Ursula von der Leyen sta impegnandosi a fondo nelle relazioni internazionali, supplendo forse alla meno reattiva azione di Josep Borrel, il commissario agli affari esteri con il quale i rapporti non sono mai stati strettissimi. Forse, sostengono i maligni, è in campagna elettorale per venire confermata al vertice della Commissione. Manca un anno, però, e i giochi sono tutti da fare. Più probabilmente la Presidente si è resa ben conto che la sua autorevolezza deriva in larga misura dalla autorevolezza nel mondo dell’Unione, e questa non appare proprio evidente. Per cui cerca di sopperire per quanto può.
Un lampante segnale di quanto debole sia la UE nelle sue relazioni internazionali lo si è visto nella confusionaria gestione della posizione europea all’indomani della strage ordita da Hamas in Israele. Il giorno dopo il Commissario per la politica di vicinato, l’ungherese Varhelyi, dichiara che la Commissione sospenderà immediatamente ogni aiuto ai palestinesi. Pronta però la smentita del Commissario alla gestione delle crisi, lo sloveno Lenarcic. A quel punto la Commissione con un comunicato ufficiale, si suppone verificato dalla Presidente, precisa che si procederà ad “una revisione urgente degli aiuti europei alla Palestina”. E successivamente una nuova precisazione specifica che in realtà non ci sono fondi da congelare in quanto non ci sono pagamenti pendenti con la Palestina. E, per concludere con le dichiarazioni immediate, la von der Leyen ha dichiarato che Israele ha il diritto di difendersi, Borrel ha però precisato che Israele deve rispettare il diritto internazionale umanitario. Sottolineature, certo. Ma differenti.
Insomma, se non è un caos poco ci manca.
Ovviamente nulla avviene per caso. La verità è che pure su questo dossier, divenuto altamente straziante oltre che tragico, l’Unione non è concorde al suo interno. Le divisioni registratesi la settimana successiva all’ONU nella votazione sullo stop al bombardamento israeliano di Gaza ne sono state una ulteriore conferma. Divisioni del resto ammesse dallo stesso Borrel al termine della riunione tenuta il 9 ottobre fra i ministri degli esteri della UE, quando ha detto che la maggioranza degli stati (dunque, non tutti) desidera proseguire nella cooperazione con l’Autorità Nazionale Palestinese.
Due popoli, due stati è la posizione sostenuta da tutti. Ma sul come arrivarci, al di là di un generico e scontato richiamo alla pace, l’Unione Europea non è unita. Risultato, non conta nulla.
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