Una serie A italoamericana: il fenomeno delle aziende italiane vendute all’estero riguarda anche il campionato di calcio? 

Una serie A italoamericana: il fenomeno delle aziende italiane vendute all’estero riguarda anche il campionato di calcio? 

Sono sempre di più le squadre italiane a passare nelle mani di società straniere, per lo più con la destinazione Stati Uniti d’America.

Il primo “paperone” a scoprire l’Italia fu James Pallotta: imprenditore statunitense che acquistò la AS Roma nel 2012. Fu lui a lanciare un vero e proprio trend, portando molti investitori oltre oceano a strizzare un occhio verso il calcio italiano arrivando così ad avere ad oggi sette proprietari di origine straniera a capo delle squadre che compongono la Serie A. 

In seguito una lista della Serie A (2023/2024) per rendere l’idea.

Atalanta – Bain Capital (USA);

Bologna – Saputo Incorporated (Canada);

Cagliari – Tommaso Giulini (Italia);

Empoli – Fabrizio Corsi (Italia);

Fiorentina – Rocco Commisso (USA);

Frosinone – Maurizio Stirpe (Italia);

Genoa – 777 Partners (USA);

Inter – Suning Holdings Group (Cina);

Juventus – Famiglia Agnelli, attraverso Exor N.V. (Italia);

Lazio – Claudio Lotito (Italia);

Lecce – Sticchi Damiani (Italia);

Milan – RedBird Capital Partners (USA);

Monza – Fininvest S.p.A. (Italia);

Napoli – Filmauro S.r.l. (Italia);

Roma – The Friedkin Group (USA);

Salernitana – Danilo Iervolino (Italia);

Sassuolo – Mapei S.p.A. (Italia);

Torino – Urbano Cairo (Italia);

Udinese – Giampaolo Pozzo (Italia);

Verona – Maurizio Setti (Italia).

Ma cosa spinge questi signori a scommettere sull’Italia e il calcio italiano?

Ci sono diversi punti da cui partire e adesso andremo ad elencarli ad uno ad uno.

Il primo, non per importanza, è sicuramente la forte attrazione che gli italiani hanno per questo sport, tanto da renderlo quello più seguito in Italia e quello che crea più business. Questo fa ben sperare agli investitori che vedono il calcio in Italia un vero e proprio porto sicuro dove attraccare le loro navi.

Il secondo motivo riguarda la burocrazia; infatti, in Italia abbiamo regole d’acquisto più flessibili, rispetto alla Germania, all’Inghilterra e alla Spagna. 

Il terzo è legato ai diritti tv e alla costruzione di nuove strutture come stadi e centro di allenamento che possono fruttare un buon introito per i proprietari.

Se pensiamo che la presenza di proprietari esteri nelle nostre squadre sia un “male”, possiamo pensare a quanto questo possa far bene al nostro calcio per togliersi dalla testa quest’idea.

La presenza di “paperoni” può portare la Serie A di nuovo a competere con altri campionati europei. 

Solo con la presenza di investitori di livello, i quali hanno patrimoni importanti è possibile che il nostro calcio non cada nel baratro, poiché vige la “regola” secondo cui se non si hanno a disposizione i petrol dollari non si va da nessuna parte.

Un pizzico di rammarico resta sempre perché sarebbe bello vedere società interamente italiane a capo delle nostre squadre appunto per non far perdere quel famoso “Made in Italy” tanto invidiato all’estero.

Foto by Mattia Tortellino (serpone.com + Goal.com).

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