Jack Jaselli, classe 1980, milanese di nascita ma cittadino del mondo.
La sua discografia vanta quattro album in lingua inglese e uno in italiano, testimonianza di un’anima poliedrica e cosmopolita.
Musicista, cantautore e autore, Jack ha iniziato a esplorare il mondo da adolescente e da allora non si è mai fermato.
Il suo nuovo singolo, “Wandering Soul”, pubblicato il 14 giugno, è il proseguimento naturale di una visione della vita che mescola arte e introspezione. Nel corso degli anni, Jack ha infatti abbracciato anche il percorso di Mindfulness Educator, un cammino di consapevolezza che si riflette nella sua musica.
Dopo tre anni di assenza, seguiti all’ultimo singolo “Se Non Ora Quando” e all’EP “Torno A Casa Piedi Sessions” — titolo che rimanda al suo primo libro, pubblicato nell’aprile del 2021, in cui racconta i quaranta giorni e 800 chilometri percorsi lungo la Via Francigena da Pavia a Roma con la chitarra in spalla — Jack Jaselli torna finalmente sulle scene musicali.
NDP ha avuto il piacere di intervistare questo artista poliedrico, sempre in cammino tra note e parole.
1. Ciao Jack, benvenuto su NDP, la prima domanda riguarda le tue esperienze di viaggio. Hai percorso 800 km lungo la Via Francigena e scritto un libro su questa esperienza. Come ha influenzato questo viaggio la tua musica e la tua prospettiva di vita?
Ogni viaggio che ho fatto è stata un’occasione di cambiare prospettiva, confrontarmi con le aspettative, provare a lasciare a casa le abitudini e il peso superfluo. A maggior ragione un cammino di centinaia di chilometri attraverso l’Italia mi ha obbligato ad abbandonare parecchie certezze. Per di più si trattava del tour per il mio disco in italiano. Su trentadue tappe fatte zaino e mini-chitarra in spalla, ho suonato sedici concerti. Spesso i live si tenevano in luoghi non pensati per ospitare musica dal vivo (una legatoria, una iurta nel bosco, un tempio buddista per nominarne alcuni) e nella gran parte dei casi volutamente senza alcuna amplificazione. Questa è stata una prova concreta di come la musica e la vita non siano solo metaforicamente vicinissime al viaggio, ma ne possano essere costituite dallo stesso tessuto profondo.
2. Puoi parlarci di “Wandering Soul” e di come è nata la collaborazione con Francesco “Frank” Lotta per il documentario “Tratti”?
Considero Frank un caro amico. Una persona con cui condivido molti valori e che rispetto profondamente. Quando mi ha proposto di scrivere un brano per il suo documentario che parla di un viaggio in bicicletta attraverso la Patagonia, ho sentito che sarebbe accaduto qualcosa di bello. La canzone è nata molto spontaneamente, è stato uno di quei casi in cui sembra che il compito di un cantautore sia solo quello di raccogliere e distillare qualcosa che in buona sostanza è già lì e aspetta solo di emergere. Il momento del lavoro in studio con Davide Ferrario che ha prodotto il brano e con lo stesso Frank che faceva qualche ripresa per il video è stato divertente e spontaneo come solo un incontro tra amici sa essere.
3. Hai detto che la canzone è scaturita spontaneamente in inglese dopo anni di scrittura in italiano. Puoi approfondire questa esperienza?
Proprio così. Non saprei spiegare perché. È stato come se all’improvviso un fiume ricominciasse a fluire inaspettatamente e in modo piuttosto impetuoso. Ho ripreso gusto a lavorare con l’inglese. Credo che in parte dipenda dal liberare la propria vita da qualche pietra, magari posta da noi in prima persona, che devia il percorso dell’acqua fresca. Mi piace pensare che la corrente sappia prima o poi trovare sempre la sua strada.
4. Il viaggio è un tema ricorrente nella tua musica. Cosa rappresenta per te il viaggio, sia fisicamente che metaforicamente?
