Dopo due anni e mezzo si è conclusa l’avventura di Josè Mourinho alla guida della Roma.
Era l’estate del 2021 e Josè Mourinho veniva annunciato al popolo romano come nuovo allenatore della Roma (il sessantesimo della storia del club).
Quello che Josè Mourinho trova appena atterra nella capitale è qualcosa di unico: migliaia di tifosi sono lì a Ciampino a dargli il benvenuto e a dimostrargli calore e in città si iniziano a vedere i primi murales. Il popolo dopo anni di distacco inizia a riabbracciare i colori giallorossi e questo grazie ad un solo uomo ma con un carisma di venti.
16 gennaio 2023 la AS Roma pubblica un comunicato stampa sui propri canali ufficiali che dichiara: “ringraziamo Josè a nome di tutti noi all’AS Roma per la passione e per l’impegno dimostrato ma per il bene della società crediamo che sia necessario un cambiamento imminente.”
Ciò ha scatenando una vera e proprio bomba mediatica. Come succede in questi i casi prima di elaborare un pensiero crediamo che sia giusto raccontare quello che è stato fatto in questi due anni e mezzo e quello che poi non ha funzionato con il conseguente esonero.
Secondo me, ciò che merita un riconoscimento è stata la capacità di ricreare un vero e proprio blocco unito tra i tifosi, la squadra e la società. Più volte l’allenatore ha elogiato il popolo, li ha motivati facendoli sentire parte della squadra; dichiarando, inoltre: “i tifosi giocano con noi quando sono allo stadio come un dodicesimo uomo in campo.” Ciò va al di là di un singolo trofeo o di una buona posizione in classifica. Il numero di pienoni avvenuti all’Olimpico quando la Roma giocava in casa è la dimostrazione che qualcosa sul piano sentimentale Mourinho ha smosso, questo è il primo dato che va a favore di Josè. Ha portato la Roma a giocare due finali europee consecutive, dato mai registrato prima, di cui una vinta a Tirana nel 2022, (UEFA Conference League) la Roma non disputava una finale europea da 60 anni (Coppa delle Fiere). Questi sono tutti elementi positivi che descrivono l’avventura di Mourinho, non possiamo parlare di fallimento, sono stati comunque due anni positivi per la società giallorossa.
Perché i Friedkin hanno deciso di cessare i rapporti con l’allenatore e il suo staff?
I risultati non positivi dell’ultimo periodo, quali l’uscita dalla coppa Italia contro una rivale come la Lazio, il nono posto in classifica, il gioco scarso che la Roma ha sviluppato in campo. Questi crediamo siano solo la punta dell’iceberg ma crediamo che ci sia di più. Ad esempio: un modello americano da seguire, un modello basato sul business. Il mio pensiero sulle società americane è il medesimo, ovvero, forti e con le spalle larghe ma con un unico scopo, centrare il bilancio non lasciando spazio ai sentimenti. I frequenti episodi successi in campo negli ultimi periodi, più calci che calcio, tra sanzioni, litigi con gli arbitri sono tutte azioni che fanno crollare il marchio in ottica di quotazione. L’ allontanamento dello Special One dalla panchina della Roma sia stato dettato soprattutto da questo. Dan Friedkin, presidente della Associazione Sportiva Roma ha annunciato Daniele de Rossi come sostituto del portoghese con un contratto della durata di sei mesi, fino al termine della stagione in corso ma, in caso di piazzamento della squadra tra le prime quattro che significherebbe qualificazione alla prossima Champions League, potremmo avere la conferma dello stesso. Daniele De Rossi, figlio di Roma, prima calciatore e poi allenatore, conosce solo due colori il giallo e il rosso ormai impressi nella pelle. Una bandiera, secondo per presenze ufficiali solo a Francesco Totti. Bentornato a casa Daniele e buona fortuna.