Prima intervista esclusiva
Un nome e un cognome che nel mondo del rugby non ha necessità di presentazione.
Durante il periodo di Capo Allenatore alle Zebre lo abbiamo conosciuto e apprezzato come grande lavoratore e sempre al servizio dei suoi giocatori, anche nei momenti difficili.
Fabio Roselli ha mantenuto la linea, sempre sul pezzo e sempre disponibile con tutti. Un vero professionista, non solo del mondo ovale!

Coach Roselli, buongiorno. Eccoci ancora qui.
Prima d’iniziare con la grande novità di oggi facciamo un passo indietro.
“Va bene…”
Sorride.
Nel periodo intercorso fra Capo Allenatore delle Zebre ad oggi, lei non è stato con le mani in mano.
Di cosa si è occupato e come valuta l’esperienza vissuta in questo periodo “di transizione”?
Cosa le ha lasciato in termini di crescita professionale, umana e relazionale?
“La prima cosa che ho fatto, quando ho finito la stagione, è stata di trascorrere due mesi di completo reset e ricarica di energia.
Quando vivi tutte quelle esperienze così impegnative e vissute in contesti così competitivi, sei totalmente assorbito. Alla fine quando ne esci sei proprio svuotato.
Quindi per i primi due mesi, luglio e agosto, è stato: “non rugby…”.
Non rugby, ma…
“Solo famiglia, un po’ di vacanze e mi son ritagliato del tempo per pensare a tante altre cose.
Ho ricaricato un po’ le energie…”
Ma poi…
“Dopodiché ho iniziato a studiare un po’ i vari campionati.
Ho studiato il TOP 14, il Super Rugby e un po’ anche le attività delle nazionali di fascia uno.
Insomma ho esaminato vari campionati, vari sviluppi in relazione al gioco e cosa il gioco stava proponendo.
Da lì ho estrapolato vari argomenti che poi fanno parte dell’aspetto tecnico del gioco e che un po’ riprendono la mia filosofia di rugby, la mia identità e di come io vedo il rugby.
Ho osservato e analizzato anche un po’ di cose che magari potrebbero essermi utili in futuro.
Partendo da lì ho elaborato i primi interventi”.

Quindi un periodo di “transizione”, pausa, studio e riflessioni sul mondo del rugby…
“Nella ‘pausa dal rugby’ ho avuto tempo per approfondire alcuni concetti che magari non riesci a fare quando hai una stagione impegnativa da portare avanti. In quei momenti la testa è sempre sotto pressione e impegnata a preparare la partita successiva.
Dunque è stato un bel momento. È stato interessante. Alla fine, la pausa mi ha dato questa opportunità e una volta analizzato il tutto… ho tirato le somme”.
Conclusa la pausa di studio e riflessione quali somme ha tirato? Di cosa si è occupato?
Sorride, nessuno si era mai immaginato Coach Roselli in giro a tirarsi le dita…
“Sono andato un po’ in giro sui campi da rugby.
Un po’ mi hanno chiamato e mi hanno chiesto se ero disponibile a fare degli interventi nelle società.
Ho iniziato prima dai Club che già conoscevo. Ho cominciato con allenatori, persone, oppure dirigenti con cui già avevo rapporti.
Ma devo dire che sono andato anche in realtà che non conoscevo per niente e mi sono divertito.
Nelle realtà e negli ambienti che già conoscevo qualcuno mi ha fatto ritrovare un po’ quello che era il passato. Ho rivissuto e ripreso ottime relazioni e trascorso bei momenti con bella gente”.
Gente e relazioni che dopo le esperienze in nazionale, di allenatore di giovani promesse e l’esperienza con le Zebre di Parma, in giro sui campi da rugby ne conosceva parecchia…
Sorride discreto

“Fin da quando allenavo le giovanili dell’Italia… Eh, sì! Di persone ne ho incontrate e conosciute parecchie.
È stato bello vedere gente che sgobba, che si dà da fare per cercare di far crescere il club. E non parlo solo di allenatori, ma anche di dirigenti o semplicemente di chi decide di impegnarsi per il proprio del club.
Ho incontrato nuovi allenatori, gente nuova, legata al mondo ovale.
Persone straordinarie con tanto entusiasmo. Insomma, ripeto, è stato bello”.
Dunque è sceso in campo con persone nuove e nuovi giocatori che non conosceva…
“Sono sceso in campo con le categorie giovanili. È servito, è stato utile.
Ma anche con le categorie seniores. In entrambi i casi mi sono divertito molto.
Mi è veramente piaciuto, ho visto passione ed energia ad ogni livello.
Lo studio e la riflessione nella pausa sono dunque serviti per questa nuova fase “di formatore e allenatore”?
“Sì, quello che ho approfondito è stato valido e adeguato anche per le cosiddette “categorie minori”.
In buona sostanza può comunque servire. È utile lo stesso, anche se logicamente nell’applicazione cambiano un po’ le dinamiche e le abilità dei giocatori”.

