Oggi si commemora il decimo anniversario della scomparsa di uno degli eminenti rivoluzionari che il continente africano abbia mai conosciuto: Isithwalandwe Nelson Mandela. La sua assenza ha segnato la conclusione di un’epoca. Mandela apparteneva a una generazione di illustri figure rivoluzionarie come il dottor Kenneth Kaunda, Robert Mugabe e Oliver Tambo. La sua ascesa politica si è formata all’interno della Lega Giovanile dell’ANC (African National Congress), dove insieme a sostenitori come Walter Sisulu, Oliver Tambo e Anton Lembede, ha iniziato il proprio percorso. Il suo ruolo chiave e la sua determinazione sono emersi durante la campagna di Defiance degli anni ’50, mostrando un coraggio senza pari di fronte alla repressione statale. In seguito al tragico massacro di Sharpeville, l’ANC ha adottato la via della lotta armata, dopo aver constatato la chiusura di ogni possibilità di lotta pacifica imposta dal regime. È stato così che l’ANC ha istituito uMkhonto we Sizwe, l’esercito popolare, con Nelson Mandela come suo primo comandante in capo.
A causa del suo impegno nella lotta, Nelson Mandela e la sua famiglia sono stati oggetto di molestie, culminando con un’incarcerazione durata ventisette anni. Dopo il rilascio, ha ricoperto ruoli di rilievo, diventando vicepresidente dell’ANC e, successivamente, presidente. Mandela, titanico nella lotta per la libertà e la giustizia, è stato il primo presidente democraticamente eletto del Sudafrica dopo le elezioni del 1994, dedicando interamente la sua vita a ideali di uguaglianza e libertà. In ossequio a questi ideali e nell’intento di perpetuare il suo lascito, l’ANC invita tutti i sudafricani a rimanere fedeli ai principi di Mandela, soprattutto al suo inamovibile impegno per la libertà, la democrazia, la non discriminazione e la giustizia economica. Il suo famoso discorso durante il processo di Rivonia del 20 aprile 1964 rimane un’icona della sua coraggiosa lotta per la libertà, evidenziando la sua totale dedizione al superamento dell’apartheid: “Durante la mia vita, ho dedicato me stesso alla lotta del popolo africano. Ho combattuto contro la dominazione bianca e contro la dominazione nera. Mi impegno per un’ideale di società democratica e libera, in cui ogni persona viva in armonia e abbia pari opportunità. È un ideale per cui spero di vivere e per cui sono pronto a morire, se necessario.”
Nonostante ciò, il Sudafrica attuale rappresenta uno dei paesi con più disuguaglianze al mondo, dove la razza continua a giocare un ruolo cruciale in una società in cui il 10% della popolazione detiene oltre l’80% della ricchezza, come evidenziato da un rapporto della Banca Mondiale. L’ineguaglianza persiste a causa dell’impatto della razza sull’istruzione e sul mercato del lavoro, con le radici dell’eredità coloniale e dell’apartheid che continuano a alimentare questa disparità razziale e spaziale. Tuttavia, l’eredità di Nelson Mandela risuona ancora nei movimenti giovanili. Una conferenza globale online, chiamata Turning Point Summit, è in programma il 7 dicembre per sostenere l’azione sociale nonviolenta nella ricerca della giustizia e della pace, ospitata dal World House Project dell’Università di Stanford con gruppi partner provenienti da Sudafrica, India, Messico e altre nazioni.
Questo incontro fa seguito a una precedente conferenza, Gandhi King Mandela, tenutasi la scorsa estate in Sudafrica, che ha visto riuniti giovani attivisti e leader comunitari per promuovere nuovi modi di applicare l’eredità di Nelson Mandela, Mohandas Gandhi e Martin Luther King Jr., promuovendo, in particolare, il ricorso alla resistenza nonviolenta contro le ingiustizie e le oppressioni del passato. Diverse comunità in tutto il mondo sono impegnate nel perseguire la pace e la giustizia utilizzando l’azione nonviolenta come strumento efficace, mobilitando le persone e creando organizzazioni per migliorare la governance, contrastare la violenza e promuovere la giustizia sociale ed economica.