Jim Croce fu una meteora solitaria che attraversò velocemente il panorama musicale americano per poi sparire all’improvviso, in un lampo. “You Don’t Mess Around with Jim” del 1972 segna l’ingresso del cantautore nel mondo dei “grandi”. Commistione di Folk, Blues e Soul, l’album presenta dolci litanie pizzicate quali “Photographs & Memories”, “Time in a Bottle” e “Operator (That’s Not the Way It Feels)”, a cui si affiancano accattivanti folk-blues dal ritmo più frenetico e dagli arrangiamenti meno ricercati come “You Don’t Mess Around with Jim”, che dà il nome al Long Play, e “Rapid Roy (That Stock Car Boy)”.
L’eleganza di Jim Croce, però, meglio si manifesta nei testi. Pregni di una vivida quotidianità cittadina, bene si adatterebbero ad essere sottotrame parallele di “Saturday Night Fever” e “Serpico”.
Le tematiche scaturiscono sia da suggestioni intimistiche di momenti privati (“Time in a Bottle”), sia da momenti di vita vissuta, per essere poi traslate e trasformate in moderni ritratti urbani (come nel caso del bullo delle sale da biliardo della Title Track).
La breve sceneggiatura cantata in “Operator (That’s Not the Way It Feels)” esemplifica la capacità di Croce di dipingere in poche frasi un pretesto che, crescendo, muta in storia, si sviluppa e si materializza in immagine, in pellicola cinematografica. Una voce calda e armoniosa gestisce il flusso del racconto, le chitarre fungono da tappeto sonoro principale.
Poche pubblicazioni permetteranno a Jim Croce di raggiungere l’apice appena prima della prematura morte sopraggiunta nel 1973 a causa di un disastroso incidente aereo.
Menzione d’onore tocca a Maury Muehleisen, fedele accompagnatore di Croce. Insieme hanno registrato tutte le hit più famose. Muehleisen appare nelle esibizioni live, dove lo si può vedere suonare la chitarra e accompagnare ai cori. Ne ricordiamo l’album del 1970, “Gingerbreadd”.