Luciano Ligabue esordì come regista cinematografico nel 1998 con il film Radiofreccia.
Una delle scene più memorabili del film è il monologo recitato dal conduttore di radio, Ivan “Freccia” Benassi, interpretato magistralmente dall’attore bolognese Stefano Accorsi.
Il conduttore reggiano apre il monologo con una frase che è diventata iconica. Freccia rende omaggio alla punta leggendaria dell’Inter, Roberto “Bonimba” Boninsegna, dicendo:
“Credo nelle rovesciate di Bonimba”.
Più tardi nel monologo, Freccia ricorda con grande passione e nostalgia la squadra più leggendaria nella lunga storia della squadra milanese:
“Credo che un’Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.”
Da grande interista, Ligabue voleva rendere omaggio alla Grande Inter degli anni ‘60.
Attraverso la storia del calcio, ci sono state centinaia di buone squadre. Però, squadre leggendarie vengono una volta ogni tanto.
La Grande Inter non era soltanto una squadra. Era un gruppo di uomini che hanno definito una generazione. Una squadra così mitica, che è citata nel cinema e nelle canzoni nello stesso modo in cui T.S. Eliot citava Michelangelo o i filosofi odierni parlano di Socrate o Platone.
Il 26 di ottobre, uno dei pilastri del Grande Inter è scomparso. All’età di 84 anni, Jair ha lasciato il mondo. Con la sua tecnica magistrale e la sua velocità micidiale, l’esterno brasiliano rimarrà uno dei giocatori più indimenticabili della sua generazione.
Jair da Costa nacque il 9 di luglio del 1940 a Santo André, nella periferia di São Paulo in Brasile. L’esterno brasiliano iniziò la sua carriera con una squadra locale: la Portuguesa. L’ala di São Paulo giocò in Brasile per due stagioni. Però, tra poco, la sua avventura europea stava per iniziare.
Nel novembre del 1962, Jair fu venduto all’Inter. Sotto l’allenatore Helenio Herrera, Jair diventò l’ala destra titolare dei nerazzurri. La Grande Inter, insieme con Jair, divenne una delle squadre più forti nella storia del calcio europeo. Durante il decennio, la squadra milanese vinse quattro scudetti e due Coppe dei Campioni.
Il momento più memorabile di Jair in nerazzurro successe in una storica finale. Nella finale della Coppa dei Campioni del 1965, l’Inter giocò contro il Benfica a San Siro.
La squadra milanese stava provando a vincere il trofeo prestigioso per la seconda volta di fila. Però, non sarebbe stato facile.
Il Benfica schierava una squadra imponente in campo. La squadra portoghese aveva alla loro disposizione uno dei giocatori migliori al mondo: Eusebio.
Però, la Grande Inter aveva una squadra che giocava bene insieme, come se fossero cresciuti tutti insieme in parrocchia. L’undici messo in campo quel giorno è così leggendario, che gli interisti potrebbero recitare i nomi, nello stesso modo in cui un medico può recitare il giuramento di Ippocrate:
Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso.
C’erano molte aspettative per questa partita che doveva essere leggendaria. Però, successe qualcosa fuori il controllo dei giocatori. Il giorno della partita, ci fu una pioggia torrenziale che cadde su Milano.
La partita fu giocata. Però, il livello del gioco era abbastanza abbassato, dal fatto che il campo era molto scivoloso a causa della pioggia continua. Tutte e due le squadre sapevano che questa partita sarebbe stata tosta e combattuta.
Al 43’, Jair fece un tiro rasoterra, non molto forte, verso la porta del Benfica. Il tiro era diretto verso il portiere portoghese, Costa Pereira. Però, la combinazione della pioggia, dell’errore umano e della fortuna, causarono il pallone a scivolare sotto il corpo del portiere portoghese. L’esterno brasiliano aveva segnato il gol decisivo.
In una partita poco appariscente, l’Inter vinse con il punteggio finale di 1-0. La Grande Inter aveva vinto la Coppa dei Campioni per la seconda volta di fila, davanti ai loro amati tifosi al San Siro.
La carriera di Jair con la nazionale brasiliana non fu prestigiosa come quella che ebbe con l’Inter. Infatti, l’esterno brasiliano fece soltanto una presenza con la Seleção nella sua carriera.
Questo era perché Jair ebbe una sfortuna immensa. L’esterno dell’Inter giocò durante lo stesso periodo di Garrincha, che forse è l’esterno più forte nella storia del calcio brasiliano.
Però, insieme con il Brasile e Garrincha, Jair ebbe un momento glorioso con il suo paese. Anche se non giocò un solo secondo durante il torneo, Jair fece parte della squadra brasiliana che vinse la Coppa del Mondo del 1962.
In un mondo dove il calcio sta sempre diventando più tattico e più robotico, adesso possiamo soltanto sognare giocatori con lo stile e l’eleganza di Jair.
Forse, il personaggio di Freccia aveva ragione:
“Credo che un’Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più.”
Forse una squadra leggendaria come la Grande Inter e giocatori brillanti come Jair non li avremo mai più.
Però, almeno avremo sempre i ricordi.
L’esterno brasiliano non è più con noi al mondo.
Però, l’avremo sempre in mente correndo giù per la fascia.
Grazie per tutto, Jair.