Dalla Voce al Cosmo Sonoro: Il Viaggio Musicale di Giorgio Pinardi attraverso ‘Yggdrasill’, ‘Mictlàn’ e ‘Aiòn
Giorgio Pinardi è un artista poliedrico, che traccia sin da giovanissimo il suo percorso musicale nel raffinato contesto del Coro di Voci Bianche del Teatro alla Scala di Milano. Qui, tra note e melodie, inizia il suo viaggio nella musica, apprendendo il canto lirico e partecipando con passione a importanti manifestazioni e opere teatrali.
Tuttavia, durante l’adolescenza, Pinardi sperimenta altre strade musicali, dedicandosi all’apprendimento di diversi strumenti. Ma il richiamo della Voce è irresistibile e, dopo anni di lontananza, torna a essa, compiendo un percorso di studio e ricerca. Capisce così che la Voce rappresenta lo strumento più autentico e idoneo per esprimere la sua unica espressione artistica.
Il suo cammino artistico si snoda attraverso varie esperienze in diverse band di generi musicali diversi, ma è con le esibizioni dal vivo in Voce Solo che Pinardi intraprende un percorso significativo. Questa esperienza lo porta a concepire il progetto “MeVsMyself”, in cui la Voce diviene l’unico strumento. Nel 2015, esordisce con il fortunato album “Yggdrasill”, una produzione apprezzata da pubblico e critica.
Con “MeVsMyself”, Pinardi si immerge in un nuovo modo di concepire la Voce Solo, trasformandola in suggestivi paesaggi sonori, frutto di improvvisazioni estemporanee in studio. Le tracce vengono poi curate e lavorate presso i rinomati Panidea Studios di Alessandria, grazie alla collaborazione preziosa di Paolo Novelli, anche co-arrangiatore dei brani.
Questo nuovo approccio musicale cattura l’attenzione in vari contesti e festival, da Bologna a Milano, da Fossano a Isola della Scala, da Pontenure a Piossasco, portando Pinardi a essere selezionato per importanti progetti e compilation internazionali, come “Vocology #01 – Phonosurgery” prodotta dall’etichetta tedesca Atemwerft e il Loop Contest del Festival “Vocalmente”.
La pubblicazione del disco “Mictlàn” nel 2019 rappresenta una nuova pietra miliare nella sua carriera. Il successo cresce esponenzialmente, sia a livello nazionale che internazionale, e contribuisce a definire in modo ancora più personale l’unione tra la musica occidentale e quella etnica.
Durante il suo percorso, Pinardi ha avuto l’opportunità di collaborare con musicisti di fama internazionale, abbracciando generi musicali sperimentali, world music e jazz.
National Daily Press ha interpellato il geniale artista per parlare del suo terzo atto nel progetto MeVsMyself, l’album “Aiòn”, uscito nel 2022. Un atto che continua a dimostrare il talento poliedrico di Giorgio Pinardi e la sua indomita dedizione alla sua Voce ci guida in questo viaggio di musica e creatività.
Giorgio, il tuo nuovo disco “Aiòn” è uscito a fine 2022/inizi 2023, concludendo una trilogia iniziata con “Yggdrasill”. Puoi condividere il concetto alla base di questo nuovo album e la connessione tra i tre lavori?
