La famosa citazione de Il Gattopardo dice: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Una frase che sembra calzare perfettamente alla Juventus. Una delle squadre più storiche e vincenti nella storia del calcio europeo, la Juve ha attraversato anni recenti complicati. Per tornare ai fasti di un tempo, servono cambiamenti profondi.
L’assunzione di Thiago Motta doveva rappresentare l’inizio di una nuova era bianconera. Tuttavia, possiamo affermare che il suo percorso non ha raggiunto le aspettative. L’allenatore italobrasiliano aveva un approccio molto rigido dal punto di vista tattico e ha faticato a mantenere saldo il legame con lo spogliatoio.
Il 23 marzo, la dirigenza ha scelto di voltare pagina, affidando temporaneamente la panchina a Igor Tudor. L’ex difensore croato, che ha vissuto sei stagioni in bianconero vincendo due scudetti, rappresenta una figura che conosce bene l’onore e il peso di indossare quella maglia.
Lo stile di gioco di Tudor è molto diverso rispetto a quello di Motta: se l’approccio dell’ex tecnico era più prudente e controllato, Tudor propone un calcio intenso, dinamico e con un’identità offensiva ben precisa. Dopo una fase priva di mordente, il suo arrivo sembra essere una scossa necessaria per risvegliare la Juve.
L’1-0 contro il Genoa non è stato un trionfo travolgente, ma un primo segnale positivo. Il protagonista? Kenan Yildiz, autore di una prestazione brillante e di un gran gol al 25’. Il fantasista turco, spesso lasciato in panchina o impiegato fuori ruolo sotto la precedente gestione, è stato schierato da Tudor nella sua posizione naturale di trequartista, ripagando la fiducia.
Tudor ha anche indicato Manuel Locatelli come capitano fisso per il futuro. Un gesto chiaro, che interrompe la confusione vista nei mesi precedenti con ben sette giocatori alternatisi con la fascia. Locatelli non sarà un fuoriclasse assoluto, ma la sua dedizione alla causa e il legame con la maglia lo rendono un leader credibile, nello spirito di giocatori come Tacchinardi o Di Livio.
Contro il Genoa, Tudor ha dato spazio anche a due giocatori sotto pressione: Dusan Vlahovic e Teun Koopmeiners. Entrambi sono rimasti in campo per novanta minuti, nonostante prestazioni non esaltanti. Koopmeiners, arrivato dall’Atalanta per 55 milioni di euro, ha vissuto una stagione complicata e in molti lo hanno già etichettato come un acquisto poco riuscito. Ma Tudor, schierandolo come trequartista accanto a Yildiz, ha dimostrato di voler insistere su di lui.
Vlahovic, pur poco brillante, ha comunque fornito l’assist decisivo per il gol. Il suo futuro resta incerto, complice l’ingaggio pesante e il rendimento altalenante, ma Tudor gli ha dato una nuova chance per dimostrare il proprio valore.
Ciò che colpisce dell’approccio del nuovo tecnico è la volontà di dare fiducia, anche ai più criticati. Dopo un periodo opaco, Tudor vuole riaccendere entusiasmo e appartenenza. Ogni giocatore parte da zero, in un gruppo che deve ritrovare identità e motivazioni.
La partita non è stata perfetta, ma era difficile aspettarsi di più da un debutto. Ciò che emerge è una figura di comando solida e chiara. Dopo una gestione percepita da molti come incerta, Tudor rappresenta una guida capace di dare nuove certezze alla squadra.
L’esultanza di Yildiz, che ha baciato la maglia dopo il gol nonostante le voci di mercato, è forse il simbolo di questa nuova era. Un gesto che emoziona e restituisce senso di appartenenza.
Igor Tudor, con il suo passato bianconero e la sua grinta, potrebbe essere l’uomo giusto per ricompattare la squadra e rimettere la Juve sulla giusta rotta. In un momento di transizione, la speranza torna a brillare come le tre stelle cucite sul petto di quella maglia storica.
Foto dalla pagina Facebook Juventus