Il mese di marzo nelle scuole italiane, si entra nel vivo della programmazione didattica del secondo quadrimestre e per ogni ordine e grado arrivano le prove Invalsi. L’Invalsi è l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione, ente di ricerca vigilato dal Ministero dell’Istruzione.
Le prove Invalsi, sono prove standardizzate svolte dagli studenti, in diverse fasi del loro percorso scolastico, al fine di individuare il livello di competenze in alcune materie su scala nazionale. Le prove sono obbligatorie; i ragazzi di terza media, seconda e quinta superiore sostengono le prove online grazie agli strumenti informatici messi a disposizione dalle scuole, mentre per gli alunni della scuola primaria, seconda e quinta, le prove sono cartacee.
Le prove Invalsi, come detto, misurano le competenze acquisite dai ragazzi su determinate materie in diverse fasi del loro percorso formativo: il tipo di competenze misurate dalle prove non è di tipo nozionistico; infatti, per affrontarle è necessario soprattutto usare il ragionamento. L’Invalsi rileva quindi alcune competenze fondamentali e non esprime una valutazione del singolo studente in voti, ma usa i cosiddetti “livelli”, ognuno dei quali corrisponde a una ben precisa descrizione delle capacità e delle competenze raggiunte.
Attraverso questi dati, si ha un quadro che tratteggia in modo più oggettivo possibile, la situazione scolastica italiana attuale. In sintesi, lo scopo è quello di fornire informazioni importanti a chi ci governa, per migliorare tutto ciò che nella didattica ha bisogno di essere potenziato e rivisto.
A partire dal 2019 le prove Invalsi hanno coinvolto per la prima volta anche i ragazzi dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, fornendo così una fotografia completa della scuola, dalle elementari fino all’ultimo anno delle superiori. La fotografia ha fatto emergere un fenomeno a oggi trascurato, quello della dispersione scolastica implicita che rappresenta gli studenti che, pur non essendo dispersi in senso esplicito, finita la scuola non hanno le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro e dell’Università. A tutto ciò si aggiungano i drammi causati dalla pandemia e dal divario che si manifesta tra il Nord Italia e il Sud, posizionando il Meridione del Paese, in una posizione difficile, soprattutto sotto il profilo della dispersione implicita.
I nostri governi dovranno, per il futuro, trovare soluzioni per ricostruire una scuola in grave emergenza, alla ricerca di un orizzonte di senso post-pandemico e post-moderno.
Foto di copertina by Alessia Jacobucci. Instagram @tuttelemiefotobrutte