L’ultimo disco “Aiòn” è nato durante la pandemia, un periodo difficile per tutti ma che personalmente mi ha spronato a non lasciarmi andare, nel quotidiano sforzo di trovare spunti positivi in una situazione che era incerta, statica, a tratti deprimente. Alla base del nuovo album c’è stato quindi il desiderio sentito di accedere con massimo impegno ad energie a risorse interiori positive, a livello creativo ed espressivo. Se già i precedenti lavori mostrano la volontà di travalicare i generi, qui ho voluto ulteriormente espandere la tavolozza dei colori stilistici, mostrando quanto vicini all’Occidente siano sonorità definite come “etniche”, considerate comunemente lontane dai nostri ascolti. Chi abbia approfondito un minimo la storia della Musica sa perfettamente quanto la musica che ascoltiamo sia profondamente debitrice di culture e tradizioni spesso dimenticate o scarsamente considerate. Ulteriore questione su cui ho voluto misurarmi è stato il tentativo di trovare una maggiore sintesi espressiva. Se in “Yggdrasill” e “Mictlàn” – dischi che vedo tra loro complementari – il lavoro sul loop, inteso come ripetizione, voleva essere a tratti ipnotizzante e sfruttava la lunghezza delle composizioni per questo obiettivo, con “Aiòn” ho sentito forte l’esigenza di arrivare ad un climax espressivo, più rapidamente. Se prima mi piaceva l’idea di far emergere elementi sonori e relative variazioni lentamente, mano a mano che l’ascolto si dipanava traccia dopo traccia, in questo ultimo lavoro ho cambiato strategia: elementi più coesi tra loro, che arrivano e si modificano lasciando meno tempo all’ascoltatore di abituarsi a quanto stanno ascoltando. Di fondo, la sfida che tutti e tre i dischi hanno da sempre voluto presentare all’ascoltatore è una vera e propria provocazione: in un’epoca in cui l’ascolto è sempre più distratto, frammentario, di sfondo al quotidiano di ognuno di noi, ascoltare questa musica impone attenzione, concentrazione, ascolto attivo. Un vero e proprio ribaltamento del sentire, insomma.
Nel tuo studio, crei improvvisazioni suddivise in centinaia di tracce. Puoi raccontarci di più su questo processo creativo e su come riesci a combinare elementi di culture musicali così diverse?
La creazione dei singoli dischi è nata ogni volta in modo diverso, permettendomi anche di crescere e trovare un modo personale di lavorare sulle composizioni. Quando nel 2014 ho cominciato le registrazioni di “Yggdrasill” presso gli studi Panidea di Paolo Novelli, sono partito dal trovarmi il primo giorno di lavorazione a creare direttamente tutto sul momento, da zero. E’ stato un processo emozionante perché, non avendo materiale già pronto, ogni composizione ha preso vita, traccia dopo traccia, senza un’idea pregressa di cosa avrei fatto, dove avrei concentrato le mie esplorazioni e con che risultati. Da “Mictlàn” in poi, ho sviluppato un mio spazio di creazione personale precedente alla registrazione, dove improvvisando liberamente ogni tanto fisso singoli frammenti brevi che mi convincono particolarmente, su cui nuovamente improvviso in un processo di sviluppo che mi permetta di mantenere intatta la matrice autentica del progetto: l’improvvisazione come punto di partenza e sviluppo di ogni composizione. E’ sempre stato un vincolo importante per me quello di proporre sia dal vivo che in studio materiale realmente frutto di creazione libera ed estemporanea, per quanto successivamente editato in studio (nel caso degli album).
La bellezza del lavoro in studio diventa la possibilità di giocare con le soluzioni incredibili offerte dagli strumenti di manipolazione del Suono. Ad esempio l’inserimento di elementi che diventino evidenti solo a successivi ascolti, costruire un’idea sonora che renda l’esperienza dell’ascolto davvero coinvolgente e unica. In questo l’apporto di Paolo Novelli come tecnico del suono, co-arrangiatore di tutte le tracce e co-produttore è stato fondamentale. Il combinare elementi di culture diverse diventa logica conseguenza perché, mano a mano che approfondisco i miei studi sulle sonorità tradizionali di diversi Paesi, colgo connessioni profonde che, sviluppate nel corso di millenni in contesti ambientali e culturali diversi, hanno portato matrici simili a differenziarsi moltissimo. La sfida è dare una coerenza alle innumerevoli sfumature e soluzioni creative che tutto il bagaglio di Musica a nostra disposizione permette, scavando e approfondendo, cercando di dare origine ad una forma nuova ed inedita che inglobi e superi modelli consolidati. Muovermi verso una nuova Musica, un non-genere che abbia qualcosa da dire senza bisogno della parola, attraverso il linguaggio dell’emozione pura, significa per me dare voce a quello che ho dentro, in costante ascolto e ricerca.
