La Russia, l’amore e Anna Achmatova, diversa da tutti noi
Il libro di Paolo Nori avverte che vive per l’ultima volta
Leggere Paolo Nori è come ascoltarlo e, ascoltarlo è un’esperienza emozionante e coinvolgente.
Leggendo i suoi libri, lo incontriamo. Il tono di voce basso, il suo sguardo sincero e i suoi occhi lucidi (perché si commuove sempre quando parla di letteratura russa).
Noi e Anna Achmatova
Il sottotitolo è molto esplicito: Anna Achmatova è diversa da tutti noi.
Nori dedica questo libro a una delle più grandi poetesse del Novecento ma non solo, tramite lei, ci racconta di lui, del suo amore per la Russia e, insieme, ci raccontano di noi.
Leggere questo romanzo è fare un viaggio nella poesia russa del Novecento. Nori ci racconta del suo amato Chlebnikov, di Blok, Majakovskij, Mandel’stam (che studiava italiano con l’Achmatova per leggere Dante) e di numerosi altri fra cui Dostoevskij per il quale è stato “censurato” lui stesso (come i migliori russi).
Il suo primo verso di successo
Brodskij, premio Nobel e grande amico dell’Achmatova, disse che il suo primo verso di successo sia stata la scelta del cognome: le cinque A ipotizzavano. Lei, criticata dal padre che non voleva si dedicasse alla poesia, aveva scelto di firmarsi col cognome di un’antenata discendente da Cingis kan.
Dire il Rosario
Questo il titolo della seconda raccolta di poesie dell’Achmatova e come tale veniva recitato: a memoria, uno cominciava una sua poesia, un altro la finiva. Siamo nel 1914 e la sua notorietà è alle stelle.
Solo pochi anni prima, ancora sconosciuta, in una Parigi piovosa, si riparava sotto un ombrello recitando poesie di Mallarmé con un pittore italiano sconosciuto, squattrinato e innamorato di lei, Modigliani (le dedicherà 16 ritratti).
La fama, la Russia
Il successo non le allevia numerosi dolori: l’unico figlio sarà rinchiuso in carcere per 15 anni e a niente serviranno le sue poesie filo governative e le sue suppliche a Stalin. Il primo e il secondo marito vengono arrestati uccisi. Nel ‘46, periodo di carenza di cibo fu espulsa dall’Unione degli Scrittori sovietici: qualifica che garantiva invece un sussidio. Un’esistenza sofferta che noi respiriamo dalle sue parole.
L’Achmatova scrive così per la fine di un amore
Ultimo brindisi
Bevo a una casa distrutta,
Alla mia vita brutta,
Alla solitudine quando eravamo in due,
Anche a te, bevo.
All’inganno di labbra che mi hanno tradito,
Al gelo morto degli occhi,
A un mondo crudele e volgare,
A un Dio che non ci ha salvati.
“Salute e pace”
La vita dell’Achmatova è l’occasione che lo scrittore coglie per riflettere anche sulla situazione contemporanea. “Salute e pace”: così Nori ricambia il saluto al telefono di un funzionario dell’ Institut Perevoda e ci lascia con l’augurio che non ci sia più bisogno di augurarsi la pace.
“VI AVVERTO CHE VIVO PER L‘ULTIMA VOLTA” , PAOLO NORI, Mondadori 2023
Cara Cristina,
Grazie per questa recensione che trovo interessante e che invoglia alla lettura di questo libro che non conoscevo.
Vittoria M.