E poi inizia l’inno d’Italia, il canto degli italiani, e nelle inquadrature scorrono le figure, i volti commossi, decisi, grintosi dei quindici della nazionale nostrana che fino a pochi secondi prima sembrava piccola piccola di fronte al quindici dei canguri in divisa giallo/arancio che hanno appena concluso di gridare la propria canzone patria. Da questa parte, dicevamo, gli azzurri con le immagini che scorrono sul grande schermo del Franchi di Firenze, quella Firenze dove accadde l’impensabile il 19 novembre 2016: l’Italrugby batteva gli Springboks.
Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta…. a squarciagola vediamo delle facce nere, non ancora di fango ma di atleti che giocano per l’Italia e che l’inno nostrano lo conoscono bene anzi, benissimo. Montanna Ioane (australiano-samoano d’origine), Toa Halafihi (neozelandese d’origine) e Tommaso Allan (un po’ scozzese), Stephen Varney (un po’ gallese) e anche Juan Ignacio Brex (l’argentino). E poi gli “italiani” nati in italia o quasi, tutti guidati da Michele Lamaro, il capitano della squadra, il terza linea di Roma.
Circa sei anni dopo ancora il Franchi di Firenze e ancora una grande anzi grandissima del rugby mondiale, i Wallabies australiani, due volte campioni del mondo e che dire d’altro…
Passano gli ottanta minuti dei due tempi regolamentari e sul grande tabellone del Franchi il risultato segna 28 a 27 per gli azzurri. Sarà vero, svegliateci please, forse è un risultato che avremmo sognato più che sperato, ma è tutto vero, Ange Capuozzo, Lorenzo Cannone, Tommaso Allan e gli altri “pazzi” di questa squadra hanno vinto, hanno superato i numeri sei al mondo e bi-campioni del mondo, abbiamo detto.
E adesso, chi glielo dice agli inglesi che l’Italia del Rugby s’è destata?