Il termine “Aiòn” deriva dalla tradizione cosmologica greca. Puoi spiegarci come questo concetto influisce sulla musica e sulle tematiche trattate nel tuo album?
Il titolo del nuovo album è, come è sempre successo anche nei lavori precedenti, nato successivamente alla registrazione del materiale. Questo accade anche con le singole tracce, non sapendo prima quello che realizzerò, in un divertente cogliere connessioni filosofiche, letterarie e concettuali con le fonti e gli stimoli che raccolgo nel tempo avendo interessi in diversi campi oltre alla Musica. Nello specifico se per gli antichi Greci Kronos indicata un tempo cronologico e in movimento logico e sequenziale, Aiòn è un termine usato per designare il tempo come entità immutabile, una sorta di dimensione atemporale (il tempo prima del tempo) dove ogni evento è identico a sé stesso. Questo tempo eterno, destinato a ripetersi eternamente in cicli identici, si riferisce poi alla scintilla divina in ognuno di noi, la forza vitale creativa che è legata indissolubilmente alla nostra durata di vita. Quando nei miei studi mi sono imbattuto in questo concetto ci ho immediatamente colto enormi connessioni, rispetto all’essenza del progetto MeVsMyself.
La ricerca di un’autenticità creativa interiore, il concetto di loop, ovvero la ripetizione che sfrutto quando dal vivo campiono la mia Voce in tempo reale creando sovrapposizioni ritmico-armonico su cui poi canto melodie improvvisate, il mio credere nel potenziale insito in ognuno di noi. Potrei dire in conclusione che il titolo non influenza il contenuto musicale del disco ma piuttosto funge da collante, per spiegare la varietà di stili e sonorità che ho voluto racchiudere nelle nove tracce del lavoro.
Una caratteristica distintiva del tuo progetto è l’uso della voce come strumento principale. Come hai sviluppato questa tecnica e come la tua voce contribuisce alla creazione di ambienti sonori così diversi?
Come giustamente dici la mia Voce è l’unico strumento usato per realizzare ogni singola composizione di “Aiòn”. Nel mio continuo affrontare lo studio e approfondimento di tecniche vocali da ogni Paese del Mondo (un lavoro che non finirà mai) ho da subito deciso di lavorare sulla varietà timbrica e sul potenziale della Voce come strumento in grado di offrire enormi sfumature, impossibili da ottenere con qualsiasi altro strumento musicale. Dunque la scelta è stata quella di muovermi tra una dimensione strettamente acustica e “naturale” del Suono, unita ad una manipolazione estrema della Voce attraverso i più moderni software a disposizione degli studi di registrazione. Come un chitarrista usa effettistica per ottenere sonorità diverse dallo strumento, potendo però, se lo ritiene utile, suonare anche in acustico, applico la stessa logica con la mia Voce. Questo significa esplorare mondi musicali variegati e a volte in aperta contrapposizione tra loro. Non è un caso che io abbia chiamato il progetto MeVsMyself: si tratta di una sfida con me stesso per dare il massimo e accedere a un ventaglio di possibilità sempre più ampio.
La tua musica fonde elementi di world music con generi moderni. Come riesci a trovare un equilibrio tra queste influenze e come selezioni gli elementi da incorporare nelle tue improvvisazioni?
MeVsMyself vive di vincoli creativi che ho fortemente imposto a me stesso dalla nascita del progetto, nel 2013. La mia idea è quella di unire la sperimentazione sonora ad una forma di orecchiabilità e richiamo melodico che, quando ci disponiamo all’ascolto, ci permetta di accedere alla proposta anche se non particolarmente esperti di Musica o Voce. Questo collegamento tra due condizioni opposte si realizza anche dal punto di vista delle sonorità, acustiche ed elettroniche.
