Oggi ci poniamo domande che sessant’anni fa nessuno si faceva. Quando nel 1957 i rappresentanti di sei Paesi firmarono i primi Trattati della Comunità Economica Europea, certe domande erano impensabili. Oggi ci facciamo domande che i nostri padri e i nostri nonni non si ponevano. Forse le immaginarono, ma non le misero per iscritto.
Quella nostra gente italiana era passata attraverso traversie inenarrabili. Il nostro popolo italiano, in trent’anni, aveva attraversato l’orrore di due guerre mondiali. I morti e le ferite erano visibili. Le conseguenze delle distruzioni erano davanti agli occhi di tutti. I segni dolorosi delle disgregazioni erano riconoscibili nelle famiglie, nelle comunità locali e nelle nostre città. Oggi possiamo fare a meno dell’Unione Europea?
È giusto ed è meglio per noi, popolo italiano, pensare di abbandonare l’Unione Europea?
Possiamo ritornare ad essere “autonomi”, a stare da soli ed essere autosufficienti?
Tutti i leader dei 27 Paesi, ritrovati a Roma il 25 marzo 2017 per celebrare i sessant’anni della nascita dell’Unione Europea, sono nati dopo le due guerre mondiali. Nessuno dei leader europei ha subito direttamente le nefaste e mortali conseguenze delle due guerre mondiali. Avranno memoria del passato, sguardo lungimirante e aperto al benessere generale? Noi oggi viviamo nelle delusioni e nello scetticismo generale, avremo fiducia nel futuro?
Sessant’anni fa c’era grande speranza e c’erano prospettive di crescita, nonostante la guerra fredda e nonostante l’Italia fosse fra gli Stati più poveri del Continente. La nostra gente guardava avanti. Il popolo italiano era ottimista. Seguiva linee di sviluppo. I due Stati europei che si erano massacrati avevano trovato fiducia e pace: la Germania e la Francia.
I due popoli che per due volte in trent’anni si erano ammazzati, avevano trovato speranza e concordia. Tedeschi e francesi ritrovarono, a certe condizioni, intesa e nuove prospettive verso il futuro. La nazione più ricca non era la Germania, sconfitta due volte nelle due guerre mondiali, ma la Francia. Oggi stiamo vivendo il più lungo periodo di pace della nostra storia continentale, conterà ancora qualcosa? La guerra alle nostre frontiere orientali cambierà le nostre percezioni verso i rapporti socio economici nazionali?