Dopo la lunga notte elettorale è doveroso proporre un commento, ancora a caldo, degli accadimenti e delle risultanze quantitative in essere.
Di certo non si può dire che il popolo italiano non abbia con convinzione e soprattutto cognizione di causa, scelto nel modo più appropriato la guida della nazione affinché si possa contare di più (???) in Europa e nel mondo. Il voto, lo sappiamo, è sovrano e detta le regole del futuro, almeno prossimo, del Paese e dal voto del 25 settembre 2022 si evince che l’italico cittadino ha condiviso l’idea di una nuova nazione, forte, decisa, il più possibile autarchica (si vabbè), atlantista ma con un occhio all’est più prossimo (che non si sa mai!!!), pronta a dare l’esempio del rimbocchiamoci le maniche, petto villoso all’infuori e giù con vanga e zappa a “risanar paludi” in men che non si dica, (intendiamo le ormai misere e fangose tasche degli italiani che combattono ogni giorno con bollette e caro vita), a lottare, “moschetto e forchetta in mano”, contro le ingiustizie e i soprusi di oltre settanta anni di “regime a falce e martello” (!!!) che nulla di buono ha portato se non qualche insignificante “diritto”, per giunta sbagliato, conquistato con altrettanto insignificante procedimento di lacrime e sangue. Insomma adesso, finalmente, noi, fiero e virtuoso popolo italico potremo assistere e soprattuto partecipare, alla rivoluzione tanto sognata e attesa di chi ci porterà fieramente e a testa alta a spasso per il mondo.
E adesso, dunque cosa accadrà?
Lasciando quanto detto finora al campo dell’ironia, dobbiamo necessariamente confrontarci, in termini reali con quanto la notte elettorale ha partorito e quale sarà la visione, la progettualità, l’indirizzo politico-pragmatico di chi andrà a formare il nuovo governo del paese.
Alcune considerazioni, dunque, iniziando dalla coalizione di centro-destra.
È evidente che il presidente Mattarella, compatibilmente con i tempi istituzionali richiesti, conferirà a Giorgia Meloni un mandato, presumiamo pieno e non esplorativo, al fine di formare il nuovo governo del paese. Ora al netto di tutto quanto possiamo pensare o ipotizzare in termini di scenari apocalittici per il futuro italico, ho la forte sensazione che il problema non sia del tutto Giorgia Meloni in quanto, sono un inguaribile ottimista, è una donna; è giovane seppur con trascorsi ormai ventennali nella politica che conta; ha una visione azzardatamente innovativa della comunicazione, non si spiegherebbe il successo elettorale senza pensare ai milioni di voti “giovani” che ha captato; a mio parere ben potrà relazionarsi con altri capi di governo “giovani” seppur progressisti in altri termini di altri paesi europei; infine, sfrutterà al massimo la grande occasione che le si è prospettata e cioè di diventare la prima donna premier in Italia, di lasciare un segno, ovviamente positivo per la storia del paese, di ritentare la “fortuna” riproponendosi nel futuro, aprire la strada del premierato in versione “rosa” nel nostro paese. Per fare questo di certo non potrà permettersi di chiudersi in autocelebrazioni evocative di un passato che non c’è più, ovviamente, e di certo dovrà rielaborare quantomeno in termini liberali la propria visione di gestione della cosa pubblica e dei rapporti con il resto del mondo ma soprattutto con l’Europa. Se ci riuscirà potrà diventare realmente un leader accolto senza sguardi traversi ai tavoli che contano ma l’insidia non è fuori bensì all’interno del suo stesso partito. Purtroppo è circondata da personaggi che, a una prima impressione, desiderano certamente governare ma attraverso una prospettiva del tutto distante dalla realtà contemporanea e di tutto ciò che ne consegue. Tra questi riteniamo ci sia qualcuno molto vicino, compresi alcuni tra i consiglieri più fidati della leader di FdI.
Della Lega e di Salvini, a questo punto c’è solo da attendere quando la dirigenza di via Bellerio deciderà di sostituire il Matteo meneghino perché, ormai da più parti e, soprattutto, da quei territori storicamente cuore della Padania, si sta alzando il vento anzi, una tempesta, di un rinnovamento… vedremo. Per quanto riguarda Forza Italia e il suo fondatore, Silvio Berlusconi, possiamo rilevare che ha tenuto l’urto meloniano anche imponendo e conquistando la regione Sicilia con il fidato Renato Schifani da Palermo. In Sicilia, inoltre, ormai è il gossip del momento, è stata eletta anche la “finta” moglie del cavaliere che, sembra, non abbia mai toccato il suolo della Trinacria. Staremo a vedere…
Dall’altra parte c’è solo da constatare il solito gran caos condito da una forte dose di errori pre-elettorali, del maggior partito, il PD, che hanno contribuito a spianare la strada di Meloni & friends. Gli errori della sedicente sinistra sono alla fine sempre gli stessi: appiattirsi verso un centro che non le appartiene o che, meglio, non è gradito ai suoi elettori; cercare di rincorrere a sinistra su temi non congeniali e digeribili soprattutto alle ultime dirigenze del partito; diversi tentativi di accordi pre-elettorali raffazzonati o non andati a buon fine; evitare di fare ciò che invece dovrebbe, porsi come una forza alternativa di governo dal deciso carattere social-democratico, primariamente europeista e in costante dialogo e relazione con gli omologhi partiti del vecchio continente. A sinistra della coalizione la Federazioni dei Verdi e della Sinistra ha ottenuto un buon risultato con il superamento della soglia di sbarramento che la vedranno dunque sedersi sugli scranni del nuovo Parlamento, speriamo concentrata in un’opposizione impregnata di pragmatismo e ridotta nelle chiacchiere.
La campagna elettorale ha evidenziato la presenza, almeno descritta dalle cronache giornalistiche, di un cosiddetto Terzo Polo, quello costituito dalla formazione, “insolita” nata dal fidanzamento, crediamo già rotto, tra Matteo Renzi e Carlo Calenda con rispettive famiglie (i propri partiti molto personali). Siamo certi che ci hanno provato e che il risultato possa essere del tutto gradito nonostante una certa speranza pre-elettorale di diventare subito “maturi” con un’affermazione, a lungo desiderata, a doppia cifra… In realtà se di terzo polo vogliamo e dobbiamo parlare, il nostro sguardo deve rivolgersi altrove e più precisamente verso il cielo stellato del sud dove l’ha fatta da padrone, in grandi e piccole città il Peppjno nazionale al secolo Giuseppe Conte che ha guidato il Movimento 5 Stelle ad affermazioni impreviste per molti. Il reddito di cittadinanza ha fatto il suo dovere ma fino quando durerà? Meloni & company non avrebbero nessuna intenzione di rifinanziarlo e da più parti ci sono promesse di “scaramucce” sul tema. É vero che se al Sud i 5 Stelle vanno alla grande è vero anche che comunque i fratelli italici anche qui, sono il primo partito. Ne vedremo delle belle? Sta di fatto, dunque, che il nuovo e ridimensionato Parlamento italiano si colorerà di tinte forti come il nero o vogliamo pensare un blu molto scuro, un’azzurro un po’ invecchiato e un verde ormai sbiadito. A latere contorni di rosa sciocc-ato e giallo canarino.
E dire che il pensiero intellettualmente rilevante, a meno di ventiquattr’ore dalla fine delle elezioni, che si legge costante sui maggiori social media è quello di rivolgere frasi “poco” d’amore a Giggino Di Maio che in parlamento non ci andrà… Mha!!! Chi li capisce sti elettori italiani…