La matrice world nel progetto è centrale, rappresenta un vero e proprio punto di inizio di ogni esplorazione sonora, ma fusa con sonorità legate ai generi che noi occidentali abbiamo sempre avuto nelle orecchie.
Non possiamo fingere di conoscere una cultura meglio di chi ci è nato e ha vissuto la propria esistenza a contatto con tutto ciò che la definisce. Ecco che questo limite diventa un’opportunità: cogliere elementi primari di ogni stile, fonderlo con ciò che conosciamo meglio e rielaborare il tutto in una chiave personale che diventi più interessante del punto di vista di partenza. In questo i tre dischi hanno rappresentato un viaggio verso la creazione di una non-musica, che travalichi i generi creando qualcosa di nuovo, non più facilmente identificabile.
Potresti condividere con noi i dettagli sulla produzione dell’album “Aiòn”, inclusi i collaboratori e le figure chiave coinvolte nel processo di realizzazione?
Ti ringrazio della domanda, ci tengo molto a ricordare le persone che hanno contribuito alla nascita e crescita del progetto. Prima di tutto è importante per me citare Paolo Novelli, una persona che incarna il ruolo di Produttore, una figura che di questi tempi non esiste più per come un tempo veniva intesa. Il Produttore, quando capace, è un musicista formato, ha un’idea delle potenzialità dell’Artista. E’ in grado di punzecchiare quando necessario per raggiungere un risultato, sa quando valorizzare e rassicurare, se serve. Ha riferimenti culturali, sulla storia della Musica ma non solo, è in grado di essere obiettivo: se una cosa non funziona non si fa problemi a dirlo e aiutare a correggere la rotta. Se ci mettiamo le competenze come tecnico del suono e lo spessore umano e culturale, posso serenamente dire che senza Paolo e i suoi Panidea Studios questo progetto suonerebbe molto diversamente. Gli devo molto e penso che in Italia sulla gestione della Voce in studio sia uno dei professionisti più validi e competenti in circolazione. Per quanto riguarda l’immagine grafica del progetto, cito con enorme piacere VelvetArt, un laboratorio artistico che si occupa di pittura, illustrazioni, decorazioni, grafica e foto. Uno spazio gestito con amore e cura, solo per clienti selezionati, che mi onora della sua collaborazione e sostegno professionale da anni. Concludo citando per ultima – non per importanza – Deborah Ricetti, le cui fotografie appaiono in tutti e tre i dischi finora realizzati e che è sempre stata in grado di catturare l’attimo, l’essenza più autentica e sincera di quanto volevo esprimere, a partire dalle immagini allegate al supporto fisico di ogni lavoro. Un grazie enorme per sostegno, cura, lealtà, dedizione e professionalità è dovuto a tutte e tre le persone/realtà citate.
Con l’uscita di “Aiòn”, cosa possiamo aspettarci per il futuro del progetto MeVsMyself? Hai già in mente nuove direzioni o esplorazioni musicali?
Per il futuro ho già le idee chiare (solitamente getto le basi progettuali di almeno dei due lavori successivi, seppur solo in termini generali visto che si parla di improvvisazione) e sto per produrre i primi provini del prossimo disco. Il futuro sarà quello di ipotizzare i linguaggi finora trattati prima che prendessero una forma definita e riconoscibile, contrapponendoli ad un’ipotetica evoluzione oltre le sonorità attuali.
Una sorta di viaggio in un passato remoto che si unisca all’esplorazione di un futuro molto lontano, per proseguire nella definizione di un nuovo linguaggio musicale che sia portatore di innovazione, ascolto e stimoli. Continuerò a sfidare me stesso nella quotidiana battaglia a favore della riscoperta della Musica, affinché torni al ruolo centrale che merita, nella relazione tra Uomo e ambiente.
Il sito dell’autore: www.mevsmyself.it