La storica espansione americana che attualmente posiziona l’America come secondo continente più grande al mondo deve parte del successo al suo più recente ed emblematico acquisto da parte della Russia: il territorio dell’Alaska.
La colonia russa, uscita sconfitta nel 1856 della Guerra di Crimea, vive un periodo di forte crisi economica e militare. Inizialmente contesa tra il 1857 e il 1858, le trattative di vendita si concludono solo al termine della guerra civile americana e nel 1867, l’Alaska viene ceduta agli Stati Uniti per 7,2 milioni di dollari, firmando con la Russia un rapido accordo che cambierà per sempre la storia americana.

La situazione della Russia
L’Impero russo fin dal 600 si espande raggiungendo l’Asia e l’Oceano Pacifico e almeno un secolo dopo raggiunge parte del continente americano. Nel 1741 le prime esplorazioni sulle coste dell’Alaska da parte dell’esploratore russo Vitus Bering, oltre a dare il nome al fondamentale passaggio dello Stretto di Bering, trasmettono al Paese il desiderio di rivendicare il possesso del territorio. La Gran Bretagna, coalizzata con l’Impero ottomano, la Francia e il Regno di Sardegna, nel 1856 sconfigge la Russia durante la Guerra di Crimea. Oltre alla Crimea, gli inglesi possiedono il grande territorio del Canada, situato a pochi chilometri dal territorio dell’Alaska e il timore russo di una loro invasione porta ad una rapida trattativa con gli Stati Uniti.

Un’espansione graduale e strategica
Nel lontano 1776, 13 delle colonie americane dichiarano l’indipendenza dal Regno Unito e iniziano ad ampliare i loro confini sino a raggiungere l’Oceano Pacifico. Un’espansione graduale e strategica che inizia nel 1803con l’acquisto della Louisiana, all’epoca una proprietà territoriale della Francia guidata da Napoleone Bonaparte. Un affare politico costato 15 milioni di dollari (oggi l’equivalente di 300 milioni di dollari) con il quale gli Stati Uniti entrano in possesso di un territorio vasto sette volte lo Stato italiano e che attualmente costituisce la parte centrale del continente.
Nel 1819, sempre tramite un accordo politico, anche la Spagna contribuisce ad ampliare i confini americani tramite la cessione della Florida. Il periodo storico che ricorda le Potenze europee fortemente impegnate nelle guerre è la causa del limitato controllo dei territori ad essa appartenenti e della cattiva gestione delle preziose risorse contenute nel sottosuolo. L’ascesa americana -oltre agli accordi politici e alle compravendite- vive poi la conquista dell’Arizona, del Nuovo Messico, del West e l’Epopea dei Pionieri.

La nascita dell’ideologia americana
Inaspettatamente, gli Stati Uniti d’America ampliano i propri territori in misura molto maggiore rispetto a qualsiasi altra nazione. Con la conquista del West e l’Epopea dei Pionieri, oltre al desiderio di espansione territoriale si unisce quello ideologico: l’America non estrema plasma le popolazioni di frontiera e diffonde la teoria del Manifest Destiny (destino manifesto), ponendo le basi per la nascita dell’ideologia americana.
Un atteggiamento democratico e liberale, la fede nel federalismo e l’autonomia attribuita ai singoli Stati, sono solo alcune delle caratteristiche americane storicamente sottovalutate che hanno favorito l’estensione del modello politico americano, affermandosi presto come il primo antagonista del comunismo sovietico.
