Un sottile filo rosso ha unito oggi l’Italia da Milano a Casal di Principe in un unico abbraccio per tutto il Paese che vuole vivere nella legalità in democrazia e in libertà. A Milano la grande manifestazione dei 50mila, organizzata dall’associazione Libera, che hanno urlato con forza la contrarietà a tutte le mafie, ricordando e scandendo, dal palco di Piazza Duomo, senza sosta i nomi e i cognomi delle 1069 vittime innocenti della criminalità organizzata, negli anni della Repubblica. A Casal di Principe l’ex regno del clan dei casalesi, invece, c’è stato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Presidente ha celebrato la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie nel comune casertano dove, il 19 marzo del 1994, fu assassinato dalla camorra don Peppe Diana. Al suo arrivo, Mattarella ha reso omaggio alla Tomba di don Diana e ha incontrato i suoi familiari.
Il Presidente Mattarella si è recato, quindi, all’Istituto tecnico Guido Carli per incontrare gli studenti delle superiori di Casal di Principe. Nel corso dell’incontro, moderato dal giornalista Luigi Ferraiuolo, sono intervenuti la studentessa Maria Cantiello; il Sindaco di Casal di Principe Renato Natale; Maria Preziosa Ferraiuolo, docente di lettere; Tommasina Paolella, Dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico “Guido Carli”; lo studente Fabrizio Gabriele.
L’incontro si è concluso con l’intervento del Presidente Mattarella che ha detto: “La mafia è violenza ma, anzitutto, è viltà. I mafiosi non hanno nessun senso dell’onore né coraggio. Si presentano forti con i deboli. Uccidono persone disarmate, organizzano attentati indiscriminati, non si fermano davanti a donne e a bambini. Si nascondono nell’oscurità”. Continuando, Mattarella ha ricordato la figura di don Peppe Diana evidenziando che il coraggioso parroco aveva compreso, nella sua esperienza quotidiana, che la criminalità organizzata è una presenza che uccide persone, distrugge speranze, alimenta la paura, semina odio, ruba il futuro ai giovani. Don Diana usava parole “cariche di amore”, parole chiare, decise, coraggiose. Dopo l’uccisione di un innocente disse: “Non in una Repubblica democratica ci pare di vivere ma in un regime dove comandano le armi. Leviamo alto il nostro No alla dittatura armata”.
Infine, il Presidente della Repubblica ha concluso il suo intervento ribadendo che: “Battere la mafia è possibile” e citando prima Giovanni Falcone: «La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine»; poi citando Antonino Caponnetto e rivolgendosi alle studentesse e agli studenti presenti: “I mafiosi temono di più la scuola che i giudici, perché l’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa”.
Al termine dell’intervento, Mattarella ha visitato la Sagrestia della Chiesa di San Nicola di Bari dove avvenne l’omicidio di don Peppe Diana e come ultimo impegno si è recato presso il Ristorante solidale “Nuova Cucina Organizzata”, aperto in un bene confiscato al clan dei Casalesi.