Ma il rugby è sempre quello. Avanzare e trasmettere l’ovale indietro.
Sorride schivo, la considerazione agli occhi di un professionista ovale è quasi banale. È la prima regola da comunicare in campo.
“Le abilità da trasmettere sono sempre quelle di base e il rugby è il rugby.
Sono sempre le attitudini che si devono far crescere. E per sviluppare un certo tipo di rugby serve applicarle anche in queste situazioni diverse dall’alto livello.
Devi sempre adattarle, perché magari nel momento in cui le proponi, la situazione cambia”.
Come cambia anche la frequenza temporale degli allenamenti…
“Sì, se vai sui settori giovanili la frequenza in campo si trasforma proprio.
Magari alcuni si allenano quattro volte, altri se ne allenano solo tre.
Se vai sui settori seniores è ancora diverso. Magari tra le prime squadre della serie A Élite, o serie A oppure serie B, cambia ancora un po’… Serve adattare e adattarsi.
Ma le cose che si possono utilizzare servono molto a tutti. Certo, ci sono delle differenze…”.

Ecco, e a questo punto, accennando “alle differenze” entriamo nel merito della novità di oggi: Fabio Roselli è il nuovo Commissario Tecnico della Squadra Femminile dell’Italia Rugby che guiderà fino al 30 giugno 2026.
Coach Roselli, dai primi di gennaio 2025 si incomincia con le donne.
Ci sono differenze logicamente, come si diceva, fra i differenti livelli di gioco e di frequenza di allenamento, ma soprattutto ci sono differenza fra uomini e donne. Esiste differenza dal punto di vista degli approcci, della tipologia, dell’attitudine, oppure no?
“Mondo femminile e mondo maschile sono due mondi che hanno, soprattutto nelle dinamiche, delle diversità.
Rimane, però, chiaro e assodato che il rugby è il rugby”.
Certo ci sono diversità anche a livello strutturale, a livello muscolare, anche negli apparati energetici differenti. Quindi bisogna vedere come adattare o modificare certi principi.
Però, ripeto, il rugby è rugby”.
Cosa può esserci di diverso, ammesso che il rugby è il rugby?
“Ecco, forse la cosa che può essere un po’ diversa è come proponi le attività, come cerchi di ispirare o semplicemente di tenere motivate, entusiaste tutte le giocatrici.
Tutto deriva da queste dinamiche diverse che ci sono tra mondo femminile e mondo maschile. In verità…”.
Tutto orecchi… in verità?
“Devo dire che il mondo femminile mi ha sempre affascinato perché penso che meriti tanto quanto quello maschile e che non lo si debba riconoscere e valorizzare solo per facciata.
Chiaramente in questo momento nel nostro “mondo ovale” ci sono ancora molteplici difficoltà, però del rugby femminile ho un’idea ben chiara.
Ho già visto tante loro partite, quindi ho già identificato quelli che possono essere dei miglioramenti e magari con piccole modifiche”.
Siamo contenti per lei Coach Roselli, adesso possiamo farle i nostri complimenti e quelli di tutti i rugbisti vicini al nostro giornale.
Sorride, ringrazia