Il viaggio rappresenta l’incedere inevitabilmente “altro” e sorprendente della vita. E il procedere auspicabilmente dignitoso, un passo dopo l’altro dell’essere umano. In viaggio impariamo che la meta è un’ipotesi necessaria a metterci in moto, ma che è fatta in realtà dei tanti istanti presenti che precedono un suo eventuale raggiungimento. Antonio Machado scrive che “il sentiero si fa camminando”, forse anche la vita si fa vivendo e magari il suo senso profondo lo si incontra passo dopo passo, senza pretendere di conoscere prima di comprendere. Ultimamente mi torvo a pensare che per la musica sia uguale, per quanto mi riguarda ogni volta che tolgo spontaneità al percorso concentrandomi su un ipotetico risultato, inciampo o sbaglio strada.
5. Hai collaborato con molti artisti. Quali di queste collaborazioni hanno avuto un impatto significativo sulla tua carriera?
Senza dubbio l’incontro con Ben Harper, che mi ha fatto sentire di aver scelto la giusta via, la collaborazione con Lorenzo Jovanotti, che mi ha riempito di energie in un momento in cui la mia motivazione era opaca e il lavoro fatto sull’album del 2016 con Ran Pink.
6. Hai registrato un album in una grotta sul mare e un altro a Los Angeles. Quali sono state le sfide e le gioie di queste esperienze di registrazione così uniche?
Registrare il disco “I Need The Sea” in una sorta di grotta a picco sul Mar Ligure è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Sono felice di averla condivisa con Nik Taccori e Max Elli, che lo ha anche prodotto, amici fraterni e compagni di percorso da sempre. Forse ha rappresentato una piccola sfida logistica, ma è stato molto più grande il piacere di immortalare un momento e un luogo, come un’istantanea sonora in movimento di un periodo incredibile. Credo che lo stesso valga per il lavoro su Monster Moon a Los Angeles in uno studio importante come il Fonogenic. Con noi quella volta c’era appunto Ran Pink, dal quale abbiamo imparato tanto.
7. Oltre alla musica, ti dedichi alla mindfulness e alle pratiche contemplative. Come sei arrivato a integrare queste discipline nel tuo lavoro con i detenuti e nella tua vita quotidiana?
La mindfulness, la consapevolezza e la sua coltivazione sono estremamente intrecciate con ogni aspetto della vita quotidiana. Non si tratta di pratiche esoteriche o di risposte a promesse roboanti. Spesso pensiamo che la meditazione o le pratiche contemplative siano una via di uscita; invece, come ama dire il mio maestro, sono una via d’entrata. Una porta d’accesso verso una dimensione intima della nostra esistenza. Io ho iniziato a praticare nel 2013, poi ho conseguito un master proprio in neuroscienze e pratiche contemplative per dedicarmi poi a una formazione più specifica sulla mindfulness e sulle pratiche di compassione. È una dimensione incredibilmente vicina a quella della musica, credo sia chiaro per tutti che la creatività ci venga da una vicinanza speciale con il momento presente e l’assenza di giudizio. Basti pensare alle piccole cose, alle soluzioni inaspettate che troviamo alle questioni della nostra vita: sono quasi sempre risposte sgorgate da attitudini e non reazioni dettate da abitudini. Questo sguardo intenzionalmente rivolto al presente e non giudicante è in grado di farci fiorire quando lo rivolgiamo agli altri e a noi stessi e in un contesto come quello del carcere può essere determinante.
8. “Wandering Soul” è solo l’inizio di un nuovo viaggio. Puoi darci qualche anticipazione sul tuo prossimo progetto musicale?
È in arrivo un EP, molto probabilmente conterrà brani sia in italiano che in inglese. Queste sono tutte le anticipazioni che ho anche per me stesso…
9. Dopo tre anni dall’ultimo singolo, torni con “Wandering Soul”. Come percepisci il tuo ritorno sulla scena musicale e quali sono le tue aspettative?
Sono molto felice, ho ricevuto ben più affetto di quanto potessi sperare, e ho rivalutato l’importanza di alcune cose che avevo quasi dimenticato. Spero di poter fare presto un tour.
“Wandering Soul” credits:
Etichetta: Jack Jaselli
Distribuzione: Universal Music Italia
Musica e testo: Jack Jaselli
Registrata e prodotta da Davide Ferrario presso Frigo Studio Milano
Mixata da Raffaele Stefanini
Masterizzata da Giovanni Versari
Date Tour
11 luglio, Venezia, Venice Venice Hotel (con band), ore 20
27 luglio, Sanbe Sound, San Bernardino (CH), Capanna Confin
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