Nel 2024, finora, ci sono state 2538 manifestazioni, 521 delle quali legate a temi politici, in 35 casi si sono verificati scontri e /o agitazioni, meno del 3%.
L’art. 18 del Tulps, prescrive l’obbligo di preavviso al Questore della provincia, per chiunque voglia organizzare una manifestazione (sit in, cortei, ecc..); per ragioni di ordine pubblico, moralità o sanità pubblica, il Questore ha la possibilità di impedire quell’evento ovvero prescrivere modalità relative allo svolgimento, per impedire, ad esempio, sconfinamenti su siti sensibili piuttosto che scontri fra fazioni opposte.
Regole chiare nella multiforme dimensione dell’ordine pubblico, contenitore di mille equilibri e pressioni contrastanti.
Comprensibilmente animati dal fuoco giovanile che ha alimentato la manifestazione di Pisa, e forse anche mal consigliati, gli studenti, presenti in alcune centinaia, nonostante lo schieramento degli uomini in divisa ed il posizionamento del mezzo apparissero chiari dissuasori, hanno avanzato lo stesso, impattando sugli scudi e schiacciando i poliziotti, in numero di gran lunga inferiore, che hanno reagito, caricando ed avanzando per alcuni metri nel tentativo di creare uno spazio cuscinetto con i manifestanti.
Certo, per evitare l’etichetta di ‘’servi del governo’’ o peggio ancora di ‘’fascisti’’ prese in prestito dalla proprietà matematica commutativa (cambiando l’ordine dei governi, lo stigma non cambia) avrebbero potuto tentare un semplice contenimento con gli scudi, ma chi ha assistito attivamente a qualche manifestazione, sa bene che il contatto ravvicinato e prolungato, espone le parti anche a colpi ‘bassi’ non a favore di telecamera.
Uso della forza apparentemente necessario, senza escludere che, sulla moderazione della stessa, in dinamiche fugaci e concitate, il potenziale errore di valutazione umano è sempre dietro l’angolo; per quello, però, bisognerebbe attendere l’esito delle indagini, non dei tribunali social, oppure la presunzione di innocenza non vale per i cittadini in divisa?
Insomma il vento della contrapposizione ha messo professionisti della sicurezza da un lato e giovani studenti dall’altra, con l’alto rischio di minare la fiducia nelle istituzioni, e le parole del Presidente Mattarella appaiono come gocce di buon senso nel marmo duro della contrapposizione sociale.
Vi è però una distinzione troppo spesso coperta dalla coltre di odio da mediatico che va ribadita con forza, si è trattato di una carica, non di un pestaggio, ed è la stessa differenza sostanziale che passa fra una bastonata ed un colpo di sfollagente, a fare da spartiacque vi è proprio la forza legittima esercitata dallo Stato, senza la quale lo stato di diritto imploderebbe nel far west, con l’affermazione della cultura della prepotenza, come dimostrano le immagini di Milano, dove alcuni ignoti incappucciati, staccatisi dal corte pro Palestina, hanno sfondato le vetrate di un supermercato.
Una forza che, seppur adeguatamente calibrata in relazione al contesto, si rende talvolta necessaria perché manifestare per una causa giusta, non autorizza a non rispettare le regole del vivere civile.