A proposito di idee, modifiche e obiettivi. Ha già qualcosa di preciso in mente?
“Sì. Ho delle idee, ma chiaramente aspetterò il primo raduno per condividerle con le ragazze.
Le sentirò per vedere se è una cosa che a loro piace e se è una cosa che tutti riteniamo possa funzionare. E poi si parte.
Insomma il rugby è questo.
In genere io all’inizio penso a un tipo di rugby, a un tipo di identità che poi si possa sviluppare nei prossimi anni.
Quindi sono molto curioso, molto eccitato e molto contento”
Roselli arriva ad allenare un gruppo solido e consolidato, giovane e motivato che ha centrato l’obiettivo della qualificazione alla prossima Coppa del Mondo con un lavoro egregio da parte di Giovanni Raineri (Nanni) e prima di lui di Andrea Di Giandomenico.
Due ottimi allenatori che hanno raggiunto risultati eccellenti nel mondo del rugby femminile italiano.
Lei arriva ad allenare un gruppo forte e consolidato, cosa chiederà in primis alle “sue ragazze”?
“Dal punto di vista umano mi ritengo fortunato perché questa volta entro in un contesto dove veramente la scuola italiana è cresciuta tantissimo, è forte.
Penso che le ragazze siano eccezionali.
In questo gruppo è stato fatto un ottimo lavoro, si sono raggiunti i traguardi che dovevano raggiungere.
E in alcune situazioni anche traguardi mai raggiunti.
Quindi entrare così, comunque, ti dà la consapevolezza che la scuola può fare molto bene, quindi da questo punto di vista mi ritengo molto fortunato.
Penso che in qualsiasi contesto, quello sportivo o non sportivo, se le persone vogliono avere successo, la prima cosa da sottolineare nel procedere è il massimo impegno e garantire il massimo sforzo quando ti impegni.
Fare un grandissimo sforzo e dare il maggior contributo possibile quanto ti sforzi a fare una cosa.
Questo è sicuramente un aspetto fondamentale.
Di conseguenza c’è una forza mentale non indifferente.
Il rugby richiede grande forza mentale, perché per sopportare e sostenere tutto lo sforzo serve impegno e lavoro duro.
Per superare le difficoltà hai bisogno di una grande forza mentale, che ti dia stabilità e che ti aiuti a fare tutto quello che è il rugby”.
Che significa anche uno sforzo di grande responsabilità?
“Le ragazze dovranno essere soprattutto responsabili per quello che riguarda la determinazione a fare tutto quello che bisogna fare per avere successo.
In questo viaggio ci vuole disciplina.
Cioè, quando vuoi avere successo non hai scelta, devi fare quello che devi fare e devi farlo in un certo modo anche e soprattutto quando non ti va.
Ci sono sicuramente momenti in cui non ti va, ma se vuoi avere successo, lo devi fare.
Quindi, insomma, per me questi valori sono la base: massimo impegno, sforzo massimale, forza mentale nel sostenere l’impegno che metti e la responsabilità nel fare sempre ogni giorno quello che devi fare per avere successo”.
Che cosa le hanno detto i suoi ragazzi delle Zebre quando si è saputo del nuovo incarico?
Ragazzi che fra l’altro, molti li hai pure cresciuti e alcuni conosciuti molto bene?
“Mi hanno fatto i complimenti per questa nuova sfida così stimolante.
A distanza ravvicinata avremo il VI Nazioni e poi in estate ci sarà il Campionato Mondiale in Inghilterra.
Quindi sono i due contesti di più alto livello che si possono avere quando fai sport.
A parte le Olimpiadi, ma con il rugby non abbiamo questa possibilità”.
La Coppa del Mondo Femminile (Rugby Word Cap 2025) si svolgerà in Inghilterra e vede l’Italia inserita nel girone con Francia, Sudafrica e Brasile.
Oltre che dai ragazzi delle Zebre di Parma, da chi altro ha ricevuto gli auguri?
“Ecco, ho ricevuto auguri da altri allenatori e da allenatrici che conosco.
Un paio di allenatrici, mi hanno detto: “Sono curiosa di vedere come te la cavi con le dinamiche nel mondo femminile, perché ci vuole tanta pazienza!”, ma scherzavano, era una battuta.
Devo però dire che quando una donna capisce il perché fa una cosa e le piace, la determinazione che mette è sconfinata”.
Ci vuole accennare l’inizio del nuovo percorso?
“Io entro in uno staff già strutturato e organizzato.
Non c’è la possibilità di metterci mano, quindi non ci sono cambi, è cambiata solo la guida.
Quello che spero e quello che voglio è di portare immediatamente tanta energia positiva, tanto entusiasmo, la mia professionalità, la capacità di focalizzare e focalizzarsi su quello che è il percorso di crescita.
Dobbiamo concentrarci sulla prestazione e su tutti quei processi che permettano un miglioramento quotidiano. Questo per me sarà fondamentale.
E poi anche il coraggio. Elemento non secondario.
Perché ci vuole un grande coraggio per esplorare strade che magari sono meno conosciute ma che potrebbero portarti ad un grande successo.
Io dico che, se tu ci credi, devi avere il coraggio di esplorare.
Quindi sarà eccitante. Eccitante e difficile perché il cambio in questo momento è praticamente alle porte del VI Nazioni e noi abbiamo il primo raduno di tre giorni a Roma dal tre al sei gennaio 2025, poi non abbiamo più attività.
Ci ritroveremo poi, appena prima del VI Nazioni, quindi sarà un momento importante anche per il Mondiale.
È chiaro che la grande sfida sarà quella di fare sempre bene, il meglio”.
Ci vuole dire altro?
“Sì, due cose.
Primo. Voglio ribadire che la squadra in questi anni ha dimostrato di aver fatto un’ottima crescita, di aver saputo “fare risultati” ed essere stata capace di centrare quelli che erano comunque gli obiettivi della qualificazione al Mondiale e le vittorie al Sei Nazioni.
Secondo: ho giocato tanti anni insieme a Nanni (Raineri, il precedente Capo allenatore della nazionale femminile N.d.R.) e quindi l’ho sentito, l’ho chiamato perché “il cambio” non è mai una cosa semplice, ma io riconosco il lavoro che è stato fatto fino adesso.
Di questo ringrazio perché entrare quando c’è un percorso di crescita già avviato è la cosa più semplice”.
Grazie per la disponibilità. Ancora complimenti! Buon lavoro, alla prossima!
L’intervista non contiene tracce di intelligenza artificiale
Foto by Vito Ravo