Nel gioco del rugby la palla è ovale, niente di nuovo e niente di male, ma le leggende e le origini rimandano alla metà del 1800 in Inghilterra e sempre nella città di Rugby, terra originaria dello sport.
Pare che un paio di calzolai del paese ci dessero dentro con il cuoio e realizzassero palloni per il gioco del calcio con una tecnica particolare. Usavano la vescica del maiale che, per farla diventare forte e consistente, veniva gonfiata ad aria, lavorata e coperta con strisce di cuoio. I calzolai, Richard Lindon e William Gilbert, non sapevano che sarebbero entrati nella leggenda perché il lavoro era predestinato e complicato, la vescica animale non rimaneva perfettamente tonda, le forme erano oblunghe, un po’ storte e allungate, ma quell’oggetto rimaneva in mano meglio di uno tondo. Quello strumento era più adatto da usare con le mani, per passare di mano in mano, da far circolare fra i ragazzi del college e quando rimbalzava a terra creava scompiglio e gioia. Il tutto ebbe successo, finché nel 1871 si decretò l’impiego della palla ovale come strumento ufficiale di gioco da utilizzare in prevalenza con le mani e con maggiori difficoltà con i piedi. Vennero aboliti i calci negli stinchi e il numero di giocatori venne fissato in 20, dopo alcuni anni fu ridotto a 15 e così è rimasto fino ai nostri giorni.
Il pollone di cuoio era duro, rimbalzava male e quando arrivava sulle dita delle mani non faceva ridere come quando saltava nei campi verdi. Fin qui la tradizione anglosassone, ma la leggendaria storia dello sport mondiale parla anche di altro ed in particolare di come gli antichi e battaglieri romani giocavano già con la palla passandosela di mano pochi anni dopo la nascita di Cristo,: il follis. Le sfere erano in pelle conciata e piena d’aria come raccontato da Marziale in uno dei suoi celebri Epigrammi.1 «Giovani, andate via: a me si addicono le più quiete generazioni: col pallone giochino i fanciulli, col pallone gli anziani.»Ma non solo, Marziale ci descrive anche una “…palla gonfia di piume compresse è meno morbida di un pallone, più dura di una palla” giocata con le mani e poi ancora parla di “una pila trigolanis”, una palla piccola di crine di cavallo in cui le persone disposte a triangolo si lanciavano allegramente l’attrezzo con le mani.
Prima noi italiani (romani) degli inglesi? Ma, forse si! Di certo l’ufficialità del gioco del rugby è tutta anglosassone e fu talmente diffusa che, dalla madre patria, si trasferì ben presto nelle colonie d’oltre mare. La scoperta delle fibre sintetiche e l’evoluzione tecnologica ci hanno portato dei palloni da favola capaci di conservare la forma e la consistenza, ma queste è tutta un’altra storia. È l’avventura quotidiana del gioco del rugby moderno. Sia con 15 giocatori per squadra (Rugby Union), sia con 13 (Rugby League), sia a 7. È quella del rugby-football australiano, giocato su enormi campi in erba grandi quattro volte un normale campo da calcio. Poi si gioca nelle partite di Rugby Old che fanno riferimento al “International Golden Oldies Rugby“ con precise regole e con giocatori dai 35 anni in poi e suddiviso in fasce di età. Infine annoveriamo forse l’ultima divertente frontiera del rugby. Quello giocato in squadre miste di uomini e donne, come il Rugby Old, e che sta prendendo piede, gambe, mani e moda: il Walking Rugby.
1 Marco Valerio Marziale nato ad Augusta Bilbils (Calatayud) in Spagna nel 38 d.C, E’ stato un grande poeta romano e di lui ci sono pervenuti dodici libri di epigrammi.