La crisi determinata dal cambiamento climatico sta già colpendo l’Europa e il mondo tutto in varie forme, a seconda della regione, portando alla perdita di biodiversità, incendi boschivi, diminuzione dei raccolti e aumento delle temperature. Gli ultimi dati riportati dai più importanti scienziati mostrano cambiamenti senza precedenti del clima mondiale. Secondo l’ultima relazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), il riscaldamento globale sta provocando un aumento dei cambiamenti nell’andamento delle precipitazioni, negli oceani e nei venti in tutte le regioni del mondo; in alcuni casi si tratta di cambiamenti irreversibili. Per quanto riguarda l’Europa, la relazione prevede l’aumento della frequenza e dell’intensità dei fenomeni meteorologici estremi, comprese le ondate di calore marine, e avverte che un aumento della temperatura di 2°C avrà effetti critici per la natura e un impatto importante anche sulla salute delle persone. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, nel 2015 l’Unione europea è stato il terzo produttore di gas serra dopo la Cina e gli Stati Uniti. La relazione 2020 sul divario delle emissioni del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), avverte che mantenendo inalterate le politiche vigenti il pianeta si dirigerà verso un aumento della temperatura superiore a 3°C entro il 2100, con esiti catastrofici, una ripresa verde dalla pandemia potrebbe contribuire a ridurre le emissioni globali del 2030 del 25 % rispetto alle proiezioni attuali e a raggiungere così l’obiettivo di 2°C fissato nell’accordo di Parigi.
Con l’accordo di Parigi del 12 novembre del 2015, l’UE si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra almeno del 40% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, Il 24 giugno 2021 il Parlamento ha approvato la legge UE sul clima, che rende giuridicamente vincolante l’obiettivo di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050, questo permetterà all’UE di avvicinarsi al raggiungimento dell’obiettivo di emissioni negative post-2050. Dal 2016 la cosiddetta, Agenda 2030, rappresenta il quadro di riferimento globale per affrontare a livello nazionale e internazionale le grandi sfide del pianeta Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dovranno essere realizzati entro il 2030 a livello globale da tutti i Paesi membri dell’ONU, ciò significa che ogni Paese del pianeta è chiamato a fornire il suo contributo per affrontare in comune queste grandi sfide. La legislazione concreta che consentirà all’Europa di raggiungere gli obiettivi del Green Deal è stabilita nel pacchetto “Pronti per il 55” presentato dalla Commissione nel luglio 2021, tale pacchetto comprenderà la revisione della normativa esistente sulla riduzione delle emissioni e sull’energia, l’UE sta inoltre lavorando per realizzare un’economia circolare entro il 2050, creare un sistema alimentare sostenibile e proteggere la biodiversità e gli impollinatori.
I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile OSS (Sustainable Development Goals SDGs) e i 169 sotto-obiettivi a essi associati costituiscono il nucleo vitale dell’Agenda 2030 e tengono conto in maniera equilibrata delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, ossia economica, sociale ed ecologica. Per la prima volta, un solo documento programmatico riunisce lo sviluppo sostenibile e la lotta alla povertà. L’Obiettivo numero 13 in particolare, “Adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le loro conseguenze”, invita gli Stati a integrare misure di protezione dell’ambiente nelle proprie politiche nazionali e di sostenersi reciprocamente di fronte alle sfide. Riconosce la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici come principale forum intergovernativo per le negoziazioni volte a individuare una risposta globale ai cambiamenti climatici. A integrazione di tali negoziati, l’obiettivo prevede un rafforzamento della resilienza alle catastrofi naturali provocate dai mutamenti climatici e ribadisce la promessa dei Paesi più sviluppati di raccogliere congiuntamente, entro il 2020, 100 miliardi di dollari all’anno provenienti da varie fonti per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad adattarsi ai mutamenti climatici. Per finanziare il Green Deal, la Commissione europea ha presentato a Gennaio 2020 il Piano di investimenti per un’Europa sostenibile che mira ad attrarre almeno 1000 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati durante i prossimi dieci anni.
All’interno del piano di investimento per un’Europa sostenibile, il Fondo per una transizione giusta è progettato per supportare le regioni e le comunità più interessate da una transizione verde, ad esempio le regioni che sono fortemente dipendenti dal carbone, riconoscendo la necessità di predisporre un quadro favorevole per assicurare una transizione efficiente in termini di costi, socialmente equilibrata ed equa. Il meccanismo per una transizione giusta garantirà un sostegno su misura alle regioni e ai settori che devono far fronte a sfide particolari nella transizione climatica. Alla luce anche degli studi e dei monitoraggi effettuati, la migliore strategia sembra essere quella che prevede di sviluppare tecnologie sia verso la mitigazione che l’adattamento al cambiamento climatico. Per rimanere nel campo climatico, le così dette nature-based solutions, sono strategie di adattamento che rafforzano la resilienza dei sistemi ecologici. Quelle, per esempio, che puntano sull’approvvigionamento idrico durante le piogge o sulle aree verdi per alleviare le ondate di calore nelle aree urbane sono sicuramente esperienze da seguire. Le tecnologie per l’adattamento comprendono soluzioni tecnologiche high-tech e low-tech ma anche soluzioni tecnologiche non brevettate ma interessanti (best practices). Esempi concreti sono la microirrigazione, i pannelli che intrappolano la nebbia durante il periodo invernale o le tecnologie di assorbimento dell’umidità. Inoltre, costruire case ben isolate dal punto di vista termico consente di mitigare le ondate di calore riducendo l’utilizzo di energia, per l’aria condizionata per esempio, che rappresenta comunque una cattiva pratica da disincentivare.