Il voto del 25 settembre inaugurerà senza dubbio una nuova fase politica. Dopo una legislatura all’insegna dapprima del populismo del governo giallo-verde (l’esecutivo Conte I, contrassegnato dall’asse Di Maio-Salvini e dal distacco dall’Europa), poi della responsabilità necessaria del governo giallo-rosso (l’esecutivo Conte II, contrassegnato dall’asse PD-Movimento 5 Stelle e dell’emergenza pandemica), e della scelta di responsabilità (l’esecutivo Draghi, fra pandemia e guerra), la legislatura che si aprirà all’indomani del voto del 25 settembre che segno avrà? Stando ai sondaggi, sarà una legislatura contrassegnata da un governo di centro-destra, molto probabilmente sotto la guida di Giorgia Meloni, con una coalizione formata da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e centristi la cui cifra fondamentale sarà la ricerca di un equilibrio possibile fra radicalismo sovranista e moderatismo centrista.
Ma se guardiamo agli orientamenti di voto che si stanno palesando nell’elettorato italiano, se osserviamo le tendenze che hanno attraversato la società italiana dalla pandemia alla guerra fra Russia e Ucraina, possiamo intravedere chiaramente quella che sarà l’ossatura di consensi e l’insieme di aspettative che dovrebbero dare sostegno a questa nuova stagione politica di centro-destra. Sono, in particolare, gli elettori che maggiormente hanno risentito dei problemi prodotti prima dalla pandemia e oggi, e ancor di più domani, dalle conseguenze della guerra russo-ucraina, che con i loro orientamenti condizioneranno la nuova stagione politica. E qui non c’è da stare troppo sereni (Letta permettendo, che alla serenità suggerita ha pagato un pegno oltremodo alto), perché una fetta consistente dell’elettorato italiano che porterà alla vittoria il centro-destra (se le previsioni dei sondaggi si dimostreranno corrette) si alimenta di atteggiamenti che dire anti-sistema è poca cosa. Recenti sondaggi hanno contribuito a mettere in luce come almeno il 18-20% della popolazione italiana, che per metà si riconosce anche nella proposta politica del centro-destra, si riconosca pienamente nell’equazione “No Vai (e no Green Pass) e Pro Putin”.
Si tratta di coloro che in una prospettiva più ampia e comprensiva sono considerati i “perdenti della globalizzazione”, quelli che in questi anni hanno mostrato una marcata disaffezione politica, che si è tradotta senza mezzi termini in una forte opposizione al processo di integrazione europea, in un forte rimpianto della Lira, nell’insofferenza verso le decisioni prese dai governi (Conte II e Draghi) per contrastare la pandemia, che non vedevano l’ora di liberarsi di Draghi e che, in una parola, pensano che il nostro paese stia andando nella direzione sbagliata.

Sono il “popolo” al quale spesso si richiamano Salvini e Meloni, che si informa attraverso i social media e internet, invece che con telegiornali e talk show, e che tendono ad associare un atteggiamento No Vax e No Green Pass con la giustificazione delle iniziative di Putin e con un marcato anti-americanismo, accompagnato da una forte critica alla NATO e ai paesi occidentali che hanno deciso di aiutare l’Ucraina contro la Russia. Ed è assai probabile che questo “popolo”, il prossimo autunno, quando la guerra russo-ucraina si farà sentire ancora di più sui prezzi al consumo e sui costi dell’energia, si schiererà apertamente contro le sanzioni alla Russia, a favore di una conclusione del conflitto favorevole a Mosca.
Questa è forse l’ipoteca più preoccupante che accompagnerà il prossimo esecutivo (se sarà di centro-destra), fin dai suoi primi passi, mettendo a dura prova la capacità finora dimostrata dai suoi leader di alimentare la protesta senza porsi troppo il problema di come trovare soluzioni percorribili alle gravi difficoltà in cui si trova il paese. Un primo indizio di quanto il rapporto con questi settori dell’opinione pubblica saranno difficili anche per un governo di centro-destra, che su di essi ha costruito i suoi recenti successi in termini di consenso, basti dire che il leader politico in cui più si riconoscono è Gianluigi Paragone. Solo a seguire, vi è Giorgia Meloni, mentre quello che più si è sforzato di intercettarne le aspettative, Matteo Salvini, viene molto dopo, con un giudizio molto freddo e privo di entusiasmo.
Basterà un governo di centro-destra, con Meloni e Salvini, a sanare la frattura anti-sistema di cui si alimenta questa parte non trascurabile della popolazione italiana? Forse sì, ma non è assolutamente detto. Quale sarà dunque il segno della nuova stagione politica che verrà inaugurata dal voto del 25 settembre? Riusciranno i sovranisti di governo a sopire le tensioni che attraversano questo quinto della popolazione italiana? O la situazione rischia di andare fuori controllo, come accadde negli Stati Uniti nel gennaio 2021, con l’assalto a Capitol Hill come ultimo atto della strategia populista sfuggita di mano a Donald Trump?
L’articolo tiene conto di alcuni recenti sondaggi svolti da IPSOS PA sul tema della pandemia e della guerra.