Come si può non ricordare la storia rossonera di Paolo Maldini?
Come si può dimenticare chi è stato Paolo Maldini per questa squadra e per questa maglia?
Eppure il nuovo proprietario della squadra rossonera sembra essere indifferente a tutti questi successi, mostrando appunto indifferenza e zero rispetto per questa maglia.
Ci pensiamo noi a far sapere chi è stato, chi è e chi sarà Paolo Maldini per questa maglia.
Paolo Cesare Maldini nato a Milano il 26 giugno del 68, è figlio d’arte perché suo papà è stato una colonna del Milan. Il primo capitano di questa squadra ad alzare la coppa della Champions League nel 1963, nonché il primo giocatore italiano in assoluto.
E’ proprio vero quando si dice che la mela non cade mai lontano dall’albero; infatti, nel corso della sua carriera calcistica è stato capitano e un grande giocatore per questi colori, proprio come lo è stato suo papà Cesare.
Sicuramente il nome Maldini è un ottimo biglietto da visita in questo mondo, ma lui è riuscito ad andare oltre il cognome. Si è fatto conoscere soprattutto per Paolo; difatti, anche se non ha mai vinto il pallone d’oro, premio consegnato al miglior calciatore europeo dell’anno, viene considerato da molti il terzino sinistro più forte mai esistito.
Possiamo descrivere Paolo Maldini come l’essenza del Milan; il quale con le sue 902 presenze con questa maglia, ha contribuito a scrivere la storia di questa società, conquistando tutto ciò che si possa conquistare con un club: 5 Champions League, 7 Scudetti, 5 Supercoppe Italia, 1 Coppa Nazionale, 3 mondiali per club (Coppa Intercontinentale).
Fino a poco tempo fa deteneva il record di maggior numero di presenze in Serie A, con ben 647 presenze, superato poi dal suo amico ed ex portiere della Nazionale Italiana Gianluigi Buffon, attuale detentore del record con 648.
A proposito di Nazionale, Maldini non ha mai alzato al cielo una Coppa del Mondo.
Il 20 gennaio del 1985 fu l’allenatore Nils Liedholm, svedese con cittadinanza italiana, che lo fece esordire per la prima volta contro l’Udinese, nel freddo di Udine.
I suoi primi successi però arrivarono con l’approdo in panchina di un certo Mister Arrigo Sacchi, il quale si dice abbia rivoluzionato il calcio. Con quest’ultimo inizia a collezionare i primi trofei, tra cui anche quelli di caratura maggiore come la Coppa dei Campioni. I successi continuano con l’arrivo del CT Fabio Capello, per poi concludere in bellezza la sua carriera, avendo come CT il mitico Carlo Ancelotti e anche in questa era Maldini ha continuato a conquistare trofei.
Allenatori di qualità…
La sua carriera calcistica è terminata nel 2009, con un piccolo screzio tra i tifosi e lui, nulla di grave, fu una goccia in un oceano di affetto. Dopo l’addio al calcio giocato, Maldini se non fisicamente presente ma mentalmente è sempre rimasto legato al Milan, sperando sempre un giorno di poterci ritornare, magari nella veste di Dirigente.
Finalmente quel giorno o meglio quell’anno arrivò, nella stagione 2018, con l’acquisto del Milan da parte del fondo Elliott, che rivoluzionò completamente l’organigramma interno societario, facendo subentrare Paolo Maldini come Direttore dello sviluppo strategico dell’area sport.
Nel 2019 Paolo fu nominato Direttore dell’area tecnica, ricoprendo egregiamente il suo ruolo, comprando giocatori giusti per il Milan, che hanno portato poi alla conquista del diciannovesimo scudetto nella stagione 2021/2022.
Ma tutto questo non è bastato…
Ad un anno dal passaggio dal fondo Elliott al suo nuovo proprietario, ossia la RedBird Capital Partners con sede a New York e con CEO, Gerry Cardinale un americano con origini italiane. Possiamo anche definirlo come colui che ha spazzato via 25 anni di carriera, 70 anni di storia e il sogno di un uomo di continuare a vestire i colori rossoneri anche da Dirigente.
Insieme al suo collaboratore Massara, Maldini si è visto chiudere le porte in faccia perché, secondo Cardinale, colpevole di non avere fatto una stagione all’altezza, complici anche gli acquisti flop nella scorsa finestra di mercato; nonostante in questa stagione sia riuscito insieme a tutto il team tecnico a portare il Milan a disputare una semifinale di Champions League e la qualificazione alla prossima Coppa dei Campioni.
Giusto o sbagliato che sia, non possiamo fare molto se non dunque accettare questa decisione, ma possiamo contestualizzare il modo in cui ciò è accaduto. Non si può liquidare una “bandiera” così importante per questo club, di cui lei stesso ne fa parte, in solo 10 minuti di colloquio, non avendo rispetto del passato e dello stesso presente.
Questi avvenimenti sono sempre più presenti in questo ambito, dove gli interessi prevalgono sulla storia.
Abbiamo bisogno di più vento per le nostre Bandiere.
Foto di copertina: Goal.com
Sito personale di Mattia: https://www.calciovenerdi.it/