Silvia Roggiani, 38 anni, dal 2018 segretaria della Federazione metropolitana del Pd di Milano. Nata il 25 aprile (lei dice “per un segno del destino”), dopo un lungo periodo da assistente parlamentare a Strasburgo, dove si è fatta le ossa, e un’esperienza amministrativa come consigliere comunale, approda alla segreteria metropolitana del Pd di Milano, ricoprendo prima l’incarico di responsabile della comunicazione e poi occupandosi di organizzazione. Temperamento volitivo, gentile anche se con piglio deciso, buone capacità organizzative. È la persona alla quale Enrico Letta ha assegnato il compito di organizzare la campagna nazionale dei volontari in vista delle elezioni del 25 settembre.
La prima domanda, quindi, non può che riguardare questa campagna: Come sta andando? E soprattutto come è andata nel mese di agosto? … quello in cui ci si riproponeva di raggiungere le persone, specie quelle rimaste a casa nelle grandi città italiane deserte e assolate, non solo per portargli il messaggio elettorale del Pd, ma anche per regalare un po’ di compagnia ed essere di ausilio nelle cose di tutti i giorni.
Ci siamo trovati in questa campagna elettorale lampo a causa delle decisioni scellerate del Movimento 5 Stelle prima e di Forza Italia e Lega poi. Scelte dettate da logiche politiche di palazzo sulla base di sondaggi e poltrone piuttosto che dal bene delle persone, delle famiglie e delle imprese, in un momento di emergenza. Pensate che nella storia della nostra Repubblica non è mai accaduto che si votasse in settembre per le politiche. Noi, con le oltre mille proposte formulate da centomila persone all’interno delle nostre 700 Agorà Democratiche organizzate da Sud a Nord, avevamo già lanciato un percorso di condivisione di idee e posizioni. Siamo partiti da questo e stiamo allargando il confronto strada per strada, casa per casa. Lo abbiamo fatto in agosto, quando le vie delle nostre città erano vuote, ma tante e tanti erano in casa, al riparo dal caldo, perché non sono potuti partire, e lo stiamo facendo ora all’esterno delle scuole, delle università, delle stazioni della metropolitana. È una campagna meticolosa che unisce tradizione e innovazione: si sviluppa nella vita di tutti i giorni dalla Casa delle volontarie e dei volontari attraverso incasellamenti e chiamate e viaggia sui social network. Stiamo parlando con tutti, stiamo spiegando che il 25 settembre si voterà su due visioni completamente opposte di Italia. La campagna elettorale è sempre un momento magico. Un momento di vera politica in cui, chiunque, può essere protagonista. Noi ci siamo sempre stati tra le persone ad ascoltare i loro sogni, i loro bisogni e le loro preoccupazioni di tutti i giorni, in particolare dopo questi due duri anni. Questo ovviamente grazie al motore del nostro partito: le volontarie e i volontari.
Per il Pd si tratta indubbiamente di una campagna elettorale in salita, qualcuno dice, guardando i sondaggi, una partita persa in partenza. Lo stesso segretario Letta sembra prefiggersi soprattutto di limitare i danni dell’attesa vittoria del centro-destra, soprattutto provando a contendergli i seggi più incerti nei collegi uninominali. Ma davvero tutto è già scritto? Quali sono le tue impressioni, rispetto alla campagna porta a porta che state conducendo con i volontari?
Vogliamo dire a chi pensa che la politica non possa più essere la risposta, che invece è proprio questa a cambiare la vita di tutte e tutti. Al centro della nostra campagna elettorale non ci sono i sondaggi, ma le persone. Sfrutteremo fino l’ultimo minuto di questa campagna elettorale. Nessun destino è già scritto. Tantissime volontarie e tantissimi volontari si sono mobilitati e si mobiliteranno per gli ultimi giorni per il rush finale. Le persone ci chiedono perché il governo Draghi è caduto mentre il carovita si fa sempre più pesante. La sfida è tra la destra e il centrosinistra, tra chi in Europa è amico di Orban e noi: per i diritti, le libertà, il green e l’inclusione.
Fra le grandi incognite di questo voto vi è soprattutto il voto dei giovani. Impegnati nel sociale ma disattenti verso la politica, attenti a quel che accade nel mondo, sensibili all’ambiente sembrerebbero un bacino elettorale potenzialmente favorevole ai partiti progressisti e di sinistra. Per certi versi, potrebbero anche risultare decisivi ai fini del risultato elettorale finale. Quali sono, secondo te, le concrete possibilità di affermazione del Pd fra gli elettori più giovani, che peraltro in questa occasione saranno per la prima volta elettori anche al Senato?
Il 25 settembre i 18enni chiamati per la prima volta alle urne saranno 575mila, circa 1,1% degli elettori. Finalmente anche loro potranno votare per il Senato oltre che per la Camera, ma non basta. Noi vogliamo rafforzare la partecipazione delle ragazze e dei ragazzi alla vita politica del Paese abbassando l’età del voto a 16 anni e istituendo una nuova legge per il voto fuori sede. Ragazze e ragazzi devono essere cittadini del presente, non solo del futuro. Ho conosciuto tante e tanti di loro ad eventi, in associazioni e momenti di piazza come i Fridays for Future. Non è vero che non sono interessati alla politica, la portano avanti ogni giorno. È proprio chi dovrebbe ascoltarli, però, che ignora loro. I giovani sono al centro del nostro programma: vogliamo che gli stage curriculari siano retribuiti mentre quelli extra-curriculari aboliti, salvo quelli attivati nei dodici mesi successivi alla conclusione di un percorso di studi, aiuteremo le ragazze e i ragazzi a uscire di casa, potenziando il fondo di garanzia mutui per la prima casa e introducendo un contributo affitti di 2mila euro e porteremo avanti l’azzeramento dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino a 35 anni. I giovani non sono un bacino elettorale come del resto non lo è nessuno. Ci stanno chiedendo il riconoscimento di diritti e noi non possiamo e dobbiamo ignorarli.