A sentir parlare un sommozzatore, una delle sensazioni più brutte che si possono provare durante un’immersione è quella di ritrovarsi, per una ragione o per l’altra, ad accorgersi che la propria bombola è vuota. Restare a sentire la membrana dell’erogatore che prima si indurisce, poi si blocca del tutto, poi non c’è più aria. Vederti raccontare questa storia ti fa pensare che, se il narratore ne è stato protagonista in prima persona, vuol dire che è riuscito a cavarsela, in un modo o nell’altro ma, seppur in un angolo remoto della tua coscienza, ti viene anche da pensare a chi la possibilità di raccontarlo non l’ha avuta.
Il 9 settembre del 1943, dopo l’armistizio, la Corazzata Roma della Regia Marina ricevette l’ordine dallo Stato Maggiore Congiunto di spostarsi col suo gruppo di combattimento, uno “sciame” di imbarcazioni più piccole e leggere che vengono coadiuvate dalla corazzata in combattimento, verso l’Isola della Maddalena.
Nella Sardegna settentrionale, però, le imbarcazioni della Regia Marina non ci arriveranno mai.
Intercettate dal servizio di ricognizione del comparto militare dello spionaggio tedesco (l’Abwher che, per macabra ironia della sorte, era comandato proprio da Wilhelm Canaris, marinaio di lungo corso e ammiraglio della Riechsmarine tedesca), subiranno un pesante bombardamento. Gli alti comandi delle forze armate e del Partito Nazista a Berlino avevano infatti appreso con preoccupazione dell’armistizio siglato da Sua Maestà il Re con gli Alleati il giorno prima. In assenza di ulteriori informazioni si decise, pertanto, di trattare i gruppi di battaglia italiani come potenziali nemici e la Luftwaffe, l’aviazione militare tedesca, ricevette ordine di agire di conseguenza.
Alle ore 15:00 del 9 settembre del 1943, intercettata a circa 16 miglia dalla costa sarda (approssimativamente una trentina di chilometri), la Corazzata Roma fu colpita dal primo siluro, lanciato per via aerea, che perforò lo scafo trapassandolo da parte a parte. Letale fu, però, il secondo colpo, che centrò proprio la Santabarbara (termine con cui viene gergalmente definito il deposito di munizioni e materiali infiammabili ed esplosivi della nave), causando una potente esplosione.
Quel pomeriggio morirono 1393 marinai italiani.
Istituita nel 2006, questa giornata è un momento per pensare a chi, per un motivo o per l’altro, ha perso la vita in mare. E per tenere bene a mente che, anche in quest’epoca in cui attraversiamo il globo in volo e viaggiamo verso lo spazio, contro la natura non siamo invincibili: le tristi storie dei marinai morti in mare, questo ci aiutano a ricordarlo bene.
Foto di copertina: Corazzata Roma (fonte: Wikipedia)