… non per restare con le zampe nel marsupio.

“Mettete via i vostri smartphone e dedicate più tempo a calcio, cricket, tennis, pallavolo e nuoto”, l’invito ai ragazzi australiani del Primo ministro laburista Anthony Albanese.
Esperienza social
Basta una notifica per attirare la nostra attenzione e venire catapultati nel mondo social. Una volta entrati, cambiano le percezioni e le regole d’interazione.
È una realtà con un attrito diverso, tanto funzionale quanto esperienziale, potremmo chiamarla … esperienza social. Accanto alle potenzialità di una connessione interpersonale agevolata, ci sono i rischi di una confusione aumentata, soprattutto per i più giovani.

La Norma
Di cosa parliamo? Giovedì 28 novembre, il Senato australiano con 34 voti favorevoli e 19 contrari e la Camera dei rappresentanti con 102 voti favorevoli e 13 contrari fanno passare una legge che vieta l’utilizzo di parte dei social media ai minori di 16 anni di età. Sarebbero apparentemente esclusi, per motivi didattici, i sistemi di messaggistica di Meta come Whatsapp e Messenger, e la piattaforma di contenuti di Google, YouTube.
La Novità
Un elemento di novità, oltre il divieto generalizzato rispetto a una data fascia di età, è l’onere di far rispettare il divieto alle piattaforme digitali, che dovranno costruire strumenti per verificare l’età di chi usufruisce del servizio; pena una multa fino a 50 milioni di dollari australiani (30 mln di euro) in presenza di violazioni sistematiche.
L’Efficacia
Rispetto all’efficacia della legge preoccupano i diversi metodi per eludere la norma, un esempio evidente: l’accesso ai social tramite un amico/familiare, di per sé incontrollabile anche se mediato da qualcuno. È quindi importante l’aspetto culturale di aderenza alla legge, ovvero se la popolazione è d’accordo con la ratio della norma. Nel caso specifico un sondaggio di YouGov rileva che il 77% della popolazione australiana è d’accordo con il divieto.
Un Problema tecnico
Rimane un problema tecnico, la possibilità di aggirare la norma tramite le VPN (reti private virtuali). Queste permettono di dislocare “fittiziamente” il luogo da cui avviene la navigazione in rete, pratica conosciuta ai più, compresa la cosiddetta “generazione Z e Alpha” (i nati dal 2009 – ‘10 in avanti), a cui è rivolta la legge.

Reazione delle piattaforme
Le piattaforme, in testa Google e Meta, hanno reagito chiedendo una proroga di una delle disposizioni di legge, quella di ricevere entro la fine dell’anno un nuovo sistema di riconoscimento dell’età. Da qui la critica principale: la fretta del governo che ha deciso in pochi giorni, limitando così lo spazio pubblico di discussione. Anche Elon Musk, proprietario di X, definisce la misura “un modo surrettizio per controllare l’accesso a Internet per tutti gli australiani”.
Regolamentazione e globalizzazione
L’esecutivo ha proposto un sistema di verifica dell’età che potrebbe includere la biometria o la verifica dei documenti d’identità rilasciati dal Governo. In questi 12 mesi che separano l’approvazione dall’effettiva implementazione vedremo.
Saranno paradossalmente le compagnie social a erigersi a paladine dei diritti contro il diritto dello Stato, globalizzazione versus regolamentazione, chi avrà la meglio?
Quale sintesi verrà trovata?