Un altro anno si chiude, e con esso l’illusione che il tempo, da solo, possa risolvere i grandi problemi del nostro presente. Il 2025 si apre sotto l’ombra di sfide globali senza precedenti: conflitti, disuguaglianze e una politica sempre più fragile, schiava di slogan e personalismi. Eppure, oggi non è solo un giorno di bilanci, ma anche di impegni. È il momento di chiederci: vogliamo continuare a subire il corso degli eventi o lavorare per cambiarlo?
Lo scenario internazionale
La politica internazionale appare sempre più in bilico, intrappolata tra il cinismo della tecnodestra che si è fatta strada negli Usa alimentando narrazioni di una falsa ribellione contro un’élite immaginaria e dando spazio ai populismi che offrono risposte semplicistiche a problemi complessi. È una deriva che svuota il dibattito e minaccia la democrazia stessa. Ma il 2025 può e deve essere diverso.
Il ruolo della politica
Non possiamo permettere che il nostro futuro venga deciso da chi antepone la propaganda alla responsabilità. Serve una classe politica che torni a essere il motore della speranza e del progresso, capace di rappresentare con forza i ceti moderati e riformisti, oggi relegati ai margini in uno scenario troppo polarizzato. Lo scenario attuale rischia di schiacciare le voci che guardano al progresso e alla coesione sociale: è necessario sviluppare modelli in grado di garantire spazi e visibilità a chi incarna valori di competenza, merito e inclusione, oggi più che mai indispensabili per il futuro del Paese e del mondo.
Un mondo di pace
La pace non è un’utopia, è una necessità. Viviamo in un mondo dove i conflitti si moltiplicano, ma la popolazione rischia colpevolmente di non badare più al loro rumore di fondo. Dall’Ucraina al Medio Oriente, ogni guerra ci riguarda, perché ogni guerra sottrae risorse, vite e futuro all’umanità intera. Il 2025 deve essere l’anno in cui la politica globale può impegnarsi realmente per il dialogo e la stabilità, abbandonando la retorica divisiva.
I baluardi: Papa Francesco e Sergio Mattarella
In un panorama così complesso, i punti di riferimento si fanno sempre più rari. Eppure, resistono figure capaci di incarnare speranza e responsabilità. Papa Francesco continua a rappresentare una voce di pace e giustizia, un esempio di dialogo in un mondo sempre più diviso. In questo panorama complesso, il discorso di fine anno del Presidente Sergio Mattarella brilla come un faro di fierezza, orgoglio e responsabilità. Le sue parole, che risuonano come un monito e un invito, non possono essere ignorate: «Siamo chiamati a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale. È un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra. Perché la speranza non può tradursi soltanto in attesa inoperosa. La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte».
Non c’è tempo per l’attesa passiva: il futuro è nelle nostre mani. Ogni scelta, ogni azione, può fare la differenza. È un messaggio che ci spinge a essere protagonisti del cambiamento, non spettatori.
Le sfide del 2025
Il 2025 porta con sé sfide enormi: dalla crisi climatica all’instabilità economica, fino alla necessità di investire in infrastrutture e qualità della vita. È un anno che richiede coraggio e ambizione, ma soprattutto un impegno collettivo per costruire un futuro migliore.
Il futuro dipende da noi
Oggi, il futuro è davanti a noi. Non sarà la storia a scriverlo, ma le nostre mani. Non c’è tempo per rassegnarsi, perché la speranza non è mai inerte: è fatta di scelte, impegno, e di quella libertà che dobbiamo esercitare ogni giorno. Non lasciamo che il tempo passi: costruiamo insieme qualcosa di straordinario. Buon 2025 a tutti!