12 marzo 1610. Prima pubblicazione del trattato astronomico Sidereus Nuncius di Galileo Galilei. Grazie alla sua notevole competenza nel fabbricare lenti, combinata con la perizia dei maestri vetrai di Murano, e al generoso stipendio concessogli dal Senato di Venezia dopo una magistrale dimostrazione delle potenzialità in campo militare del “cannone occhiale”, effettuata dal campanile di San Marco, Galileo, all’epoca insegnante all’Università di Padova, poté dedicarsi con grande alacrità al perfezionamento del suo cannocchiale, riuscendo, finalmente, a puntarlo verso il cielo e a utilizzarlo, altrettanto magistralmente in campo astronomico. Durante le notti serene dell’autunno il grande scienziato pisano scrutò la volta stellata, realizzando osservazioni talmente rivoluzionarie da far crollare l’intera impalcatura dell’astronomia e della cosmografia aristotelico – tolemaica. Egli individuò delle rugosità, montagne e crateri, sulla superficie della Luna, fino ad allora ritenuta invece del tutto liscia e composta di materia celeste incorruttibile. Poi, con l’osservazione di luci e ombre proiettate dalla Terra sulla Luna, capì il movimento relativo tra i due organi celesti. Con lo studio della Via Lattea la identificò come un enorme ammasso di stelle e corpi celesti, raggruppati in cumuli minori. Infine focalizzò la sua attenzione su Giove, di cui scopri 4 satelliti naturali, chiamati prima “pianeti cosmici” e poi “medicei”.
13 marzo 1781. L’astronomo William Herschel scopre il pianeta Urano. Sebbene esso sia visibile anche a occhio nudo, come gli altri 5 pianeti noti sin dall’antichità, fino al XVIII secolo non fu riconosciuto come tale e considerato una stella, a causa della sua bassa luminosità e dell’orbita particolarmente lenta. Una curiosità riguardo a riguardo è che la sua scoperta giunse del tutto inaspettata, infatti i pianeti visibili a occhio nudo erano ben conosciuti da millenni, di conseguenza nessuno sospettava che ve ne fossero altri. La composizione chimica di Urano è simile a quella di Nettuno, ma differente rispetto a quella dei giganti gassosi, cioè Giove e Saturno. Per questa ragione talvolta gli astronomi preferiscono riferirsi a Urano e Nettuno come appartenenti alla classe separata dei “giganti ghiacciati”.
14 marzo 1489. La Regina di Cipro, Caterina Cornaro, vende il suo regno alla Repubblica di Venezia. La vita di Caterina fu difficile e molto triste: il suo regno, oggetto delle mire espansionistiche di troppi potentati tra cui Venezia e l’Impero Ottomano, fu sempre instabile e precario, con una sovranità sempre limitata e compressa dal soffocante, ma necessario aiuto politico e militare veneziano, che ovviamente era tutto meno che disinteressato. Il regno di Caterina fu reso ancora più difficoltoso dalle continue congiure ordite ai suoi danni, l’ultima delle quali, ad opera di nobili catalani, fu scoperta nell’ottobre 1488. La rivolta fu soppressa dai veneziani che restituirono l’isola a Caterina, ma le imposero, al tempo stesso, di abdicare a favore della Repubblica, in caso contrario le sarebbe stato applicato il duro trattamento che la legge veneziana riservava ai ribelli, tra cui la spogliazione di tutti i privilegi. Dopo la firma dell’atto di abdicazione la Cornaro, il 18 marzo, lasciò per sempre l’isola su una galea veneziana, accolta a Venezia con onori regali, anche se in realtà per tutto il resto della vita fu un semi ostaggio, sorvegliata e spiata. A lei fu riservata la signoria del piccolo borgo di Asolo, con il privilegio di poter usare negli atti ufficiali il titolo e rango regali; mentre non poteva toccare la materia fiscale, che restava di competenza delle autorità veneziane, né le era permesso di ospitare personaggi nemici di Venezia o ad essa non graditi. Generoso l’appannaggio riservatole, pari a 8000 scudi annui, tanto che Caterina ebbe alla sua corte artisti come Giorgione e Lotto ed il letterato Pietro Bembo che presso di lei compose il suo capolavoro Gli Asolani. L’ultima regina di Cipro si spense ad Asolo nel 1510.
15 marzo 1917. Lo Zar Nicola II di Russia abdica in favore del fratello a seguito della rivoluzione di febbraio. In quei giorni lo Zar si trovava in una situazione inestricabile e ingestibile: alle rivolte in atto in tutto il paese si unì il blocco di telegrafi e ferrovie che fece sentire il sovrano sempre più isolato, inoltre fu informato che la Duma aveva preso il potere nella capitale, notizia che lo demoralizzò ulteriormente. Dopo essersi consultato con alcuni ufficiali e deputati il 15 marzo, nel suo vagone ferroviario privato ed in presenza di due deputati della Duma, firmò l’atto di abdicazione. Inizialmente era sua intenzione trasmettere il potere al figlio Aleksej, ma prima della firma optò per il fratello Michail, poiché temeva che il figlio, malato, potesse esser separato dal resto della famiglia. Durante la firma dell’atto Nicola chiese di potersi recare con la famiglia nella sua residenza di Jalta, in Crimea. Dopo l’abdicazione, mentre il fratello veniva informato dell’abdicazione e decideva di trasferire il potere nelle mani di un governo provvisorio, il treno dell’ex zar, impossibilitato a proseguire per Carskoe Selo, ritornò a Mogilev dove, il 17 marzo, Nicola, che aveva mantenuto il solo titolo di colonnello dell’esercito, fu arrestato. Dopo aver incontrare la madre, l’ex imperatrice vedova Maria Feodorovna, il 21 marzo Nicola e la sua famiglia raggiunsero Karskoe Selo quali prigionieri politici.
