Intervista esclusiva
Un medico alla guida della Federazione Nazionale Rugby: una positiva novità e uno stimolo per tutto il movimento italiano. Toscano d’origine, anzi, livornese, ex rugbista e dirigente sportivo, Marzio Innocenti è dal 13 marzo 2021, il presidente in carica della FIR.

Dopo un autunno così positivo, cosa ci aspettiamo per il prossimo Sei Nazioni? Un nuovo inizio? Come procede il lavoro con la Nazionale maschile maggiore e ancora, come va e dove va il rugby in Italia e qual è la Sua idea? Anche in relazione alle altre nazioni leader rugbistiche.
“In autunno avevamo fissato a due vittorie l’obiettivo per le Autumn Nations Series e la Squadra Maschile lo ha raggiunto. Per il Sei Nazioni abbiamo chiaro un obiettivo, ma non è ancora il momento di renderlo pubblico. Parlerò e parleremo alla Squadra in gennaio, fisseremo gli obiettivi. E’ un anno importante, che culminerà nella Rugby World Cup di settembre-ottobre in Francia. Stiamo lavorando per il lungo termine, in coerenza con le progettualità per le quali siamo stati eletti. Penso in particolare a una formazione d’alto livello, i cui processi stiamo ottimizzando”.
Dopo le vittorie in autunno quale sarà la nostra prossima…vittima. Magari l’Inghilterra e magari allo Stadio Flaminio, ci piacerebbe?
“Del Flaminio abbiamo parlato e parleremo ancora con il nuovo ministro per lo Sport, Andrea Abodi. E’ stat per tanti anni la nostra casa, oggi, credo, che difficilmente potrebbe essere adatta in funzione della capienza di base; il movimento è in crescita e a sostenere l’Italrugby ci sono sempre più tifosi. Sulla vittoria contro gli inglesi, mi permetta: per ora non mi esprimo”.

Risultati positivi anche per la nazionale femminile. Oggi abbiamo un nuovo allenatore Gianni Raineri, già bravo giocatore. Cosa ci possiamo aspettare? Nel settore femminile, in generale, ci sono stati importanti progressi, quale impulso a tutto il movimento?
“Il rugby femminile è un vettore di crescita del Gioco in tutto il mondo, in Italia non siamo da meno. Le vittorie delle Azzurre e la loro storica qualificazione ai quarti di finale degli ultimi mondiali, è un traino straordinario, noi stiamo investendo, abbiamo un progetto di sviluppo Elite che è partito nella scorsa stagione per garantire continuità sul palcoscenico internazionale. Raineri ha il compito di guidare questo ricambio generazionale, è un tecnico italiano emergente, competente ed entusiasta. L’uomo giusto per proseguire lo straordinario lavoro di Andrea Di Giandomenico”.
E oggi qual è la situazione nei territori. Ci sono differenze geografiche nella pratica del rugby. Cosa serve per far crescere il rugby fra i giovani e la scuola cosa può fare? Quali sono i progetti che sta portando avanti la Federazione?
“Quello della Scuola è un problema storico, comune a tutto lo sport italiano. Sport&Salute guida su questo fronte, abbiamo progettualità condivise, un settore dedicato come quello di Promozione e Sviluppo, ma il tema degli impianti e della cultura dello sport a scuola resta dirimente. Per quanto riguarda la sua domanda, mi perdoni la banalità, ma i risultati aiutano: guardi ai nostri numeri social in novembre. Quello è il miglior strumento di promozione del Gioco e dell’azzurro”.

In che modo incide, anche per tutto il movimento, la presenza di nostri giocatori che militano all’estero. E poi, l’arrivo di nuovi talenti dall’estero, con l’obiettivo di farli giocare in nazionale. Due valori aggiunti. In quali paesi la Federazione tende ad andare per reclutare nuovi talenti per il nostro rugby nazionale?
“La formazione nel nostro Paese è un punto imprescindibile. L’aspetto più importante della gestione mia e di questo Consiglio. Se un atleta formato in Italia e pronto per la scena internazionale sceglie l’estero, non è un problema. Abbiamo gli strumenti per garantire continuità alla filiera. La priorità è, ripeto, la formazione interna. Poi, certo, non stiamo fermi e guardiamo anche oltre confine. Il progetto Exiles sta prendendo forma. Varney e Capuozzo le dicono nulla”?

Gli Old nel rugby possono rappresentare una risorsa, o solo nostalgia di vecchi giocatori.
“Ogni tesserato, ogni appassionato, ogni volontario è una risorsa. Gli Old non fanno differenza. Alimentano la comunità, la fanno vivere. Aggiungo: il rugby, nelle sue forme senza contatto, è uno strumento di fitness eccellente. Abbiamo un progetto dedicato, per mantenere gli Over65 in attività, con cui ci siamo aggiudicati un bando di Sport&Salute. Risorse utili per il movimento”.

Presidente, la domanda che non Le hanno mai fatto e alla quale avrebbe voluto rispondere
“Pensava mai che un giorno avrebbe vinto il Sei Nazioni?”