La data del 24 febbraio è rimasta, in maniera quasi indelebile, scolpita nella nostra mente come “spartiacque” rispetto a un prima e un dopo della politica internazionale. Tuttavia, in un paese dell’est Europa, questo anniversario veniva ricordato già da prima, e per ragioni differenti da quelle che ci aspetteremmo.
Nel febbraio del 1918, il nuovo governo russo bolscevico da poco insediato già vacilla: da un lato i liberali del presidente Kerensky, dall’altro la coalizione bolscevica sotto la guida di Lenin, che aveva già epurato i menscevichi “moderati” e si preparava a dare battaglia.
Nell’ambito dei negoziati del trattato di brest-Litovsk, che verrà siglato il 3 marzo di quell’anno con la Germania guglielmina, le forze del nuovo Stato appaiono deboli come non mai. A fronte di una prolungata carestia dovuta alle condizioni meteorologiche pessime e all’assenza di manodopera durante gli anni della Grande Guerra il cibo scarseggia, e le crescenti rivalità fanno già intravedere lo spettro della guerra civile.
Assieme all’impero russo ce n’è un altro che vacilla: il Reich tedesco, fondato nel 1871 e altrettanto sfibrato da quattro lunghi anni di guerra sta battendo i suoi ultimi colpi prima della resa che avverrà a Versailles. Certo era, nelle intenzioni dello Stato Maggiore di Berlino, che ormai controllava la totalità delle operazioni, che dopo la chiusura del fronte a est non sarebbe stato possibile sopravvivere al logoramento delle forze dell’Intesa sul fronte a Sud e in Francia. Pertanto, il trattato di pace con la Russia del governo provvisorio, era nell’interesse tanto di uno quanto dell’altro impero, ridotti sull’orlo della catastrofe e prossimi a crollare sotto il peso della guerra.
Proprio in quest’ottica deve essere, pertanto, analizzato il “problema estone”: durante il Primo conflitto mondiale. Dopo l’occupazione tedesca dell’allora provincia russa, era nei piani di Berlino ritirarsi per lasciare alle armate avversarie parte del paese occupato. In questo scenario, si riteneva dalla controparte di avere un gioco abbastanza semplice.
Nei piani militari era, infatti, previsto una sorta di trionfale ritorno nella ex provincia occupata, dove venir accolti come liberatori. Tuttavia, a Tallin l’opinione pubblica non si ritrovò d’accordo con questa visione di “satellite” del grande impero che languiva ai margini dell’Europa.
Nacque, così, la proclamazione d’indipendenza dalla quale ebbe origine la guerra civile contro le forze russe prima e sovietiche poi che porteranno, due anni dopo, alla proclamazione definitiva della Repubblica di Estonia, stato che perdurerà ai margini dell’URSS fino alla fine della Seconda guerra mondiale.
Dopo l’occupazione tedesca del 1940, e la RSS Estone, i due paesi, così vicini e un tempo parte di un’unica entità politica, resteranno uniti fino al 1991.