Nell’estate del 1961 iniziò in Germania la costruzione del Muro simbolo, per molti versi, delle contraddizioni e degli scontri della Guerra Fredda. Sessant’anni dopo lo ricordiamo ancora. E adesso?
La chiusura di quella stagione nel ’91 non inaugurò il periodo di pace a cui si sarebbe pensato, quanto più una nuova stagione di tensioni geopolitiche. Oggi, con l’invasione russa dell’Ucraina e la Cina che non nasconde le sue mire su Taiwan, viene da chiedersi il significato di questo termine, e se la Guerra Fredda sia mai veramente finita.
A metà agosto del 1961, al loro risveglio, i berlinesi trovarono un ospite sgradito che si estendeva da un lato all’altro, attraversando tutta la città e creando una spaccatura in seno all’Europa intera. La profetica “cortina di ferro” di cui aveva parlato Winston Churchill quindici anni prima, era a quel punto fisicamente calata sul Vecchio Continente. Walter Ulbricht, il primo presidente della Repubblica Democratica Tedesca, si schierò a favore di questa norma in grado di fermare un tasso di emigrazione che, in quegli anni, aveva raggiunto proporzioni epocali. Ottenne, però, il risultato di manifestare in modo tangibile quella divisione che resta, ancora oggi, il simbolo della Guerra fredda.

Solitamente identificato come il periodo tra 1946 e 1991 in cui si affrontarono i blocchi contrapposti di USA e URSS, il termine “Guerra fredda” cela, però, un significato più ampio. Indica, infatti, un tipo di scontro tra entità statali che, a causa delle capacità belliche dei contendenti, non può concludersi con la distruzione totale di uno dei due senza che ciò abbia conseguenze sull’altro tali da vanificarne la vittoria. Bloccati, dunque, dall’equilibri nucleare che si manifesta nella “mutua distruzione reciproca assicurata” i contendenti non possono fare altro che cercare di destabilizzarsi economicamente, politicamente e socialmente a vicenda. Le superpotenze si trovavano nel centro di una scacchiera che era, per la prima volta nella storia, inattaccabile, il che rendeva necessario spostare la partita combattendosi ai margini: Sud America, Cuba, Corea, Vietnam…
La caduta, nel 1991, dell’URSS segnò, secondo molti analisti, la fine di questo stato di tensioni, e si pensò che, reggendosi solo sotto la guida di Washington, il mondo di sarebbe avviato a un periodo di pace e prosperità. Dopo 20 anni di Medioriente e la guerra al terrorismo si dipinge invece uno scenario differente e, invece che ritenere conclusa “la Guerra fredda” è più opportuno ritenere che “una Guerra fredda si è conclusa”.
Con Putin che avanza in Ucraina, Xi che estende le sue mire su Taiwan, siamo di fronte a uno scenario in cui si fronteggiano dei grandi giocatori e in cui nessuno è in grado di eliminare gli altri sopravvivendo allo scontro. Tutto questo ci porta, dunque, a chiederci se quella fase della storia sia archiviata per sempre o se, semplicemente, le “guerre fredde” siano un tipo di scontro al quale, a causa della scarsa evoluzione tecnologica, l’umanità non aveva mai assistito prima.
Foto copertina Wikipedia: Ricordo dei caduti nella “striscia della morte”. La prima croce a sinistra è in ricordo di Peter Fechter.