Si è conclusa positivamente l’esperienza a due ruote del capoluogo meneghino.
L’EICMA, consueta kermesse per centauri e appassionati del genere “due ruote’’ (giunta alla 79° edizione), ha davvero stupito e colpito positivamente (a giudicare dalle presenze dei visitatori).
I padiglioni di Rho fiera sono stati fucina di tecnologia e conservatorismo motociclistico, su tutti il dogma comune dello stupire, aggiornando qualcosa di già conosciuto e collaudato; qualcuno direbbe: affinché nulla cambi, tutto deve cambiare. Il riferimento è ovviamente relativo alla transizione ecologica che vede coinvolte anche le due ruote; in questo settore lo stravolgimento è ancor più evidente data la nascita di nuovi Brand e Spin Off di vario livello che propongono soluzioni davvero innovative e tecnologiche, applicate a design retrò o più semplicemente classico (Fantic, Ducati, ecc…) Completano la cornice la presenza di alcune personalità del motorsport italiano; per Aprilia Max Biaggi e Luca Salvadori del Team Pramac con un passato da Youtuber e velleità da campione, tutt’altro che indimostrate.
La disposizione degli stand rispetta le normali norme di buon visual; i brand più famosi sono posti centralmente per favorire un afflusso dei visitatori verso quella specifica zona, a ridosso della stesso spicchio di area, è stato collocato il “perimetro’’ per le startup; notevole la presenza del Team Finale (www.finalesc.com) di ricercatori del Politecnico di Torino che curano progettazione telai e batterie per “monopattini speciali’’ in fibra di carbonio e che fanno del riutilizzo il loro punto forte, una sorta di veicolo “green nel green’’ dato che gli ingegneri “riparano’’ batterie nuove di pacca di grandi aziende che non hanno interesse imprenditoriale nell’immettere sul mercato, eventuali prodotti difettosi; è l’abbattimento della logica consumistica che sta alla base del tanto odiato inquinamento ambientale, di fatto tali aziende preferirebbero produrre ex novo un pacco batterie, con tutto ciò che ne concerne… loro (Team Finale) si propongono di abbattere tale logica.
Impattante a livello visivo la presenza duale, per i brand più blasonati, di “stand’’ che propongono modelli a due (o più) ruote con paddock prettamente elettrici e paddock prettamente creati per motori endotermici (o dinosauri liquidi). A completare il tutto e per pura par condicio, anche i relativi track race esterni sono fruiti da mezzi a due ruote elettrici e non.
Per trarne una conclusione appagante, è opportuno considerare che le aspettative sono state perlopiù rispettate; dalla logistica dell’evento, alla riuscita vera e propria per per quanto concerne l’innovazione tecnologica ormai onnipresente non ci si è fatti mancare nulla, resta da dipanare l’unico dubbio: riusciranno i nostalgici ad abbandonare sporco, benzina, rumori e fumo per un sibilo elettrico dall’accelerazione bruciante da guidare in infradito?