famiglie italiane.
Ignis sviluppò una valida organizzazione di vendita con una rete di filiali in Italia e all’estero (87 nel 1960). Le esportazioni, nel periodo 1955-60 crebbero del 2.173%.
Agli inizi degli anni sessanta fu ampliata la gamma di produzione con le lavatrici e nel 1965 con le lavastoviglie. Negli anni sessanta e settanta furono aperti stabilimenti a Siena e Trento, due in Spagna e uno in Grecia.
Nello stabilimento di Cassinetta, che impiegava 6.000 persone, si realizzavano il 90% dei componenti degli elettrodomestici Ignis.
Giovanni Borghi, secondogenito del fondatore e dal 1963 unico proprietario dell’azienda, divenne “Mister Ignis” interpretando la figura del capitano d’industria fortemente legato alle sue fabbriche e al territorio, sponsor di squadre di pallacanestro, ciclismo e di pugilato.
“Soluzioni per la vita” e l’inizio del declino
Ma il vento stava per cambiare: il grande successo dell’industria del bianco era dovuta alle famiglie che per la prima volta acquistavano degli elettrodomestici, ma proprio come recitava una pubblicità della Ignis questi apparecchi erano «Soluzioni per la vita».
Gli elettrodomestici avevano una lunga durata e nonostante le industrie proponessero delle innovazioni tecnologiche, non si cambiavano spesso. Il mercato era saturo.
Nel 1970 Ignis contava, solo in Italia, oltre 10 000 addetti, ma cominciavano i problemi economici e Borghi dovette aprire al capitale straniero: il 50% della società fu rilevato dalla Philips, che ne acquisì il pieno controllo nel 1972 e ne modificò la ragione sociale in “IRE S.p.A.” (Industrie Riunite Eurodomestici).
Dalla americana Whirlpool alla turca Beko
Nel 1988, la Whirlpool, interessata alla rete di vendita della IRE-Ignis ne divenne socio di maggioranza e nel 1991 la rilevò per intero rinominandola Whirlpool Italia s.r.l., ma continuando a produrre negli stabilimenti italiani con il marchio Ignis.
Negli anni successivi Whirlpool chiuse tre dei cinque stabilimenti presenti in Italia, tra cui quello di Napoli nel 2021. Tuttavia tra il 2014 e il 2016 acquisì le attività industriali di Indesit. Nel 2017 trasferì la sede sociale da Cassinetta a Pero. Nell’aprile del 2024 la perdurante crisi del settore costrinse l’azienda a cedere tutte le attività alla turca Beko. Forte la preoccupazione dei dipendenti: infatti a novembre 2024 Beko Europe ha comunicato la riorganizzazione del gruppo con 1935 esuberi (pari al 44% dei dipendenti) e la chiusura di due stabilimenti.

Fonti: Wikipedia,
Malpensa 24
Il Sole 24 Ore
Germano Maifreda La disciplina del lavoro: operai, macchine e fabbriche nella storia italiana