Villa d’Este: l’imbarazzo della scelta.
Cernobbio sul lago di Como, una delle più belle opere d’arte del Cinquecento, oppure, e sempre del periodo rinascimentale, lo straordinario complesso di Tivoli voluto dal Cardinale Ippolito II d’Este. Cosa scegliere? Disagio… Proprio come capita per le preferenze da dedicare alla grande varietà dei prodotti dell’azienda con il brand Villa d’Este Home del gruppo Galileo Spa di Barbara Vitale. Qui, all’accurata scelta dei materiali, i più diversi, fra gli altri l’acciaio termico e la ceramica, si affianca la ricerca, il design e la visibile qualità. Senza tralasciare l’innata creatività italiana.
Tavola, cucina, arredo casa, tessile, bagno e il riassetto degli ambienti in generale la fanno da padrone nella cornice dello stand all’HOMI in Fiera di Milano.
Come nasce l’idea del brand Villa d’Este Home?
All’origine la nostra azienda aveva una produzione più massiva, con l’attuale brand, la produzione è (più) “pensata”, mirata al pubblico sia familiare e sia per persone che vivono da sole.
Le origini dell’azienda sono familiari?
La Galileo spa nasce come impresa di famiglia, poi Villa d’Este si è ricavata una nicchia all’interno dell’azienda con un brand italiano e con l’obiettivo di farla crescere e andare a contaminare i nostri cugini europei.
Nel senso?
Nel corso degli anni, sia dal punto di vista politico che economico, nel nostro Paese abbiamo assistito a marchi che sono venuti in Italia per fare shopping. Sono arrivati, e arrivano, per fare la spesa. Cercano di impossessarsi di un primato mondiale che in realtà è solo nostro.
Tendono a impadronirsi del design, della ricerca, dello studio della casa che per noi è prioritario. Come noi non c’è nessuno. Perché noi amiamo la famiglia, amiamo la casa e quindi amiamo circondarci del bello.
Il bello però si riteneva appannaggio dei ricchi…
Vero. Infatti ventisei anni fa era così. Poi il nostro slogan è diventato: “Perché il bello non deve essere alla portata di tutti?”
Partendo da qui siamo andati a ridimensionare i budget di acquisto andando a rimodulare i materiali con i quali si produceva e rivedendo le zone di produzione. Infatti, non dimentichiamo che oggi tutti si approvvigionano in fabbriche che risiedono all’estero perché rispondiamo a logiche di produzione che devono soddisfare quantità importanti e non sempre le aziende italiane riescono a soddisfare le esigenze.
Villa d’Este un’azienda per l’Italia e oltre…
Sì, e facendo capire ai nostri vicini europei, ad esempio Germania, Svezia e gli altri paesi nordici, affascinati dai colori scuri, che l’Italia è colore. L’Italia è brio, felicità, buonumore…
Il primo prodotto nato?
È stato un piatto, quello che ci ha regalato l’appellativo: “scomposti a tavola”. Dietro a questa frase c’è un mondo. Lo scomposto a tavola è quello che non corrisponde alla tradizione. Io non voglio che qualcuno mi dica di non mettere i gomiti sulla tavola e allora abbiamo “scomposto”. Ad esempio i piatti, apparecchiando una tavola assortita con un comune denominatore. Dove una volta può essere il colore, lo stile, oppure un disegno.
Allora indaghiamo con la responsabile operativa dell’azienda il concetto del brand innovativo dello scomporre. Cosa intende la vostra azienda con i prodotti scomposti?
Abbiamo individuato alcuni prodotti e ci siamo concessi delle licenze poetiche. Villa d’Este è tradizione e allora ci sono delle frasi utilizzate comunemente e che rimandano alla tradizione. Noi le rivediamo e la ripercorriamo su nuovi canoni. Esempio che “cottura di scatole”. Allora dici: “Ma c’è un errore e lo rileggi, poi capisci. Che “rottura di scatole” è una frase storica potremmo dire tradizionale. Allora sorridi e capisci. È stata usata una licenza poetica cambiando una parola e tutto assume un significato diverso. Noi l’abbiamo contestualizzata in un oggetto e riprodotta ad esempio su in piatto, su un bicchiere… e così lo facciamo con altre frasi “tradizionali” e concetti rivisti e adattati all’esigenza. Dietro ogni frase c’è un mondo. Tutto questo favorisce le collezioni, che durano nel tempo e la commerciabilità dei prodotti.
Cosa c’è dietro la nascita di una nuova linea?
Un’esplosione di contenuti e di immagini che poco alla volta e con un gruppo di lavoro consolidato si traspongono nel materiale e nel prodotto desiderato.