Tre dati principali
Sono tre i dati principali emersi dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo.
Non omogenei in ogni nazione ma nell’insieme tali da indicare un trend e con esso una serie di questioni da affrontare.
Dati, occorre subito aggiungere, che non depongono in favore di un futuro roseo per le istituzioni comunitarie. Un grosso problema, perché nel “mondo in conflitto” di questi tempi un’Europa unita e forte sarebbe quantomai utile per i suoi cittadini e anche, diciamolo pure, per l’insieme dell’Occidente.
Astensionismo
Innanzitutto non si può non rilevare il crescente astensionismo elettorale.
Il 50% italiano è leggermente inferiore alla media complessiva solo perché in Germania l’affluenza è stata del 65% e in Francia del 50,5%, grandi paesi che hanno alzato la media complessiva.
Per il resto, con poche eccezioni, si è veleggiato sotto la metà degli aventi diritto e in alcuni casi anche molto sotto la metà.
Il significato
Ciò significa due cose, entrambe molto preoccupanti: che le istituzioni democratiche non suscitano più né passioni né interesse per molte, troppe persone; e che la UE in quanto tale non viene percepita come un elemento interessante, positivo, utile.
Con un astensionismo a questi livelli, insomma, escono indebolite sia la democrazia sia la prospettiva unitaria europea.
La crescita della destra europea
In secondo luogo, da un punto di vista strettamente elettorale, queste votazioni sono state caratterizzate da una crescita dei consensi ottenuti dalle destre e in particolare dalle formazioni più radicali di quell’area politica. Non ovunque, peraltro, e non con la medesima intensità.
Ma il fatto che questo fenomeno sia stato più forte, molto più forte nei due paesi – Francia e Germania – che da sempre “guidano” i processi vitali dell’Unione desta clamore e preoccupazione.
Non è questa la sede per avventurarsi in analisi del perché, più probabilmente dei perché, ciò sia avvenuto. Resta però il fatto che quella tendenza nazional-populista che si registra nel continente dalla fine della crisi finanziaria della prima decade di questo secolo non ha affatto concluso il suo ciclo, come qualcuno assai superficialmente aveva immaginato alla luce della buona gestione effettuata dalla Commissione Europea, col PNRR, del post-pandemia.
Welfare caro
Questione migratoria, difficoltà economiche e occupazionali, calo demografico, lavoro giovanile sotto-retribuito, impossibilità nel sostenere un Welfare ormai troppo caro per le esangui casse pubbliche: tutto ciò prevale nelle considerazioni e negli interessi quotidiani della gente comune rispetto ai grandi temi, pure vitali ma confinati alla comprensione immediata dei soli addetti ai lavori, quali la politica estera e di difesa comune, il Green Deal, la politica industriale; e così il cittadino medio persiste nell’assegnare maggiore importanza al proprio stato nazionale rispetto ad un governo comunitario percepito come lontano, burocratico, freddo se non addirittura algido.
Arretramento dei socialisti
Il terzo dato consiste nel fatto che nonostante la caduta verticale dei liberaldemocratici e l’arretramento dei socialisti l’unica possibile maggioranza parlamentare a Strasburgo rimane quella fra costoro e i Popolari (invece premiati dalle urne).
“Maggioranza Ursula”
Quella c.d. “maggioranza Ursula”, inclusiva anche dei Verdi (pure essi penalizzati dal voto), che l’attuale Presidente della Commissione vorrebbe riproporre intorno al suo nome.
Forse a tal fine il problema più grande, considerando il rilievo del nostro Paese, sarà come non tenerne fuori la maggioranza di governo italiana, come noto collocata a destra.
Un rebus che Giorgia Meloni dovrà risolvere insieme al/alla candidato/a alla guida della Commissione, la Von der Leyen o chiunque altro/a. Con i due alleati, Salvini e Tajani, su posizioni diametralmente opposte, fra l’altro. Non facile.
UE indebolita
A conferma che l’esito di queste elezioni, come si diceva, ha indebolito l’Unione. Col rischio che la sua azione, di per sé già difficile, risulti ancora meno incisiva nel mondo. A Mosca hanno brindato, senz’altro.