L’antidoto di Filippo Tortu alle scommesse calcistiche: “Una rivoluzione culturale nello sport”.
Il velocista
Il velocista, nonché campione olimpico 2021, è stato ospite delle Iene lo scorso 24 ottobre. Il suo breve, ma intenso intervento, si pone quale motore per incentivare le scuole a porsi quali testimoni autentici circa i veri valori dello sport.
Scuola palestra di vita
Quante volte da studenti abbiamo sentito pronunciare queste parole da genitori, nonni, professori. Del resto, come dare torto a ciò. La scuola è l’ambiente per eccellenza in cui impariamo, sin dalla tenera età, a stringere rapporti con altre persone, a rispettare chi ha il dovere di accompagnarci nel nostro percorso di crescita, a dedicare tempo, passione e sacrificio nella salda costruzione della nostra libertà personale e culturale.
Educazione fisica
Eppure, in questo affascinante e sano contesto educativo, viene messa troppe volte ai margini proprio la disciplina costituente il cuore della frase di partenza: la palestra, o meglio l’educazione fisica.
Ed è proprio da quest’ultima che Filippo Tortu introduce lo spazio dedicatogli dalle Iene: “Io credo che una rivoluzione nello sport debba ripartire dalle scuole, dove l’educazione fisica spesso è concepita come l’occasione per giocare con un pallone senza troppi pensieri, o per ripassare per l’interrogazione dell’ora successiva”.
Giochi olimpici di Tokyo 2021
Un monito, quello espresso dal vincitore della staffetta 4*100 durante i giochi olimpici di Tokyo 2021, che si inserisce nel capitolo scommesse, a cui stiamo assistendo di recente nel contesto calcistico.
Ciò che, secondo Tortu, sta alla base di questa spinosa questione è proprio la mancanza circa la trasmissione dei valori e della formazione dei più giovani, atleti o meno che siano.
Livio Berruti
Affinché fioriscano leve sportive propense al sudore e al merito, quali veri antidoti contro la questione scommesse, bisogna raccontare ai giovani “le grandi imprese (agonistiche) del nostro passato, quale ingrediente per emozionare”. Il velocista venticinquenne, infatti, dichiara di essersi “innamorato dell’atletica grazie a un documentario sulla vittoria di Livio Berruti nei 200 metri alle Olimpiadi di Roma del 1960”.
Deve essere riconosciuta l’importanza a professori, istruttori e professionisti che si pongono quali testimoni della storia gloriosa dello sport, e ne fanno da collante tra il presente e il futuro.
Sport al centro
In secondo luogo, l’atleta milanese lancia un messaggio alle istituzioni. “Lo sport deve essere messo al centro delle nostre vite e dei programmi scolastici per tante ragioni. Ti porta fuori dalla tua comfort zone e ti costringe ad affrontare i tuoi limiti; ti insegna a mantenere la calma sotto pressione, a prenderti le tue responsabilità, a esserci per gli altri, a rispettare loro e le regole, tutte lezioni che ti porti dietro a vita”.
Investire nello sport
Ciò che Tortu sottolinea è la necessità di investire maggiori risorse su strutture sportive adeguate alla formazione. Solo se il potere politico e la formazione scolastica rispondono con presenza e decisione è possibile vincere la sfida dello sport, che non è solo quella di “condurre un ragazzo sui palcoscenici internazionali bensì di plasmarlo quale essere umano migliore”.
Orgoglio azzurro
Con quest’ultimo pensiero si chiude l’intervento del nostro connazionale.
Orgoglio azzurro sulla pista di atletica, ma soprattutto testimone autentico di come l’umiltà e il talento, laddove accompagnati da formazione ed esempi positivi, possano accompagnarci durante la corsa della vita.
(Filippo Tortu, fonte: Tendenze di Viaggio, foto copertina)