“Love You” è uno di quegli album passati in sordina e rivalutati in seguito. Lontano dalle estive suggestioni californiane di un tempo, privo del guizzo geniale alla “Pet Sounds”, è un lavoro mediocre, di quella mediocrità che suscita un latente interesse disilluso. L’opera è concepita in gran parte da Brian Wilson (incapace di intonare il falsetto e con la voce rotta dagli abusi di sostanze e alcol). Alcune canzoni sono riciclate da sessioni precedenti (“Good Time” proviene da Sunflower del 1970).
Nella bolla nella quale l’opera si trova ad essere immersa, un ambiente familiare ci accoglie, un fanciullesco sentimento ci avvolge completamente. L’amore è immaturo e il matrimonio è un semplice gioco di bimbi. Le reminiscenze teenageriali sono presenti sotto forma di candido e spensierato musical alla Grease (“Roller Skating Child”).
“Solar System”, semplice filastrocca astronomica, è un ninna nanna retrò noiosa. che bello il breve stacco sognante, meteore e stelle cadenti.
“The Night Was So Young” è la storia di un dissidio amoroso notturno, l’amore è agognato: lui si dispera e brama le labbra dell’amata, lei si nasconde. Il coro si innalza sotto forma di quesito ed è imponente.

del settimanale People, 1976
“I’ll Bet He’s Nice” è la canzone dell’amore rimpianto. Anche in questo caso lo stacco è notevole e la melodia costituisce canzone in sé (tesa ed intensa). Il basso synth ci ricorda che abbiamo superato la metà del decennio e i cori che stiamo comunque parlando di Beach Boys.
“Let’s Put Our Hearts Together”, sposalizio di due bebè, narra di un amore prima negato (un sentimento troppo palese non permette quel gioco di tira e molla tanto cercato da due amanti) e poi promesso nell’atto ultimo dell’unione perenne dei cuori. Marilyn Wilson aiuta il marito prestando la propria voce adulta alla recita e il connubio tra i due toni è quasi sensuale (seppur innocente). Ancora una volta il synth (ribattuto) scandisce il tempo del pezzo.