Il presidente indonesiano Widodo vola prima a Kiev e poi a Mosca proponendosi come nuovo mediatore mondiale

Il presidente indonesiano Widodo vola prima a Kiev e poi a Mosca proponendosi come nuovo mediatore mondiale
Il presidente indonesiano Joko Widodo il 29 giugno si è recato a Kiev per incontrare Zelensky e il 30 giugno è volato a Mosca da Putin. Scopo della missione diplomatica di due giorni, come dichiarato dallo stesso presidente indonesiano, era quello di convincere la Russia ad accettare un cessate il fuoco e l’Ucraina a negoziare con i Russi una via d’uscita pacifica dal conflitto. È nell’interesse dell’Indonesia che la guerra in Ucraina cessi il più in fretta possibile, anche perché il conflitto tra i due maggiori produttori di grano sta mettendo seriamente a repentaglio la sicurezza alimentare globale, creando enormi problemi anche all’Indonesia, dove si è deciso di rispondere con rimpasti di governo e restrizioni alle esportazioni alimentari, e al resto del Sudest asiatico. Un altro motivo è però connesso anche allo svolgimento del G20, in programma in Indonesia per novembre. L’Indonesia avrà quest’anno la presidenza di turno del G20, ma a metterne a rischio lo svolgimento è la minaccia degli USA di non partecipare a quegli incontri in cui i rappresentanti russi siano presenti considerato che Widodo ha rifiutato di espellere la Russia dal G20, come invece richiesto dagli Stati Uniti quale condizione per la loro partecipazione. Inoltre, il presidente indonesiano ha invitato a partecipare al G20 anche l’Ucraina, che pure non fa parte dell’organizzazione dei venti. Tuttavia Biden ha affermato che non sarà presente comunque al summit se vi presenzierà anche Putin, mettendo l’Indonesia in una posizione difficile. A Kiev, nell’incontro fra Widodo e Zelensky, si è discusso anche di soluzioni rapide e garanzie di sicurezza che consentano la ripresa delle esportazioni di grano dall’Ucraina. Inoltre Widodo ha proposto il suo Paese come partner per la ricostruzione degli ospedali nella regione di Kiev e ha firmato con Zelensky un accordo sulla reciproca esenzione dal visto, per brevi soggiorni, fra Indonesia e Ucraina, anche se i cittadini ucraini erano già esenti dall’obbligo del visto dal 2016, grazie a una decisione unilaterale dell’Indonesia; l’accordo quindi riguarda solo i cittadini indonesiani. Al termine dell’incontro, il presidente indonesiano ha dichiarato di aver ricevuto dall’omologo ucraino l’incarico di recapitare un messaggio a Putin, anche se il contenuto di tale messaggio non è stato rivelato. Zelensky ha però negato questo. Il giorno dopo la visita a Kiev, Joko Widodo è volato a Mosca, dove si è incontrato con Putin per discutere prioritariamente della guerra in Ucraina e dei suoi effetti sulla sicurezza alimentare mondiale. Widodo ha ribadito, anche durante la conferenza stampa a Mosca, di aver riferito a Putin un messaggio del presidente ucraino Zelensky. secondo alcune news pubblicate in russo sul sito del Cremlino, sembra emergere la volontà del dittatore russo di convincere Widodo del fatto che l’insostenibile incremento del prezzo del grano e dei fertilizzanti sarebbe dovuto totalmente alle sanzioni occidentali contro la Russia e la Bielorussia, nonché alle politiche economiche statunitensi ed europee, mentre niente avrebbe a che fare con l’invasione russa dell’Ucraina. Addirittura Putin ha fornito dati falsi per sminuire l’importanza delle esportazioni ucraine di grano: ha infatti dichiarato che, sulla base di presunti dati del Dipartimento USA per l’agricoltura (USDA), le esportazioni di grano dall’Ucraina sarebbero pari a 6 milioni di tonnellate l’anno. In realtà i dati dell’USDA mostrano che, tra il luglio 2019 e il luglio 2021, le esportazioni di grano dall’Ucraina hanno oscillato fra le 16 milioni e le 24 milioni di tonnellate l’anno, in linea con i dati della FAO (20 milioni circa di tonnellate esportate nel 2021). In sintesi, secondo Putin, l’enorme aumento dei prezzi dei generi alimentari e dei fertilizzanti sarebbe dovuto interamente all’azione dei Paesi occidentali: le sanzioni ostacolerebbero i pagamenti internazionali delle derrate di grano e di fertilizzanti russi e impedirebbero di assicurare i carichi in partenza dalla Russia, impedendo così le esportazioni (la Russia è fra i maggiori produttori di grano e fertilizzanti). Le sanzioni colpirebbero anche le forniture bielorusse di fertilizzanti. Inoltre i Paesi occidentali, durante la pandemia, si sarebbero resi responsabili di un incremento artificiale della domanda internazionale, e quindi del prezzo, del cibo, acquistandone molto di più di quanto non ne esportassero e pagandolo grazie all’emissione incontrollata di moneta e di debito. Infine, il grano ucraino non può essere esportato a causa della massiccia presenza di mine antinave nel Mar Nero. Precondizione per lo sminamento delle acque del Mar Nero è che la Russia fornisca garanzie sul fatto che non approfitterà della rimozione degli ordigni antinave per attaccare Odessa via mare, garanzie che non sono mai state fornite. È quindi falsa un’altra dichiarazione di Putin a Widodo, per cui nessuno impedirebbe agli Ucraini di sminare i propri porti. Putin ha inoltre indicato altre possibili rotte per l’esportazione del grano ucraino, oltre a quella marittima: il passaggio attraverso la Romania o la Polonia, oppure attraverso il Mar d’Azov o la Bielorussia. Tuttavia, come sottolineato da Mario Draghi a conclusione del consiglio UE straordinario di fine maggio, non ci sono infrastrutture adeguate per trasportare quantitativi adeguati di grano ucraino via terra, attraverso la Romania o la Polonia, e il trasporto attraverso il Mar Nero resta, ad oggi, l’unica possibilità per scongiurare una crisi alimentare mondiale. Esportare il grano ucraino partendo dai porti del Mar d’Azov, totalmente controllati dalle forze d’occupazione russe, o attraversando la Bielorussia significherebbe invece accettare che le forniture di grano dall’Ucraina siano totalmente controllate dalla Russia, nonché legalizzare il saccheggio del prezioso cereale da parte dei Russi.

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