Dici Agrigento pronunci Valle dei Templi.
Dici Licata percepisci un tempio, una statua, un monumento. Un giovane ragazzo del 1997 forte e compatto. Un giocatore professionista di oltre un metro e novanta e di oltre cento chili. Solido, ma non solo nel fisico, anche nel ragionamento, pacato e risoluto. Un Acquario.
Akragas, l’antica città greca situata sulla costa meridionale della Sicilia, nell’attuale territorio di Agrigento, offriva un grado di fortificazione naturale notevole. 500 anni prima di Cristo era già una città ricca e fu uno dei primi capoluoghi a battere moneta. Divenne una grande città, vigorosa, battagliera e molto contesa.
Per tutti questi motivi Agrigento divenne una città laterale e centrale negli scambi commerciali, artistici e leggendari. Un riferimento per intere popolazioni capaci di solcare solide e attuali tracce nell’isola. Città motore e fulcro di dinastie e simboli.
Sarà forse anche per questo che lui gioca terza linea, ala e centro, con la naturale attitudine a seminare tracce di sé nel rugby nazionale?
Giovanni Licata. Sorriso aperto, decisione e cuore grande. Tutto il necessario per gestire e organizzare altri possenti uomini che gravitano in vicinanza della mischia.
Giovanni, grazie per la disponibilità. Raccontaci la tua storia.
Sono nato ad Agrigento e lì ho iniziato Rugby AG u16. Mi sono perfezionato con il Cus Catania u18 e poi all’Accademia Nazionale U20 FIR Ivan Francescato di Parma, debuttando in Seria A. Poi, con la maglia della Nazionale, ho partecipato al Mondiale giovanile e poi al VI Nazioni U20. Infine a Roma con le Fiamme Oro e ora sono ritornato qui a Parma.
Curriculum Vitae perfetto per diventare giocatore professionista di rugby.
Ma oltre ad una decina di partite internazionali con la Nazionale maggiore ricordiamo una gran bella soddisfazione…
Sì, debutto e vittoria contro le Figi proprio in Sicilia.
Sei stato il primo agrigentino a indossare la maglia della nostra Nazionale. Un grande onore e una grande responsabilità…
Sorride, quasi imbarazzato.
Sei pure andato in meta con l’Italia e anche con le Zebre…
E poi un grave infortunio al ginocchio sinistro… come stai?
Bene, sono ritornato dopo un anno e ho giocato la prima partita da titolare. Ero ansioso. Nel mio piccolo comunque è andata bene… ora sto bene e ho ripreso ad allenarmi e a giocare.
Sì, vero. Migliora a vista d’occhio.
Cosa puoi dire ai ragazzi quando subiscono un infortunio?
Che non sarà il primo e nemmeno l’ultimo. E che, chi si fa male, non è l’unico giocatore a cui succede. Le cose succedono sempre per una ragione. Le cose accadono, reagisci e poi sarà quel che sarà.
Io ha avuto un paio di infortuni negli ultimi anni e ora sono qua. E per fortuna ragiono così. Sono un po’ fatalista e questo mi aiuta. Però non bisogna mai buttarsi giù…
Un guerriero, un ragionamento da Capitano, chissà…
Tu hai superato grandi difficoltà e adesso sei un esempio per i ragazzi che giocano in generale, ma soprattutto per quelli giovani appena arrivati qui alle Zebre. Cosa serve ai ragazzi per arrivare dove sei arrivato tu?
Sicuramente ci vuole la volontà e la determinazione da parte del giocatore, ma serve anche la società, una struttura in grado di valorizzare un giocatore. Soprattutto questo vale quando si è ragazzi giovani. Ad una certa età non puoi sapere cosa accadrà. Ci deve essere un buon scouting e tutto quello che serve per far crescere un ragazzo. Come è accaduto con me. Ad esempio in Accademia, lì, mi hanno aiutato molto. Senza quella assistenza e preparazione non sarei andato a Catania, nelle Fiamme Oro e non sarei arrivato qui a Parma.
In buona sostanza serve un buon aiuto da parte del Movimento.
E dal lato dei ragazzi, cosa devono fare?
Per i ragazzi c’è da lavorare e avere pazienza. Devono dare tutto, devono avere fame. Devono mirare a tutto. Sempre. Il rugby è questo: più dai, più ti darà.
Ruolo: terza linea. I tuoi punti di forza sono il placcaggio e l’abilità di portare la palla avanti. In due parole: Placcare e Avanzare. Quali sono invece i punti da migliorare?
Quando si rientra a giocare dopo tanto tempo bisogna allenarsi in modo completo. E io ora che sono rientrato, gli aspetti da migliorare sono… tutti. Devo migliorare su tutto e devo tornare al 100% su tutto.
Troppo modesto Giovanni
E i calci? Oggi sono diventati sempre più un momento di gioco attivo. Concordi?
Sì. I calci diventano sempre più importanti. Si deve migliorare sui calci fin da subito. Quelli dei mediani di mischia, di liberazione, in profondità, di rimbalzo, calcio-passaggio. Con i calci strategicamente si vincono le partite.
Grazie per la disponibilità Giovanni e tanti auguri per il tuo futuro.
FOTO BY VITO RAVO: https://vitoravo.com/