In Sardegna, terra antica e fiera, la Festa della Mamma assume un significato che va ben oltre la semplice ricorrenza moderna. Qui, il culto della madre affonda le sue radici nei millenni, in un intreccio di tradizioni, riti, leggende e pratiche sociali che raccontano di una civiltà costruita attorno al principio femminile.
Non è un caso che nei ritrovamenti archeologici sparsi in tutta l’isola — dai bronzetti nuragici alle tombe dei giganti, dalle domus de janas ai resti dei templi dedicati alla Dea Madre — emerga con forza la centralità della donna. In epoche in cui altrove dominava la forza maschile, in Sardegna si celebrava il potere generativo e spirituale femminile: la donna era mediatrice con il mondo ultraterreno, custode dei segreti della vita e della morte, fattucchiera e guaritrice, guida morale e reggente della casa.
Il matriarcato sardo non è mai stato dominio o supremazia, ma piuttosto equilibrio. È una società che ha messo le madri al centro, riconoscendo in esse non solo la capacità di generare la vita, ma anche di preservarla, educarla e orientarla con fermezza e dolcezza. In questo senso, la figura della madre in Sardegna è sempre stata molteplice: dalla generatrice alla protettrice, fino all’accabadora, chiamata – con immenso rispetto – a porre fine alle sofferenze degli ultimi istanti di vita.
Questa visione così profonda e ancestrale entra oggi in dialogo con la celebrazione moderna della Festa della Mamma, nata tra Otto e Novecento per iniziativa di donne americane impegnate nella pace e nella riconciliazione postbellica. In Italia, la festa ha attraversato varie trasformazioni: da celebrazione fascista della madre prolifica a ricorrenza religiosa e poi commerciale, fino a stabilizzarsi nella sua forma attuale nella seconda domenica di maggio, mese tradizionalmente dedicato alla Madonna.
Ma in Sardegna, ogni madre porta in sé anche l’eco di un’eredità più antica, che la rende figura cardine di una cultura “spigolosa e intensa”, come la definiva Cicerone, eppure addolcita dalla sua guida silenziosa. In questa giornata, dunque, non celebriamo solo le madri nel loro ruolo affettivo, ma anche come colonne portanti della nostra identità collettiva, eredi di una civiltà matrilineare che ha attraversato il tempo.
Festeggiare la madre in Sardegna significa riconoscere la sua autorità, la sua saggezza, la sua dedizione silenziosa, e soprattutto il suo valore come custode di una cultura che ancora oggi ha molto da insegnare. Non è solo la “festa delle mamme”, ma è — profondamente — la Festa della Mamma, quella con la M maiuscola, che ci richiama alla sacralità delle origini e al cuore stesso della nostra civiltà isolana.