16 marzo 1850. Nathaniel Hathorne pubblica La Lettera Scarlatta. Il romanzo è un classico della letteratura statunitense e, ambientato nella Nuova Inghilterra puritana e retrograda del XVII secolo, racconta la storia di Hester Prynne che, dopo aver commesso adulterio, ha una figlia di cui si rifiuta di rivelare il nome del padre, lottando per una nuova vita di ravvedimento e dignità. Nell’insieme l’autore analizza i temi del legalismo, del peccato e della colpa e nell’introduzione lo scrittore, un alter ego di Hawthorne, finge di aver trovato lettere e documenti che raccontano la storia di Prynne e che ne provano l’autenticità, inoltre sostiene che quando toccò la lettera ricamata aveva provato “un calore bruciante”. In precedenza Hawthorne aveva lavorato nella Dogana di Salem per lungo tempo, perdendo il lavoro in seguito ad un cambiamento dell’amministrazione politica. La prima edizione del romanzo vendette rapidamente le prime 2500 copie e un mese dopo fu venduto l’equivalente della seconda edizione e ancora oggi rimane uno dei libri più venduti in America. Le ragioni del suo perdurante successo sono tante tra cui l’originalità e la freschezza dei temi trattati nel libro, il vivace dibattito che suscitò la sua pubblicazione anche a distanza di anni, dato che in molti avevano frainteso il vero e più profondo significato del romanzo credendolo solo di un’opera “scandalosa” che trattava di un comunissimo adulterio. Genuinamente americani sono inoltre lo stile, il linguaggio i temi ricorrenti ed i personaggi. L’autore fu inoltre costantemente appoggiato dalla famiglia e dagli amici tra cui Hermann Melville e l’editore, ripagato dal successo dell’opera che gli consentì di vivere della propria scrittura, un’eccezione per l’epoca se si considera che gli unici che potevano realisticamente permetterselo erano solo preti e insegnanti.
17 marzo 1852. Annibale De Gasparis (1819 – 1892), astronomo e matematico oltre che Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte a Napoli, scopre l’asteroide Psyche, uno dei più grandi della fascia principale con i suoi 250 km di diametro. All’asteroide fu dato il nome di una figura della mitologia greca e, finora, sono state osservate solo due sue occultazioni stellari, la principale delle quali è stata registrata in Messico il 22 marzo 2002. Per De Gasparis furono anni intensi di ricerche, infatti, tra il 1850 ed il 1853, individuò ben 7 asteroidi (uno dei quali, Irene, risultò esser stato identificato 4 giorni prima da Jhon Russell Hind, astronomo britannico, cui fu attribuita ufficialmente la paternità della scoperta) ed altri 2 negli anni sessanta del secolo. Porta il suo nome l’asteroide 4279 De Gasparis.
18 marzo 1848. Dopo che il giorno precedente Venezia era insorta, a Milano Carlo Cattaneo riesce ad ottenere alcune concessioni dal vicegovernatore austriaco, però subito dopo annullate dal generale austriaco Josef Radetsky. Cattaneo ed i suoi insorgono, iniziando così le Cinque Giornate di Milano. Dopo giorni di durissimi combattimenti – che tra gli insorti causarono 400 caduti e quasi 600 feriti – la mattina del 22 marzo le strade cittadine erano sotto il controllo degli insorti, mentre gli austriaci controllavano ancora le mura spagnole ed il castello sforzesco. Mentre la città era chiusa in una sorta di anello dagli austriaci, nelle campagne circostanti le strade erano bloccate dalla popolazione in rivolta, impedendo agli austriaci ogni possibilità di ricevere rifornimenti e rinforzi. A questo punto Radestsky decise ad evacuare la città senza abbandonare le posizioni per garantirsi una ritirata ordinata delle truppe. Gli scontri intanto proseguivano con i milanesi che tentavano di forzare il blocco e unirsi agli insorti delle campagne, tra l’altro ai rivoltosi non mancavano sicuramente le armi dato che a quelle prese in combattimento si aggiungevano quelle rinvenute nelle caserme abbandonate. L’idea vincente per assaltare le posizioni del nemico venne ad Antonio Carnevali, professore di storia militare ed ex ufficiale della guardia napoleonica nella campagna di Russia, che propose di avvicinarsi facendo uso di barricate mobili, costituite da fascine di tre metri di diametro che gli insorti, bagnate per prevenire incendi, avrebbero fatto rotolare tenendole davanti a sé per ripararsi dai proiettili austriaci. Nonostante l’ormai certa vittoria sul campo, però Cattaneo venne battuto sul piano politico: alla riunione del consiglio di guerra, fu infatti inviato a Torino un messaggero con una petizione con cui i milanesi chiedevano a Carlo Alberto di entrare in Lombardia. Il 23 marzo, giorno successivo alla fine dei combattimenti a Milano, il Regno di Sardegna dichiarò guerra all’Austria, ma re Carlo Alberto non diede alcun ordine di far muovere le truppe. Il 25 marzo il generale Passalacqua, fiduciario del re di Sardegna presso il governo provvisorio di Milano, scrisse al ministro della Guerra a Torino che le truppe piemontesi dovevano assolutamente passare il confine e raggiungere Milano. Come risposta alle sue sollecitazioni venne ordinato all’avanguardia di passare il Ticino, ma solo il 29 marzo le truppe piemontesi cominciarono a dirigersi verso Milano.