Forse non ci facciamo caso ma la storia è piena di muri divenuti famosi nel momento in cui sono stati abbattuti.
Nel mio libro di storia di alunno in una scuola cattolica erano poche righe. Quasi una didascalia. Un tentativo di comprimere la storia come se questo evento fosse per qualcuno irrispettoso, indegno di essere ricordato e quindi da gettare nell’oblio. Un altro esempio di come la storia abbia bisogno di intelletti onesti per trasformarsi in verità dei fatti e proprietà di tutti.
Permettetemi quindi d’ora in poi di scrivere Breccia con B maiuscola, per ridare dignità con un piccolo gesto al suo significato storico, politico e sociale.
La Breccia di Porta Pia è un fatto di grande importanza per l’Italia. Cerchiamone quindi ora i motivi alla base del conflitto, gli accadimenti che hanno portato alla Breccia, le sue conseguenze e gli aneddoti più interessanti che circondano questo evento che ogni italiano, anche quelli che lo sono solo per ragioni amministrative, dovrebbero conoscere.
Tutto ha inizio nel 1861. L’Italia è finalmente uno Stato, un Regno. In questo momento storico Roma, la città più famosa del mondo, appartiene al potere temporale del Papa che si oppone al suo rilascio allo Stato appena nato che la reclama, ormai circondandola con i propri confini.
L’incertezza e l’attesa logorano gli animi risorgimentali per diversi anni finché un generale si presenta all’ingresso di Porta Pia. Lo fa alla testa dell’esercito italiano. Sono le 5.15 del 20 settembre 1870. Il generale si chiama Raffaele Cadorna, viene da Novara.
Ne segue uno scontro cruento con i numerosi volontari filo papalini. Fortunatamente, per una volta, l’esercito italiano appare determinato, organizzato e ben armato. Non senza difficoltà apre una larga Breccia nelle mura aureliane accanto alla Porta, una Breccia destinata a rimanere nella storia. Alle 9.30 i papalini alzano bandiera bianca e i bersaglieri entrano di corsa in città.
In quelle ore piene di speranza e ardore corre anche una notizia, mai smentita sebbene allarmante. Giuseppe Garibaldi, già famoso e amato, pare abbia tentato per ragioni sconosciute di fermare l’ingresso nell’Urbe, vanamente per fortuna.
La Breccia di Porta Pia unì l’Italia, tra colpi di moschetto e fendenti di sciabola, ormai tutta un sol Stato indipendente. Roma divenne la capitale del nuovo stato italiano, e il papa Pio IX fu costretto a rinunciare al proprio potere temporale sulla città.
Intorno a un evento di questa importanza sono fiorite, come sempre, storie e aneddoti di ogni tipo.
Si dice ad esempio che la resistenza papalina sia stata “addomesticata” dal Segretario di stato cardinal Antonelli che diede disposizioni affinché lo scontro durasse poco e costasse poche vite.
Si scrive che Carlo Collodi, il famoso autore di Pinocchio, vergasse in una lettera: “Dalla breccia di Porta Pia all’Unità d’Italia il paese è stato attraversato dal vento della libertà”.
Dicono i soliti informati che Giuseppe Garibaldi, che per alcuni tentò di fermare l’ingresso in Roma forse per interesse personale, in una successiva intervista disse: “Senza Roma, l’Italia non avrebbe mai potuto essere una nazione unita e forte”.
Poi qualcuno chiosa la cronaca dell’evento con una citazione divertente. Afferma che il generale Cadorna, convinse il re Vittorio Emanuele ad autorizzare un rapido attacco contro Roma, manifestandogli il pericolo che le truppe, ferme in assedio, potessero indulgere nella frequentazione delle note osterie presenti sulle vie per Roma risultando poi ubriache nel momento cruciale.
Accanto a supposti complotti garibaldini, alle strategie enologiche di Cadorna, al Pinocchio patriota risorgimentale si aggiunge anche una questione che in Italia si sussurra con prudenza. Il timore è che sia costituita subito una commissione parlamentare d’inchiesta, naturalmente affidata per imparzialità – ca va san dire – a una democristiana doc, ipercattolica e legata agli ambienti di oltre Tevere. In sua assenza potrebbero pensare a Torquemada, un professionista di spessore.
La questione è quella dei rapporti tra la massoneria e l’unità d’Italia. Tra gli addetti ai lavori tuttora è in corso un dibattito. Le prove presentate a supporto di legami tra massoneria e la preparazione delle Breccia non sembrano definitive ma certo sufficienti a far maturare il forte sospetto che la massoneria si agitasse in favore dell’unità d’Italia.
Un fatto è certo però. Molti volti noti del risorgimento quali Mazzini, Garibaldi e Cavour, erano membri della massoneria. Non solo, molti dei protagonisti politici e militari coinvolti nella rivoluzione del 1848 e nella successiva unificazione italiana, come ad esempio Nino Bixio, Giuseppe La Farina e Domenico Guerrazzi, erano massoni.
Al netto di polemiche, dubbi e pettegolezzi rimane un fatto incontrovertibile. La Breccia di Porta Pia, per la storia di questo Paese, costituisce un momento fondamentale.
Grazie al varco aperto dai bersaglieri nelle mura romane un territorio e un popolo riuscirono a stringersi sotto un’unica bandiera realizzando la propria indipendenza politica.
Foto di copertina: Wikipedia, autore sconosciuto, “la breccia di Porta Pia” a Roma dopo la presa della città, immagine anno 1870, cartolina del 1910